dimanche 27 janvier 2013

lavoro-uk-fuga-dei-cervelli-anche-dalla-gran-bretagna

http://crisis.blogosfere.it/2013/01/lavoro-uk-fuga-dei-cervelli-anche-dalla-gran-bretagna.html#fb_comments

350 mila giovani laureati l'anno: questa la cifra della fuga dei cervelli in Inghilterra. Ma lì, il governo almeno se ne preoccupa.
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Appena qualche giorno fa, di ritorno da Londra, ho raccontato in un post come la vita dei moltissimi giovani italiani emigrati colà fosse tutt'altro che facile, alle prese col dumping salariale e una vita francamente di qualità infima.

Magari hanno ragione, chissà. Però non devono pensarla così le
 centinaia di migliaia di giovani inglesi che stanno lasciando il loro Paese. Così ilTelegraph:Non l'avessi mai detto: molti commentatori si sono affrettati a precisare che invece non è vero, che loro hanno avuto opportunità stupende (nel 1974), che hanno fatto carriera (nel 1986), che è bastata un po' di pazienza (nel 1992). Insomma, che non è vero che espatriare, specialmente per chi è a bassa specializzazione, significa ritrovarsi sfruttati e a terra esattamente come qua.
Emigrazione, due milioni lasciano il Paese in una "fuga dei talenti". Due milioni di persone di età lavorativa hanno lasciato la Gran Bretagna negli ultimi 10 anni in una fuga di cervelli che sta danneggiando l'economia e costringendo i datori di lavoro ad assumere immigrati.
Sembra inoltre che la tendenza sia in forte aumento, con gli ultimi anni che hanno visto emigrare 350 mila persone l'anno. Si tratta in gran parte di laureati in ingegneria, ricercatori scientifici ed esperti di computer. Il governo è preoccupato e pensa ad un'agevolazione fiscaleper frenare l'emorragia di cervelli. Almeno il governo inglese pare porsi il problema, qui da noi sembra che siano tutti contenti che i giovani se ne vadano a lavorare altrove invece di star qui a lamentarsi e magari a pretendere che si faccia qualcosa. Qui l'emigrazione è incoraggiata, con i ministri che invitano pubblicamente a studiare l'inglese e ad andare all'estero.
Insomma, si è gettata la spugna. La cosa un tantino mi fa rabbia, andare all'estero non la considero "un'opportunità" ma una sconfitta. Se l'emigrazione è una scelta va bene, ma se è un obbligo significa che siamo un Paese ritornato alla povertà. Da qua se ne vanno tutti, e ciò è no buono.