Il cardinale Jorge Maria Bergoglio, arcivescovo della città di Buenos Aires, è dato tra i favoriti in quella fazione che propende per un pontefice latino-americano.
In un articolo firmato dal giornalista argentino Horacio Verbitsky, comparso sul quotidiano Pagina12 , emerge come un eventuale elezione di Bergoglio insabbierebbe tutti i crimini commessi dalla chiesa cattolica negli anni dell’ ultima dittatura.
Su di lui cadono le ombre della complicità con i militari argentini per la desapariciòn di alcuni sacerdoti e dell’ appoggio al metodo repressivo. Non va dimenticato che i cappellani militari confortavano con passi della bibbia i militari che tentennavano davanti agli ordini superiori di buttare prigionieri indifesi in mare dagli aerei.
Bergoglio è un prelato della Compagnia del Gesù tradizionalmente conservatore tanto da aderire in gioventù ad un movimento integralista cattolico denominato Guardia di Ferrofondato da un militare antisemita rumeno. Partecipa poi al rinnovamento della chiesa in seno al Concilio Vaticano II e, come gran parte dei sacerdoti in America Latina, negli anni ’70 abbraccia la Teologia della Liberazione, il movimento progressista cattolico a favore dei poveri e del loro riscatto. Le dittature militari vedono però il nuovo movimento religioso come pericoloso focolaio comunista e il loro avvento al potere porta Bergoglio, insieme ad altre alte personalità ecclesiastiche, ad abbandonare la strade di riscatto per i poveri per arroccarsi su posizioni conservative. Contemporaneamente raggiunge i vertici della Compagnia del Gesù e mette in guardia i suoi membri perché abbandonino le idee della Teologia della Liberazione e il lavoro che stanno svolgendo nelle favelas con i poveri. Con ciò lascia intendere che avrebbe abbandonato al loro destino coloro i quali non avessero obbedito.
Nel 1986 Emilio Mignone nel suo libro Chiesa e Dittatura , descrive Bergoglio come esempio della “sinistra complicità ecclesiastica con i militari che si incaricarono di compiere lo sporco compito di lavare il cortile interno della Chiesa con la accondiscendenza dei prelati.”. La postura di Bergoglio risulta anomala nel contesto in cui si mossero i gesuiti durante l’ultima dittatura che non furono mai dalla parte dei militari.
Nel 1976 furono sequestrati i gesuiti Luis Dourrón, Enrique Rastellini e Francisco Jalics . Erano stati ammoniti dal loro superiore Jorge Bergoglio ad abbandonare le favelas in cui operavano e di fronte ad un loro netto rifiuto fu lo stesso Bergoglio a dare il semaforo verde ai militari per il loro sequestro. Furono poi liberati e dovettero nascondersi fino alla fine della dittatura aiutati da altri sacerdoti e vescovi che si distinsero nella loro difesa per i diritti umani come Miguel Hesayne e Jorge Novak. Secondo la testimonianza di un gesuita ex-detenuto desaparecido Orlando Yorio, Bergoglio, in qualità di superiore gesuita, aveva relazioni costanti con il dittatore Emilio Masera che lo informò di come Yorio fosse un comandante della guerriglia. Ciò bastò a Bergoglio per disinteressarsi completamente della sorte del gesuita la cui grande colpa era quella di lavorare con i poveri in un umile quartiere di Buenos Aires. Yorio fu sequestrato e rimase desaparecido per cinque mesi.
Bergoglio rappresenta quello che nella politica argentina si conosce come conservatore – popolare: conservatore estremo in materia dogmatica ma con una marcata sensibilità verso le fasce povere. Conduce una vita molto austera, viaggia in autobus e vive in un modesto appartamento a Buenos Aires. E’ molto amato dai fedeli cattolici argentini e continua, a suo modo, a pensare ai poveri sempre con atteggiamenti di tipo assistenziale. Ultimamente ha preso rigide posizioni sull’aborto e sull’ introduzione dell’ educazione sessuale nelle scuole. Una sua eventuale elezione a Papa bloccherebbe quel lento processo di giustizia che si è avviato negli ultimi tempi in Argentina e che, tra l’altro, ha messo in risalto la complicità della Chiesa Cattolica con i criminali della dittatura militare. Un Papa con una macchia infamante sulla coscienza non lo vogliamo.
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