samedi 22 mars 2014

ITALIA: IL VERO COMPITO DI MATTEO RENZI E’ PROFUMARE IL CADAVERE PER FAR TORNARE GLI ITALIANI A VOTARE. CRISI E DISOCCUPATI POSSONO ATTENDERE. di Antonio de Martini

FONTE:http://corrieredellacollera.com/2014/03/22/italia-il-vero-compito-di-matteo-renzi-e-profumare-il-cadavere-per-far-tornare-gli-italiani-a-votare-crisi-e-disoccupati-possono-attendere-di-antonio-de-martini/

Distratti come siamo dalla situazione internazionale, privati di informazioni affidabili anche all’interno, fatichiamo a decifrare le “novità” che sembrano susseguirsi, ma se mettiamo nella giusta luce gli eventi la trama si chiarisce.
I governi che si sono susseguiti nell’ultimo periodo, definiti “non eletti” dai talebani di casa nostra, ci hanno un po sviato nell’analisi. Monti, Letta. Renzi sono altrettantigoverni del Presidente e vanno chiamati governi Napolitano. Questo spiega la modestia delle compagini.
La vera novità era un’altra progressivamente realizzata: la ripartizione di attribuzioni tra Palazzo Chigi e il Quirinale si è completamente ribaltata e siamo passati dai tempi del tandem De Mita-Leone in cui bastò dire al Presidente di dimettersi perché obbedisse, alla situazione attuale in cui basta una telefonata per far dimettere il Presidente del Consiglio.
L’Italia è diventata una repubblica semi-presidenziale alla francese ( con coabitazione), senza cambiare una virgola della sua Costituzione, senza cambiare le modalità di elezione del presidente  e mantenendo allo stesso prerogative regali, quali la non punibilità e l’irresponsabilità politica.
Il servilismo dei mezzi di comunicazione di massa lubrificati con 236 milioni che annualmente la presidenza del Consiglio distribuisce a insindacabile giudizio del Presidente senza complemento di specificazione, ha privato gli italiani di ogni possibilità di capire gli accadimenti e farsi una idea propria sulla situazione.
Altri 500 milioni annui per il funzionamento degli organi di polizia informativa e il bilancio della Presidenza della Repubblica che sfiora i tre miliardi,  completano la massa di manovra del potere di governo dellecentocinquanta persone che annualmente si impadroniscono della metà del reddito degli italiani e lo spendono come ritengono più opportuno nella certezza della impunità, impunibilità e non imponibilità.
Alcuni di questi satrapi sono giunti alla comica minaccia lanciata dagli schermi della televisione di offrire la loro professionalità all’estero se gli si dovesse chiedere di ridurre il proprio appannaggio  per contribuire in minima parte a dare un esempio di una parvenza di sobrietà.
Altri  valvassori cresciuti  e pasciuti in questo regime feudale fanno conferenze stampa affannandosi a mostrare mirabolanti risultati raggiunti, senza che nessun commentatore si curi di spiegare come mai da questa somma di singoli  risultati positivi scaturisca una situazione di penuria e decadimento generale.
Qualche filo di Arianna che ci aiuti a intravvedere una possibile strategia di annientamento di questi minotauri si riesce ancora a trovare, grazie a residui di patriottismo attivo.
Ci è giunta voce, affidabile, che anche il Quirinale si avvale di sondaggi e ha meditato sui numeri.
Dai dati di questo segretissimo sondaggio risulterebbe che il numero degli italiani che ha deciso di non andare più alle urne per partecipare al rito della investitura democratica di un Parlamento e di un governo quali quelli succedutisi negli ultimi trentacinque anni, abbia superato il cinquantacinque per cento.
A questo si è aggiunta – sempre secondo il sondaggio – la constatazione della inutilità della campagna di calunnie orchestrata a danno del movimento cinque stelle che ne  risulterebbe ulteriormente rafforzato.
Con oltre la metà degli italiani che diserta le urne elettorali e il 30% che vota per Beppe Grillo, diventa difficile anche per una monarchia di origine divina affidare incarichi di governo al residuo  cartello dei partiti che dovrebbero spartirsi il restante venti per cento reale con le schede bianche e nulle.
Meditando su questi elementi e filtrando gli eventi dello scorso trimestre alla luce di questo fatto per me nuovo, ho cominciato a capire come e perché Matteo Renzisia riuscito a scalare tanto facilmente la segreteria del Partito Democratico e come mai le sue dichiarazioni sembrino prese pari pari dalle considerazioni mie e di cento altri blogger che, impotenti, borbottano sul web.
Vedendo cessare la campagna di calunniette contro il movimento cinque stelle e ammirando Grillo intervistato da un  chierichetto di paolo Mieli, la nebbia si è squarciata: l’incarico conferito a  Matteo Renzi non è mai stato quello di farci uscire dalla crisi e tanto meno guidare l’Europa a partire dal 2 luglio ( guardiamo i fatti, diamo il cambio alla Grecia…) il compito del fiorentino spirito bizzarro è ridurre il numero degli italiani che dal 1968 rifiuta a ritmo crescente di andare alle urne per riconoscere credibilità e legittimità democratica a un sistema ormai putrefatto.
Di fronte alla constatazione del rifiuto degli italiani a dare legittimità democratica al sistema,  Beppe Grillo appare il minore dei mali – anche lui strappa seguaci all’area del non voto e lo dice –  e ci si appresta a cooptarlo lentamente, previo indebolimento sottraendogli un certo numero di parlamentari ( come fecero, con i fondi dell’ENI,  col PSI con la creazione del PSIUP appena cooptati Nenni  e De Martino nell’area di governo), ma la priorità va all’azione di Renzi, la cui caccia ai gonzi può avere successo come dimostra anche  l’apertura di credito fornita la mia dabbenaggine.
La sola cosa che fa paura al regime, è l’astensione dal voto. Il solo modo di abbatterli è non andare a votare.