jeudi 22 août 2013

Femminicidio e distrazione di massa - amadeux@gmx.net via yahoogroups.com à Sublimen


articolo tratto da:
Femminicidio e distrazione di massa
Questo ottimo articolo dell’amico giornalista Furio Stella, dimostra con
dati alla mano, che il tanto pubblicizzato "femminicidio" rientra nelle armi
di distrazione di massa usate dai media mainstream: notizie inventate o
amplificate per distogliere l'attenzione dei sudditi dalle cose veramente
serie e importanti.

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Femminicidio: la nuova legge approda alla Camera ma i delitti non sono in
aumento e in Europa si uccide più che in Italia

di Furio Stella per disinformazione.it – 20 agosto 2013 -
effervescienza@yahoo.it 

Il decreto legge sul femminicidio approda (oggi) alla Camera per la sua
approvazione. Sul tavolo, il pacchetto di nuove norme varate d’urgenza dal
governo che prevedono pene più severe (arresti in flagranza, querela
irrevocabile, aggravanti per coniuge e compagno anche non conviventi, etc.)
per contrastare l’ondata di delitti, praticamente uno ogni tre giorni, che
dall’inizio dell’anno hanno una donna come vittima. 

Sul fenomeno - omicidi efferati, dunque particolarmente odiosi e
inaccettabili in un contesto civile - si sono mobilitati in tanti. Peccato
che in tanta mobilitazione sia mancato l’elemento più importante sul piano
dell’informazione, e cioè i dati.

Il ministero dell’Interno, che sarebbe il primo deputato a fornirne, non ne
ha. Il chè è già un dato preoccupante. Quei pochi che ci sono provengono o
da data-base giornalistici, o dall’Istat (ma sono fermi al 2009), o da
qualche istituto di ricerca indipendente come l’Eures. Pochi ma buoni? Se
sì, è sorprendente come i dati a disposizione dicano cose diverse da quella
che è la percezione del fenomeno. Nel senso che, nonostante quello che possa
far supporre l’amplificazione data dai media, non è assolutamente vero che
il 2013 (81 le vittime dall’inizio dell’anno fino a oggi) sia una sorta di
anno record per quanto riguarda i femminicidi.

Né che questi ultimi siano in qualche misura aumentati rispetto agli anni
scorsi. Dai giornali, difatti, si apprende che nel 2012 le donne uccise in
Italia (nel 75% dei casi dal partner o dall’ex partner, e al 63% fra le mura
di casa) sono state 124, e 137 nel 2011. Secondo l’Istat, le cui statistiche
coprono il periodo dal 1992 al 2009, i femminicidi sono passati da 186
(1992) a 131 (2009), il che farebbe pensare a un fenomeno addirittura in
calo.

In realtà non è nemmeno così, perché nel periodo sono presenti oscillazioni
che, secondo l’Eures, vanno da 98 (i minimi storici di delitti verificatisi
nel 2005 e nel 2007) ai 199 del 2000, anno record in negativo dell’ultimo
ventennio. Insomma, a spanne i dati indicano che si tratta di un fenomeno
costante nel tempo, e con una media che si attesta più o meno sui 120 casi
l’anno, dunque 10 al mese. Ossia circa dieci volte di meno delle donne
suicide o dei morti sul lavoro, per arginare i quali non risultano
provvedimenti legislativi in arrivo.

Detto della differenza fra i fatti e la loro percezione - fenomeno
sociologicamente tutt’altro che nuovo quando si ha a che fare con il tam-tam
di giornali e tv - dai dati reali arriva un’altra fragorosa smentita, e cioè
l’analisi secondo cui alla base dell’ondata di femminicidi nel nostro paese
ci sia il maschilismo degli italiani. Frutto, sempre secondo la vulgata, non
solo di mamme iperprotettive o castranti, ma più in generale di una società
maschilista (la pubblicità osèe, la donna oggetto, le discriminazioni sul
lavoro) ancora imbevuta di quella non-cultura per la quale per esempio fino
al 1981 era ancora valido nel nostro codice penale il delitto d’onore che di
fatto “derubricava” l’uccisione del partner fedifrago con pene da 3 fino a
un massimo di 7 anni (praticamente come dare fuoco a uno scooter…).
Oddio, il discorso in generale è vero, se è vero che sono un milione e mezzo
le donne italiane che hanno denunciato violenze dei loro partner, e che
secondo magistratura e forze dell’ordine rappresenterebbero solo la punta
dell’iceberg (il 6-7%) delle violenze di genere. 

E’ anche vero però che se paragoniamo l’Italia con gli altri paesi europei,
i dati dicono un’altra cosa. E cioè che si uccidono molte più donne in
Francia, in Germania e anche nella Svezia culla dell’emancipazione
femminile. Secondo l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, difatti in
Germania negli anni Ottanta i femminicidi erano il doppio che in Italia.
Mentre il paese europeo dove si ammazzano più donne è di gran lunga sapete
chi? La Finlandia, in media 4-5 volte più che da noi. E dove, sempre in
proporzione al numero degli abitanti, vantano anche il poco esaltante record
europeo degli omicidi maschili. Dal che si deduce: o il maschio italiano non
è affatto maschilista. O, se lo è, lo è meno dei suoi colleghi europei.