Francesco Padre - archivio Pansini (tutti i diritti riservati) |
Non hanno avuto riscontro le richieste dalla Procura di Trani per acquisire informazioni sui mezzi che operavano nell'area del mar Adriatico il 4 novembre 1994 quando esplose il motopesca di Molfetta, causando la morte di cinque pescatori e del cane Leone. Davanti alle coste del Montenegro era in corso l'operazione Nato 'Sharp Guard'.
Il procuratore, Carlo Maria Capristo ed il sostituto Giuseppe Maralfa hanno proceduto con l'ipotesi di omicidio volontario coordinando un'inchiesta riavviata nel febbraio 2010. Gli inquirenti avevano chiesto ragguagli a Usa, Serbia e Montenegro circa i mezzi aero-navali impiegati nella zona dai tre Paesi il giorno della tragedia, dopo che le perizie avevano confermato che il Francesco Padre, prima di esplodere, aveva subito un attacco armato. Le risposte alle rogatorie, però, sarebbero insoddisfacenti e non aiuterebbero la Procura di Trani a far luce sulle cause dell'esplosione che potrebbe essere stata causata da un ordigno militare. Ma Usa, Serbia e Montenegro hanno fornito motivazioni differenti ma, di fatto, non hanno dato gli elementi richieste nelle istanze formulate dai magistrati in base alla Convenzione di Strasburgo.
«Il diniego di dati e notizie nei rapporti internazionali - rileva un avvocato di parte civile, Ascanio Amenduni - può voler dire due cose: o che non si vuole cercare, o che si è trovato qualcosa di compromettente. In entrambi i casi risulterebbero offese le regole della cooperazione internazionale, che dovrebbe fabbricare ponti, non innalzare muri».
Nel 2011 «Con la consulenza del Racis (raggruppamento Carabinieri investigazioni scientifiche) di Roma – aveva dichiarato il sostituto procuratore di Trani Giuseppe Maralfa - saranno fatti esami tecnici merceologici-chimico-fisici. In particolare dei 23 reperti recuperati ci interessa il pezzo di legno che presenta un evidente foro da 'agente balistico'. Dovremo prima stabilire se appartiene al 'Francesco Padre', poi stabilire se appartiene ad un pezzo della poppa e della prua, oltre a cercare eventuali residui di esplosivo. Il tutto - aveva concluso Maralfa - per aiutarci a capire la dinamica esatta».
Il capo della Procura Carlo Maria Capristo aveva pubblicamente dichiarato: «La ragionevole convinzione che abbiamo è quella di poter escludere che l'esplosione sia avvenuta dall'interno del peschereccio. Ce lo dicono i reperti portati in superficie, anche se prima di poter dare delle certezze abbiamo bisogno di studiare in maniera più approfondita il materiale".
Attacco armato al Francesco Padre. Trani, secondo la perizia depositata agli atti degli esperti un foro trovato su uno dei 23 reperti del peschereccio è compatibile con un proiettile. E' compatibile con un proiettile tracciante, e proverebbe che l'esplosione è stata preceduta da un attacco armato, un foro trovato su uno dei 23 reperti recuperati sul fondale Adriatico dove si trovano i resti del peschereccio Francesco Padre. La ricostruzione scientifica rafforza la tesi dell'attacco, con armi da fuoco, al peschereccio, seguito dallo sparo di un missile che lo mandò a fondo.
Censura Rai. Nel 2009 un braccio destro di Minoli, al programma "La storia siamo noi" mi commissionò un documentario sulla strage del Francesco Padre. Il 2 luglio di quattro anni fa avrei dovuto intervisate a Napoli, presso il suo studio, il professor Giulio Russo Krauss, e poi procedere con il montaggio finale del documentario. Ma nella notte tra il primo e il 2 luglio ignoti fecero saltare in aria la mia automobile. La Rai non pronunciò neppure un attestato di solidarietà, quanto piuttosto pensò bene di manomettere, ovvero manipolare quel lavoro. E non se ne fece più nulla con viale Mazzini.
Raccolta fondi. A tutt'oggi, alla luce dei fatti, ritengo doveroso portare a termine quel lavoro. Per fare ciò occorre un finanziamento di circa 20 mila euro. Ho fatto un giro di telefonate, ma gli addetti ai lavori accampano mille scuse per tirarsi indietro. Ho pensato così di promuovere in trasparenza amministrativa una raccolta fondi da destinare eslusivamente alla conclusione di quel lavoro di inchiesta giornalistica, in modo da realizzare un film documentario.
I cinque pacifici pescatori del Francesco Padre meritano giustizia, rispetto e non l'oblio, quanto addirittura essere ammazzati una seconda volta, da chi come il GIOverbo degli Stati Uniti d'America, neanche collaborara con le autorità giudiziarie italiane. Chiunque può volontariamente finanziare questa attività destinando qualsiasi somma disponibile sul seguente numero di conto della Postepay (Poste Italiane)- 4023 6005 7050 9325 - motivando contestualmente la donazione con l'nvio di una mail all'indirizzo sulatestaitalia@libero.it, specificando la causale. Tutti i versamenti saranno debitamente registrati e pubblicati integralmente su questo blog.
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http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/07/nato-colpito-e-affondato.html
Post scriptum
Non basta compulsare la tastiera di un computer, comodamente a casa o al lavoro!
Non basta elogiarmi a parole o allungare metaforicamente una pacca sulla spalla.
E' il momento di fare qualcosa di concreto, perché una strage del genere non accada mai più.
E' l'ora di darsi concretamente da fare perché l'Italia riacquisti la piena e totale sovranità sulla terra e sul mare.