samedi 22 juin 2013

Gianni Lannes - .TERRA MUTA UN:LIBRO DI INCHIESTA GIORNALISTICA SUL CAMPO SVELA COME SI PROVOCANO I TERREMOTI ARTIFICIALI

Su La Testa!: TERRA MUTA: UN LIBRO DI INCHIESTA GIORNALISTICA SU...:
 



brani introduttivi tratti dal libro TERRA MUTA
 
                                                                     di Gianni Lannes


... Sembra un romanzo di fantascienza, ma non c'è alcun intento di stupire con effetti speciali. Spesso la verità è a tal punto inverosimile da prestarsi ad essere interpretata come un parto della fantasia. Allora, il responso finisce inevitabilmente per essere più di uno. Sarà il lettore a stabilire se questa storia è fantastica e inverosimile, fantasiosa ma verosimile, o inverosimile ma autentica.

Vorrei solo che il meraviglioso ed immenso dono ricevuto in dote dall'essere umano, quello di poter osservare l'universo circostante e fare congetture su di esso, tornasse ad essere un patrimonio critico fondamentale della collettività. Sono consapevole di quanto fragile sia l'autonomia di pensiero, quanto la presunzione di ragionare su determinati argomenti fuori moda (scomodi o spigolosi), per comprendere i quali, a ben vedere, sono sufficienti basi elementari di sapere...

... Non c’è più il futuro di una volta, bensì il vuoto moribondo. Gli esperimenti vanno in onda sotto gli occhi annebbiati del mondo. I giochi di “prestigio” hanno fatto impazzire il clima in un giorno imprecisato del terzo millennio moderno. Scocca la mezzanotte ed arriva la catastrofe sotto forma di una strana nevicata. Un nemico disumano avanza inesorabile e minaccia la vita dal cielo.  Regna il buio assoluto, mentre il freddo è in agguato durante l’estate. 

Una misteriosa catastrofe ha distrutto ogni cosa o quasi. In quello che un tempo era chiamato il “Giardino del Vecchio Continente”, soltanto pochi esseri umani sono sopravvissuti e la maggior parte delle specie animali e vegetali si sono estinte. Le api non hanno resistito, forse memori della previsione di Einstein. Anche le formiche sono sparite. Perfino gli addomesticati soloni dell’antisistema sono stati tutti annientati. Restano topi, scarafaggi, ibridi replicanti ed uno sputo di negazionisti al soldo del miglior offerente. Peggio di un inferno. Ovunque calano le tenebre. Il benessere effimero si è dissolto in un amen. La gente del fast food di entusiaste idee razziste, che un tempo si adagiava all’ingrasso di cibi industriali senza qualità (organismi geneticamente modificati dalle multinazionali farmaceutiche), e derideva i rari contadini che fruttificavano la terra, adesso si dimena, urla e da’ fiato al dolore. Ma è tutto inutile, in un mondo anestetizzato dal consumo senza limiti. Il destino delle merci umane a poco prezzo è già segnato dalle nebbie apocalittiche del nuovo sistema mondiale. 

Ci siamo Rockefeller? Pronto Rothschild! Ora lo sponsor bancario reclama tutta la torta planetaria.  Allora, quale verità? «Che tu sei uno schiavo. Come tutti gli altri sei nato in catene, sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore, una prigione per la tua mente. Nessuno di noi è in grado purtroppo di descrivere Matrix agli altri. Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos'è. È la tua ultima occasione: se rinunci, non ne avrai altre. Pillola blu: fine della storia. Domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più».  Percezione: il mondo che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi è reale. Realtà: questo mondo è una beffa, un complesso inganno ordito dalle onnipotenti intelligenze artificiali che controllano l’umanità.

Drin, drin, drin…! L’apparecchio è rovente, ormai tuona al limite della fusione fredda. Una telefonata al ricercatore inviso ai compromessi, per scaraventarlo giù dal letto. L’avvertimento telegrafico lo ha strappato senza remore al sonno inquieto, quando aveva già deciso di gettare la spugna. «Ho avuto un incubo» risponde Lucien all’interlocutore...

Quando arrivò la fine soffiava una brezza leggera da Sud, un libeccio debole. Nella base dell’Aeronautica a Ghedi, a meno di 100 chilometri da Milano, la bomba atomica targata USA, modello B 61 da 170 chilotoni - uno dei 90 ordigni conficcati nello Stivale all’insaputa del popolo italiano - esplose casualmente, ironia della sorte, per un errore umano di un addetto alla sicurezza. Un ufficiale alleato nato a Dallas, che per disprezzo della colonia sottomessa, e ignoranza abissale non spiccicava una parola in lingua italiana. Nel medesimo istante Lucien si svegliò, mentre era preda della classica allucinazione: la lotta dell’uomo contro la macchina. La luce malaticcia del sole filtrava attraverso le persiane del suo studio in riva all’Adriatico, e lui rimase pigramente a guardare le figure danzanti che la generosa stella - lontana anni luce - disegnava sulla parete incorniciata dalle sue immagini ritratte nel mondo. Non ebbe il tempo di riflettere ed un boato annichilì i tramortiti raggi rendendoli sempre più sottili e tenui. Lui non lo sapeva con certezza, ma intuiva il pericolo. Era una questione di fiuto, o meglio di sintonia cosmica. La radio emise un ticchettio e poi iniziò a ronzare. L’aveva regolata per la sveglia delle cinque. Mentre allungava la mano per spegnerla, sentì la voce del cronista Rai annunciare il cosiddetto incidente: «Le autorità di Governo invitano la popolazione italiana a mantenere la calma: a non abbandonare le proprie case e i posti di lavoro. La situazione è sotto controllo e non c’è alcun pericolo». Una seconda esplosione ad Aviano di un ordigno nucleare gemello, eredità della guerra fredda  - per cause ignote - non lasciò scampo ai residenti nel mitico Nord Est, politicanti da strapazzo e razzisti compresi: gli abitanti di Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto non ebbero il tempo di rifiatare. Svanì in un lampo il deposito bellico di Camp Darby a Livorno - imbottito di bombe nucleari miniaturizzate e proiettili all’uranio impoverito che avevano fatto ammalare circa 3 mila militari italiani, a centinaia già deceduti senza un riconoscimento di responsabilità dello Stato. La Toscana si volatilizzò in un amen. Proprio da questo avamposto erano state rifornite le guerre degli ultimi 4 lustri. Nello stesso modo gli armamenti proibiti disintegrarono  la base militare di Sigonella in Sicilia. Il risveglio consequenziale dell’Etna contribuì a scatenare il panico in milioni di individui: gente costantemente disinteressata alla vita sociale e al progresso spirituale che si trasformò in polvere in un battito di ciglia. Finalmente Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra, Basilischi, Sacra Corona Unita e varie Società criminali sparirono per incanto bellico, e non certo per impegno delle Istituzioni; allo stesso modo fu annientata tutta l’accozzaglia di partiti e di parassiti in divisa (con o senza stellette) che hanno succhiato il sangue all’intera nazione dal 1861. L’incredulità si sparse in un baleno dal profondo nord al vituperato sud, ma non ebbe la possibilità di ragguagliare un straccio di pensiero. Non fu l’apocalisse  ma la paralisi si materializzò fulmineamente e senza tregua. Caos, morte e distruzione ovunque. Insomma, un unico olocausto come Dio comanda che non risparmiò i lussi ostentati ed i privilegi mostruosi del Vaticano, Papa in primis e cardinali in pompa magna. L’alba iper-tecnologica salutò il buio dilagante di una notte morente in un pianeta all’ultimo stadio. Solo allora si spense per sempre il cicaleccio delle radiotelevisioni sotto padrone e abortirono nel vuoto le veline di regime. Le deflagrazioni atomiche avevano contaminato l’atmosfera terrestre in modo irreversibile. I contatori geiger erano letteralmente impazziti. Ai venti toccò l’involontario compito di propagare il pulviscolo mortale nell’intero globo per l’ultimo respiro letale.   

Anche gli sceriffi a stelle e strisce, i gendarmi che avevano depredato e violentato impunemente Gaia per decenni con il plauso dell’Onu, assassinando milioni di esseri umani mediante la benedizione delle Religioni, con il beneplacito di Chiese, Sinagoghe e Moschee, erano stati finalmente dissolti nel nulla da cui provenivano. Poco dopo il Mediterraneo cominciò lentamente a bollire e la penisola italica fu condensata in vapore. Per una sorta di legge cosmica del contrappasso, peggior sorte toccò a Svizzera, Francia,  Germania, Russia e Gran Bretagna che avevano trasformato mari ed oceani, all’insaputa delle rispettive popolazioni, in cimiteri nucleari, cancellando ogni forma di vita, comprese le innocenti formiche. Neppure gli sparuti arricchiti  e potenti scamparono alla fine del mondo piombata all’improvviso:  i soci d’affari Rockefeller & Rothschild (con relative progenie) - a capo del club Bilderberg e della Commissione Trilaterale a cui erano affiliati tutti i vip italioti senza distinzioni effimere di partito, compresi i numerosi pennivendoli  dell’Ordine Giornalistico - non se l’aspettavano e morirono all’istante provando per una volta la sofferenza dei comuni mortali. I casati di questi miliardari  avevano controllato per un paio di secoli governi e multinazionali del crimine, perseguendo sulla pelle dell’umanità il disegno disumano di un nuovo ordine mondiale. Le esplosioni nucleari continuarono a propagarsi dall’Europa - dove gli Usa avevano ammassato ben 480 ordigni atomici - alla Russia che sentendosi attaccata bombardò gli States. Alla fine il bilancio a cifra tonda: nessun “homo sapiens” sopravvissuto. Quando scoppiò la pace, l’intero genere umano non esisteva più, spazzato via nel ventunesimo secolo da un oscuro fenomeno, noto già ai tempi di Darwin sotto il nome di estinzione della specie più deleteria. In fondo l’evoluzionismo non è una preghiera, ma una scommessa aperta col caos. Comunque, non importava ormai più, perché nessun libro di scuola avrebbe tramandato ai posteri in un prossimo futuro questa storia. Non ci sarebbe stato il domani.
Un incubo radioattivo: ecco cos’era. Un sogno infernale che annunciava un tragico presagio trascinato dalla notte del dottor Stranamore. Indubbiamente l’influenza di Stanley Kubrick - anche attraverso il film 2001: odissea nello spazio - si era sedimentata nell’inconscio di Lucien. Un terribile rischio permanente per l’umanità intera, trasformato in un pazzesco percorso di morte. Un conto alla rovescia per il disastro senza ritorno. Per Lucien il sussulto partì dal cuore scuotendo il suo corpo. Si risvegliò come in seguito ad una rianimazione cardiaca. Si toccò il viso, sfiorò il letto: “Non sono morto!”  esclamò il giornalista senza apparente paura. Era solo una maledetta visione onirica, un incubo illuminante dentro un altro incubo senza uscita, reso reale dagli ultimi avvenimenti di cui era venuto a conoscenza. Restò immobile nel giaciglio di Procuste: un paio di secondi dopo, il cuore riprese il suo ritmo regolare. Lucian spalancò i suoi occhi: l’anima vibrò a lungo e lui annotò sul suo diario: «Un mondo nuovo nasce da una rivoluzione interiore. Il sapere e la bellezza possono salvare l’umanità dolente». L’incubo sembrava più vero della realtà moribonda di tutti i giorni a base di cancro per tanti. E già, perché quelle bombe atomiche - in barba alla volontà popolare che per ben due volte si era espressa contro il nucleare - con decisioni segrete mai ratificate dal Parlamento, sono realmente presenti in Italia. E nonostante il Belpaese abbia aderito al Trattato internazionale di non proliferazione (Tnp), civilissimi piloti tricolore si addestrano a sganciarle dai tornado.

Lucien ha iniziato a vivere la sua nuova vita, libero dall'ossessione di Cassandra, e pronto a guardare nel respiro il suo mare libero, oceano senza confini...


Ne scrivono così:

"Terra Muta di Gianni Lannes è un libro forte, potente, possente pari ad un tuono che esplode nelle mani e nella testa del lettore. Percorso da una corrente elettrica continua, il libro con una forza perforante racconta dal di dentro fatti e avvenimenti che ci riguardano ma che mediaticamente non hanno alcuna cittadinanza, ribalta visuali prospettiche consolidate , rompe stereotipi e luoghi comuni anacronistici, smantella le coscienze “anestetizzate e lobotomizzate” da una cecità sempre più ottundente.

 Una ragnatela di interrogativi si dissemina tra le pagine di Terra Muta nel mentre l’Autore, adoperando il punto di vista focale di un giornalista coraggioso e controcorrente porta il lettore dentro le “macerie” del Belpaese che, attraverso zoomate ravvicinate, assume fattezze raccapriccianti e apocalittiche...".