Le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, NELLA MISURA DEL POSSIBILE, lo straniero alla ricerca della sicurezza e delle risorse necessarie alla vita, che non gli è possibile trovare nel proprio paese di origine. I pubblici poteri avranno cura che venga rispettato il diritto naturale, che pone l’ospite sotto la protezione di coloro che lo accolgono.
Le autorità politiche, in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono SUBORDINARE l’esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al RISPETTO DEI DOVERI DEI MIGRANTI nei confronti del paese che li accoglie. L’IMMIGRATO E’ TENUTO A RISPETTARE CON RICONOSCENZA IL PATRIMONIO MATERIALE E SPIRITUALE DEL PAESE CHE LO OSPITA, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri”.
Emergono quindi diverse stringenti condizioni sull’accoglienza – e molto precise fra l’altro – già in questo documento scritto nel 1992, in un periodo in cui l’immigrazione non aveva ancora nemmeno raggiunto i livelli parossistici di oggi.
Il testo dice quindi che i migranti devono essere accolti “nella misura del possibile”, solo in condizioni di emergenza per la loro sopravvivenza".