di Massimo Coppolino
Mi chiedevo se qualcuno si
sia mai domandato come faccia, una volta prodotta, la proteina Spike a
fuoriuscire dalla cellula, dato che i recettori con cui essa si lega si
trovano tutti nella membrana esterna. Dopo mesi di studio sul meccanismo
di sintesi della proteina, sulla sua struttura tridimensionale, i siti
di clivaggio, la RdRp, la polimerasi che trasforma l’ssRNA in dsRNA…mi
sono fatto convinto che l’unico modo per uscirne fosse quello di
provocare la apoptosi (suicidio) cellulare. Ed ho avuto conferma da uno
studio americano che, partendo dalla stessa osservazione, ha ottenuto lo
stesso risultato. Quindi: l’mRNA penetra in una cellula (immagino ci
saranno milioni di copie di mRNA in un vaccino, altrimenti non avrebbe
effetto), e colonizza una cellula (milioni, quindi). Grazie al “guscio”
fosfolipidico sintetico (quello che provoca lo shock anafilattico) che
lo avvolge e si fonde con la membrana cellulare, la molecola di mRNA
penetra nel citoplasma. La singola elica, prima di essere distrutta dai
lisosomi, viene trasformata in dsRNA, che, grazie alla RdRp, produrrà
altre molecole di mRNA che saranno trascritte in Spike. La proteina
Spike è estranea alla cellula e, quindi, viene aggredita dai lisosomi e
demolita e le sue parti vengono esposte sulla membrana, dove attivano il
sistema del complemento e richiamano i macrofagi che distruggono la
cellula, liberando in circolo le proteine Spike sopravvissute. Ma anche
mandando in circolo pezzi di cellula, anche proteine di membrana. I
granulociti le fagocitano e le espongono, attivando la cascata
citochinica che provoca la infiammazione e che, inoltre, richiama i
linfociti B per produrre gli anticorpi. Nel frattempo, l’individuo
vaccinato ha avuto: shock anafilattico (se allergico), Lisi cellulare
con danno tissutale, infiammazione con febbre, tremori, spossatezza. Una
volta che vengono prodotti gli anticorpi, essi sono destinati sia alla
Spike che, in alcuni casi, alle proteine di membrana di quel dato tipo
cellulare (quello infettato), causandone il riconoscimento come “nemico”
e provocando una reazione autoimmune che lo distruggerà nel giro di
pochi mesi o anni. Se a essere colpito è il SNP o il SNC i danni sono
quelli registrati in questi due mesi, così come se colpisce tessuto
polmonare, cardiaco, renale, etc. Ma c’è anche un secondo modo in cui la
cellula viene indotta al suicidio: la presenza di dsRNA attiva la
produzione di interferone che, rilasciato, richiama i linfociti T
killer, che aggrediscono la cellula e la distruggono. Questi, però,
hanno anche la capacità di memorizzare ciò che distruggono e, quindi, se
attaccano le proteine di membrana, provocano anch’esse distruzione
tissutale e autoimmunità. Sono processi lunghi mesi o anni, quindi
sapremo se gli studi fatti hanno ragione non prima dell’estate o di fine
anno. I danni acquisiti sono permanenti e vanno solo a peggiorare.
Tutto dipende dalla efficienza del sistema immunitario di un individuo:
più è provato o indebolito (fumo, alcool, malattie autoimmuni, abuso di
farmaci, alimentazione ricca di metalli pesanti e grassi saturi, carenza
vitaminica, ecc…) più i danni progrediranno velocemente e, se il danno
supera la capacità riparativa dell’organismo, porta inesorabilmente alla
morte, nel giro di 30-90 giorni. Se, invece, il sistema immunitario è
forte, si possono avere solo brevi e deboli effetti “collaterali” che
guariscono totalmente (o quasi).
Credo che queste informazioni dovrebbero essere incluse nel foglio
illustrativo dei vaccini a DNA o mRNA, affinché la scelta sia realmente
“consapevole”. Concludo con una osservazione: questi studi hanno solo
carattere divulgativo e non vogliono dire che i vaccini ad mRNA non
vanno fatti, ma che, caso per caso, va deciso se è il caso di farli, o
se è meglio attendere un vaccino “classico”, proteico che non distrugge
le cellule e non provoca inserti di DNA estraneo, con una corretta
valutazione del bilancio rischi/benefici.
Dott. Massimo Coppolino, Biologo Molecolare, spec.ta in Nutrizione Clinica. Ex ricercatore in neurobiologia e genetica.