Articolo di Andrew Korybko apparso su TheSaker.is il 30 aprile 2015
Traduzione in italiano di Fabio_San, Giuseppe, Emme, Mario, Voltaire1964, Paola per SakerItalia.it
Andrew Korybko è nato, cresciuto ed ha studiato negli Stati Uniti, ma si è trasferito permanentemente in Russia nell’estate 2013. Si laureerà in Relazioni Internazionali all’Università Statale di Mosca per le Relazioni Internazionali (MGIMO) a giugno, e lavora come analista politico e giornalista per Sputnik. Le sue aree di competenza includono la grande strategia americana nei confronti dell’Eurasia, le Rivoluzioni Colorate, e la Guerra Non Convenzionale, ma si occupa anche di geopolitica africana e latinoamericana nel tempo libero. Ti dà il benvenuto a seguirlo su Facebook.
Il pontefice cattolico diffonde nel mondo non soltanto le parole del Vaticano, ma anche il “vangelo” del nazionalismo e vittimismo ucraini. Francesco va in prima pagina quando afferma che le uccisioni di massa di gente di etnia armena avvenute negli ultimi giorni dell’Impero Ottomano, fu “il primo genocidio del 20° secolo”. In gran parte persa nel putiferio è la sua successiva affermazione che “i restanti due (genocidi) furono compiuti dal Nazismo e dallo Stalinismo”, la quale è una forte allusione alla decennale campagna dei nazionalisti ucraini per far riconoscere il Golodomor [NdT:in italiano] come genocidio, di cui il Vaticano ed in particolare Francesco stesso sono fervidi proponenti. Il Presidente Putin ha rimarcato nella sua annuale sessione di Domande & Risposte che “i tentativi di metterli [Nazismo e Stalinismo] nello stesso cesto sono del tutto privi di fondamento… Pur brutto come fu il regime stalinista, con tutte le sue repressioni e deportazioni etniche, non provò mai a estirpare [un gruppo etnico] completamente”, e sebbene le sue parole fossero in risposta alla recente legge ucraina che assimila i due regimi, i suoi commenti sono pertinenti al Papa così come lo sono a Poroshenko.
La parte I di questo articolo inizia con una rassegna sull’antagonismo storico e geopolitico del Vaticano contro la Russia ortodossa, incluso il ruolo giocato dal Cattolicesimo e dal suo delegato, il Commonwealth Polacco-Lituano, nella costruzione dall’esterno dello Stato ucraino. L’articolo poi esplora come e perché l’Ucraina è ancora un campo di battaglia in questa epica saga, e illustra i dettagli del disegno geopolitico statunitense per il Paese, nel tentativo di trasformarlo in una base avanzata contro la Russia. La parte II sfata il mito del “genocidio” che circonda il Golodomor e mostra come una manciata di stati estremisti hanno preso il controllo dell’argomento per portare avanti i loro obiettivi russofobici. Poi la serie raggiunge l’apice con un profondo esame della pretesa di Papa Francesco che il Golodomor è “genocidio” e le sue affermazioni di ipotetico sostegno all’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini, entrambe funzionali ai fini del revisionismo storico anti-russo e rafforzanti l’ipotesi di un Papa Francesco destinato a diventare uno dei più noti attori della Nuova guerra fredda.
La Prima Roma in confronto alla Terza Roma
In movimento da Roma a Mosca:
Nel tempo, il centro della cristianità si è spostato dall’Occidente all’Oriente come risultato di certi movimenti tettonici geopolitici. Iniziando dalla caduta dell’Impero Romano nel 476, l’Impero Bizantino (o Impero Romano d’Oriente) centrato a Costantinopoli prese nelle sue mani la fiaccola della guida cristiana nel mondo, da cui la sua designazione come “Seconda Roma”. Lungo i secoli successivi, le differenze fra la Cristianità Occidentale (Romana) e Orientale (Bizantina) si allargarono al punto di un baratro spirituale, e quando Roma tentò senza successo di imporre le sue vedute a Costantinopoli, avvenne lo scisma del 1054. Da allora, il Vaticano è stato un antagonista costante della Chiesa Ortodossa, e si raccomanda il lettore di far riferimento all’epica analisi di Fort Russ sull’argomento, “L’occidente contro la Russia: il Vaticano contro la Chiesa Ortodossa”, per avere una comprensione profonda degli eventi che si verificheranno in futuro.
Per riassumere gli eventi del millennio successivo (pur nella difficoltà di farlo brevemente), dopo la caduta di Costantinopoli ad opera dei turchi nel 1453, il centro della cristianità si spostò ancora una volta, anche se questa volta a Moscovia[NdT:in italiano]. Fin dal battesimo di Vladimiro il Grande in Crimea e la cristianizzazione della Rus di Kiev [NdT:in italiano] nel 988, questa sfera di civiltà è stata attribuita con forza alla cristianità ortodossa, stante le sue affiliazioni politiche e culturali con l’Impero Bizantino. A seguito della caduta di Costantinopoli, Mosca portò avanti la fiaccola della cristianità e divenne la “Terza Roma”, il che creò un importante e settario complesso di inferiorità nella cattolica “Prima Roma”.
Il delegato polacco:
Da allora in poi il Vaticano ha dirottato il suo aggressivo calcolo geopolitico dal Mare di Marmara verso lo Stato della Moscovia, arrivando persino a sostenere il suo Stato satellite, il Commonwealth Polacco-Lituano, nel suo proselitismo militante verso est. Oltre ad avere occupato e forzatamente trasformato il territorio storicamente ortodosso dell’ex Rus di Kiev, Varsavia ha spinto la sua campagna fino a Mosca durante il Periodo dei Torbidi, persino occupando per breve tempo la capitale russa dal 1610 al 1612, imprigionando il Patriarca ortodosso che avrebbe poi lasciato morire di fame come un martire. Non passò molto tempo dall’occupazione polacca, che i popoli russi si unirono (come spesso accadde durante i loro periodi storici più travagliati) e iniziarono la campagna per la cacciata dei polacchi dalla loro terra, in un momento di gloria che viene oggi commemorato come la Giornata dell’Unità Nazionale ogni 4 Novembre.
La costruzione cattolica della moderna Ucraina:
La liberazione della Moscovia dai polacchi ha impiegato quasi due secoli di lunga lotta, che ha visto i russi respingere la minaccia straniera a ritroso fino al loro territorio nazionale (un preludio storico di quello che sarebbe successo a Napoleone e a Hitler, anche se in tempi molto più brevi) e lavorando nel frattempo a restaurare il patrimonio di civiltà della Rus che gli occupanti polacchi avevano cercato di smantellare per secoli. Parte del piano polacco era stato quello di dividere spiritualmente il tratto occidentale di questa terra dal suo nucleo centrale, che ha portato all’istituzione del cattolicesimo sui popoli ortodossi che originariamente avevano abitato le regioni delle odierne Bielorussia e, soprattutto, Ucraina.
Una delle forme più innovative che questo prese fu la creazione e promozione della Chiesa Uniate (nota anche come “Cattolicesimo Greco”) una costruzione religiosa artificiale, creata da Roma, che fondeva molte pratiche ortodosse con la fedeltà al papa cattolico. L’effetto di questa manipolazione religiosa serviva alla diffusione de-facto del cattolicesimo tra le restanti irriducibili zone ortodosse della regione, favorendo così quel mito della “separatezza di identità” che fu poi impiegato per aumentare strategicamente la resistenza alla Russia e che aiutò a rallentare la prolungata controffensiva di Mosca tesa a liberare la Rus di Kiev dai polacchi. Nei secoli successivi, la separazione spirituale di parti della moderna Ucraina sarebbe servita da base per la costruzione dall’esterno della “nazione ucraina” da parte del comando Tedesco nel 1918. Il riconoscimento di Lenin della cosiddetta Repubblica Socialista Sovietica Ucraina nel 1922 fornì una legittimazione postuma a questa creazione vaticana-polacca-tedesca.
Ucraina, campo di battaglia
L’errore di Lenin:
La maggiore eredità dell’errore di Lenin fu che lui mise insieme le terre occidentali (che si identificavano nell’essere filo-polacche, cattoliche-aderenti, “ucraine”) insieme all’est più affiliato al mondo russo e ortodosso, creando di conseguenza un entità politica instabile, il cui tratto occidentale, influenzato esternamente, poteva essere utilizzato per destabilizzare l’intera struttura. Se avesse mantenuto entrambe le parti separate, designando solo la parte occidentale della moderna Ucraina come “Ucraina”, per le sue caratteristiche straniere, allora la situazione sarebbe potuta essere notevolmente diversa. Tuttavia, da quando la designazione geopolitica dell’Ucraina (approssimativamente tradotta come “terra di confine”) è stata messa al mondo per decreto unilaterale di Lenin (sotto Stalin e Kruscev è solamente cresciuta), l’intero territorio è diventato un punto focale di aggressione occidentale, condotta dai suoi connessi poteri politico e spirituale.
Aggressione politica e spirituale
Un perfetto esempio di militarizzazione politica sul territorio dell’Ucraina è stata la guerra polacco-sovietica, in cui Mosca ha tentato finalmente di liberare le ultime vestigia di Rus di Kiev dall’occupazione straniera (che era passata dall’occupazione polacca a quella austriaca e poi di nuovo polacca). Varsavia si rifiutò di ritirarsi pacificamente dai territori perché si rendeva conto che secoli di polonizzazione e proselitismo cattolico (fattori politici e spirituali) avevano reso l’Ucraina un entità separata, come è sempre stata nella storia, pertanto i polacchi furono in grado di estendere la loro influenza sulla regione fino al 1939. Prima di questo il leader polacco Josef Pilsudski ha predicato la politica del Prometeismo, per cui lo Stato polacco incoraggiò le minoranze etniche in Unione Sovietica (soprattutto Ucraina) a sollevarsi contro l’autorità centrale come a “celebrazione della loro separatezza” e a secedere e frammentarsi in una costellazione di stati satelliti pro-polacchi. In ultima analisi non fu in grado di raggiungere i suoi obiettivi ambiziosi, ma l’eredità dell’idea di separare l’Ucraina dalla Russia continua fino ai giorni nostri attraverso Zbigniew ed il suo “senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero”, Bzezinski e le sue strategie della Grande Scacchiera.
Fa il suo ingresso il Vaticano, che ha compiuto uno sforzo concertato per raccogliere convertiti fuori del confuso territorio ucraino fin dalla fine dell’era sovietica, ed ha esteso la sua influenza sempre più ad Est nelle terre originariamente ortodosse. Il primo ministro Yatsenyuk si è recato in visita in Vaticano lo scorso anno con unprogetto per le anime che poteva considerarsi una proposta di alleanza, ma a causa della fragilità del regime di Kiev e alle prospettive oscure associate al successo della partnership, Francesco l’ha rifiutata. Questo non vuol dire che non avrebbe accettato se la proposta fosse stata fatta con motivazioni politiche più solide, in quanto l’obiettivo del Vaticano è sempre stato quello di fare proselitismo cattolico verso Est, a spese della chiesa ortodossa. Non solo, ma il Vaticano si è opposto a Mosca negli equilibri geopolitici, come si è potuto vedere durante la Guerra Fredda, quando Giovanni Paolo II definiva come “Santa Alleanza” (secondo le parole di Time Magazine) quella con Ronald Regan contro l’URSS. Vi è quindi un precedente, ambientato in tempi moderni, per usare l’autorità spirituale della Chiesa cattolica come fronte per promuovere obiettivi geopolitici, il che significa che non è irragionevole collegare il supporto di Papa Francesco al Santo Graal dei nazionalisti ucraini: il Golodomor come “genocidio”, per allargare i grandi progetti geopolitici diretti da Washington.
Disegni geopolitici
Vediamo cosa comportano i piani menzionati:
1. Sganciamento dell’Ucraina dalla Russia
Il primo passo per evitare la reintegrazione dell’Ucraina nel campo russo, economica attraverso l’Unione Euroasiatica (come l’allora Segretaria di Stato Hillary minacciò un anno prima dell’EuroMaidan) e militare attraverso il CSTO, sottolinea una “separatezza” artificialmente imposta dell’Ucraina (Cattolicesimo sostenuto dalla Polonia e “Uniates” forgiati in Vaticano) e seleziona con enfasi il vittimismo (Golodomor come “genocidio”).
L’idea occidentale è che se l’Ucraina, un’entità connessa fraternamente e religiosamente, può essere spinta a odiare la Russia e rivoltarsi contro di essa sarà ancora più facile farlo con regioni meno intimamente legate ad essa quali il Kyrgyzstan o, come suggerisce il piano di attacco asimmetrico dell’Eurasia e dei Balcani di Brzezinski, in futuro anche il Tatarstan e la Cecenia.
2. Eliminazione della profondità strategica russa
Il secondo stadio si espande a partire dal “successo” del primo nello spingere larghi segmenti della popolazione contro la Russia, ma questa volta includendo una tangibile dimensione militare: qui l’idea è rendere l’Ucraina formalmente o di fatto (ombra) un membro della NATO, passaggio che eliminerebbe l’importante profondità strategica che la Russia deve alla neutralità del paese. Bisogna qui sottolineare che le autorità della Rivoluzione Colorata a Kiev hanno già riscritto la Costituzione al fine di eliminare i precedenti riferimenti alla neutralità, permettendo dunque un veloce avvicinamento all’inclusione nella NATO, sia essa de-jure o de-facto. Maggiore sarà la conquista NATO di territori strategici a sfavore della Russia, più probabile diventerà la possibilità di squilibrare la parità militare verso uno scenario di “primo attacco” che lascerebbe la Russia sotto una costante minaccia nucleare.
3. L’Inverso Brzezinski
La fase finale dell’armamento e militarizzazione dello stato ucraino consiste nel creare provocazioni da parte di Kiev che potrebbero comportare una risposta militare russa, preferibilmente rude, affrettata e non definitiva. L’Inverso Brzezinski, così come è stato chiamato dall’autore polacco-americano, consiste nell’inversione della sua strategia di guerra afgana per condurre Mosca in una palude, ma, fortunatamente, il Presidente Putin sembra aver capito l’inganno e ha riaffermato durante la sua sessione di Domande & Risposte che una guerra tra i due Paesi è “impossibile”. Al di là delle sue intenzioni, comunque, gli Stati Uniti continueranno certamente a cercare di creare un invitante pretesto per un intervento militare russo, sperando forse che un nuovo massacro di ucraini dell’est legati alla Russia possa essere la trappola per spingere un giorno Mosca a una risposta convenzionale.
Il “Bene” che viene da un Golodomor come “Genocidio”
La “colla” che compatta il piano statunitense è l’abilità di coalizzare l’Ucraina contro la Russia e a questo proposito il mito del Golodomor come “genocidio” è assolutamente fondamentale: struttura e sostiene il supporto popolare e diventa “legittimazione” per il rabbioso nazionalismo ucraino (la moderna ideologia statale) e per le autorità anti-russe, mentre distoglie la naturale traiettoria ucraina dalla Russia deviandola verso l’Occidente. Se il mito può essere smontato l’insieme del piano occidentale è in pericolo ma fino a quando sarà creduto, e addirittura “legittimato” attraverso la “autorità” del Papa, esso rappresenta il maggior ostacolo a una riconciliazione russo-ucraina e alimenta la strategia americana contro la Russia per il tramite ucraino. Questo è il maggior beneficio strategico raggiunto dalla politicizzazione della carestia degli anni ’30 e dalla sua nazionalistica considerazione di una sola vittima demografica, e per questo viene ampiamente promosso nel mondo occidentale.
Inventare un “Genocidio”
La Russia non ha mai negato che il Golodomor sia tragicamente accaduto, ma rifiuta di definirlo quale genocidio perché molti altri gruppi etnici oltre agli ucraini sono stati negativamente colpiti. Kirill Frolov, capo del Dipartimento Ucraino all’Istituto dei paesi CSI spiega:
“La Russia condivide l’opinione che è stata una terribile tragedia… È ben risaputo che la carestia degli anni ’30 è stata la causa della morte di milioni di ucraini ma anche di milioni di abitanti lungo il Volga, negli Urali, nella Siberia Occidentale, Kazakhstan, Caucaso settentrionale e altre regioni. Ogni nazione deve ricordare le proprie vittime ma è impellente dimenticare l’ideologia di Yushchenko (che considera il Golodomor come “genocidio”), così come l’intenzione di interpretare la carestia in Ucraina negli anni ’30 come un genocidio del solo popolo ucraino.
Ricordiamo che negli anni ’20 i Bolscevichi intrapresero il genocidio dei russi e l’eliminazione della Chiesa Ortodossa Russa e appoggiarono apertamente l’idea della cosiddetta “ucrainizzazione”, un tentativo di separare l’Ucraina dalla Russia e annullare e svuotare un migliaio di anni di storia comune. La carestia è stata una conseguenza della politica di industrializzazione voluta da Stalin, un conflitto tra la città e la campagna che ha coinvolto l’intero territorio dell’Unione Sovietica, inclusi russi e ucraini. Non è stato un genocidio ma un “sociocidio” associato a politiche di industrializzazione.
Russia Today ha riassunto la spiegazione ufficiale riportando che:
“La Russia ritiene che la carestia sia stata causata da una combinazione di cattiva gestione, condizioni meteorologiche sfavorevoli e politiche fallimentari di collettivizzazione, che hanno portato ai tragici eventi, costati molte vite, in vari gruppi etnici, in diversi territori e non solamente in Ucraina”.
Si è inoltre scoperto che alcune delle cifre riportate dal governo ucraino per quantificare le proprie vittime sono false:
“Come riportato dal quotidiano Russian Izvestia, Vladimir Kornilov del Dipartimento Ucraino dell’Istituto dei paesi CSI ha scoperto perché il numero ufficiale delle presunte vittime del Golodomor è significativamente aumentato a partire dal lancio della campagna di Yushchenko: ritiene che il cosiddetto “Libro della Memoria” pubblicato nelle regioni ucraine sia pieno di falsificazioni; invece di vere vittime della carestia, nel libro si possono trovare alcolisti, vittime di differenti incidenti e addirittura persone che non erano in vita negli anni 1932-1933.”
Oltretutto anche alcune delle “prove” fotografiche che sono state diffuse per presumibilmente confermare il “genocidio” sono state falsificate:
“Questa è una foto di Dorothy Lang, uccisa nel 1936 in Oklahoma, e quest’altra è una foto fatta nella regione russa di Povolzhe da Fritof Nansen: entrambe le immagini e altre falsificazioni sono state proposte all’esposizione sulla carestia ucraina del 1932-33, afferma Merkulov, deputato municipale di Sevastopol, mostrando delle vecchie fotografie…”. Entriamo nel sito ufficiale del presidente ucraino, clicchiamo sulla galleria, clicchiamo sugli eventi pubblici e vediamo questa foto – Yushchenko che guarda le immagini della carestia ucraina degli anni ’30. Ma la foto che sta guardando è questa, sempre scattata da Nansen nella regione russa di Povolzhe. Qui c’è scritto “Carestia in Russia”
“Abbiamo declassificato tutti i documenti sulla carestia in Ucraina e ci sono solamente due autentiche immagini di quel periodo; le altre sono lontanamente in relazione e non necessariamente scattate in Ucraina” dice a Russia Today Olga Ginzburg, capo dell’Archivio di Stato ucraino.
Rifiutando la bugia
Le pretese di “genocidio” sono così incerte che il Consiglio d’Europa, generalmente filo-occidentale (nonostante la partecipazione della Russia), ha rifiutato di etichettarlo come tale, preferendo invece togliere questa falsa descrizione dalla bozza della propria decisione sull’argomento. Al contrario, il rapporto commemorativo del 2010, mentre menziona il fatto che Kiev chiama questa tragedia con il nome di “genocidio”, riconosce tutte le vittime dell’Golodomor, non solo quelle ucraine, specificando che:
“Anche in Kazakistan, le vittime di questa carestia furono milioni ed il rapporto dei morti rispetto all’intera popolazione è ritenuto il più alto all’interno di tutta l’ex Unione Sovietica. Gli allevatori di bestiame kazaki, tradizionalmente nomadi, vennero legati al territorio e privati delle mandrie. La Grande Carestia viene ricordata come la più grande tragedia del popolo kazako.
Nelle zone di produzione di frumento della Russia (il medio e basso Volga, il Caucaso del nord, la Regione Centrale delle Terre Nere, gli Urali meridionali, la Siberia occidentale ed alcune altre regioni) la carestia causata dalla “collettivizzazione” e dall’esproprio delle monocoltivazioni costò milioni di vite nelle campagne e nelle città. In termini assoluti si stima che le politiche agricole sovietiche siano state la maggior causa di morte per la popolazione della Russia.
Anche in Bielorussia e nella Repubblica di Moldova morirono centinaia di migliaia di contadini.
Mentre questi eventi possono variare da regione a regione, i risultati furono gli stessi dappertutto: milioni di vite umane sacrificate senza pietà per il completamento dei piani e delle politiche staliniste.
Inoltre, anche il movimento filo-occidentale per i diritti umani Memorial, noto per la sua avversione all’eredità post-sovietica della Russia e classificato come “agente straniero” dalla stessa legge russa, nel 2010 ha portato una valida motivazione contro la denominazione di “genocidio” del Golodomor. La Voce della Russia cita Interfax per la seguente affermazione:
Come ha detto ad Interfax Arseny Roginsky, capo della sezione russa di Memorial, il movimento per i diritti umani e storia della società, l’Ucraina ha fatto bene a chiedere un riconoscimento legale per i crimini commessi dalla classe dirigente sovietica, ma la carestia del 1930 non è stata un genocidio contro gli ucraini. Mercoledì la Corte d’Appello di Kiev ha dichiarato i leader bolscevichi sovietici ed ucraini colpevoli di aver pianificato il Golomodor, o carestia, in Ucraina negli anni 1932-1933, elevandola al grado di genocidio. La corte ha stabilito che il caso giudiziario debba essere considerato chiuso perché gli imputati, tra cui Giuseppe Stalin, Vyacheslav Molotov e la classe dirigente ucraina dell’epoca, erano già morti.
“Ancora non capisco che documenti siano stati usati per provare che la carestia in Ucraina fosse genocidio”, ha detto il leader di Memorial. Egli è sicuro che “la carestia del 1930 è stata una tragedia comune che ha colpito Russia, Ucraina e Kazakistan e che perciò, invece di separarle, dovrebbe contribuire a riunificarle”. Memorial, una delle principali organizzazioni non governative per i diritti umani nell’epoca post-sovietica, conduce indagini storiografiche sulle repressioni dello stalinismo e lavora per la riabilitazione delle vittime del terrore politico della vecchia Unione Sovietica.
Chi si rimbambisce con la storia del “genocidio”?
Se il Consiglio d’Europa e le stesse agenzie straniere filo-occidentali all’interno della Russia rifiutano di abboccare all’esca della politicizzazione del Golodomor, chi è che allora continua a portare avanti questo mito? Primo e più importante è il governo ucraino, che ha fatto diventare un crimine la negazione del Golodomor, grazie ad una legge approvata nel 2006 dal governo della rivoluzione arancione. Sebbene questa legge non lo associ a nessuna “responsabilità penale”, essa eleva l’imbroglio a livello di mito nazionale e lo fa diventare parte integrante dell’identità ucraina ufficiale, facilitando così le già citate mire geopolitiche degli Stati Uniti verso la Russia.
La scrittrice Anne Applebaum, nota per le sue idee neoconservatrici e ferocemente antirussa è un’altra attivista del “genocidio” ed ha in programma di scrivere un libro sulla “copertura molto, molto bene organizzata” del Golodomor, sostenendo l’esistenza di una vasta cospirazione volta ad occultare quanto successo. Attualmente, la vera copertura è che alcune parti in causa nascondano il fatto che anche altre nazioni, oltre a quella ucraina, furono vittime della carestia degli anni ’30 e che per questo non ci fu “genocidio”; è però la descrizione della vita personale della Applebaum che può gettar luce sul perchè essa voglia a tutti i costi politicizzare questa tragedia. Capita che suo marito sia Radoslaw Sikorski, il rabbioso, filo-occidentale, ex Ministro degli Esteri della Polonia, attualmente portavoce del Parlamento polacco, che è anche coautore del Partnerariato Orientale, iniziativa UE del 2009 che ha avuto il risultato di gettare l’Ucraina nella depressione in cui ora si trova. Va da sé che proprio come Vittoria Nuland e suo marito, il neoconservatore Robert Kagan, hanno coordinato in coppia la loro attività antirussa, così fanno anche Anne Applebaum e Radoslaw Sikorski nell’attaccare la Russia in tutti i modi a loro possibili.
Per aggiungere un aspetto geopolitico alla discussione, bisogna dire che Polonia e Stati Baltici, le entità in assoluto più antirusse di tutto il mondo (a parte l’attuale governo ucraino), sono fra le poche nazioni che hanno definito “genocidio” il Golodomor. I gruppi politici che controllano questi stati hanno interessi occulti nel promuovere la russofobia in tutte le sue manifestazioni, incluso il revisionismo storico, e sono stati fra i sostenitori più entusiasti del governo ultranazionalista ucraino fin dalla sua ascesa al potere con un colpo di stato l’anno scorso. In più questi sono anche gli stati che hanno avuto più sovvenzioni dalla NATO fin dagli inizi della crisi ucraina, e questo rafforza i loro sentimenti strategicamente antirussi.
Il vero “Effetto Francesco”
Fumo e specchi
Il sostenitore più influente al mondo del mito nazionalista ucraino secondo il quale il Golodomor era “genocidio”, nonché l’individuo più in grado di cementare questo concetto nell’immaginario globale non è altro che Papa Francesco. A differenza della Polonia e degli Stati Baltici, che hanno una minima influenza a diffondere questo racconto in tutto il mondo, Francesco ha una congregazione globale di oltre 1 miliardo di persone che ascoltano con entusiasmo le sue parole e le percepiscono come rappresentanti della deliberazione di Dio stesso. Non solo è il leader religioso più importante del mondo, è anche una specie di celebrità globale, attirando l’attenzione di milioni di non cristiani in tutto il mondo, interessati a quel che ha da dire. Tuttavia, l’“Effetto Francesco” prodotto dai media ha elevato il Papa a un tale livello di stima nella cultura popolare e ha portato il suo culto della personalità a tali estremi che è diventato impossibile per chiunque di criticarlo o farlo oggetto di qualunque accusa senza passare per un maligno che fa i propri interessi. In sostanza, è diventato un attore inattaccabile che può operare con impunità e lontano da qualsiasi controllo dei media tradizionali sulle sue attuali intenzioni.
Le cose come stanno
Attraverso la sua associazione con la Chiesa cattolica, è ritenuto “infallibile” ed un “uomo di Dio” (tanto quanto il Dalai Lama è visto essere in relazione al buddismo), con l’idea di fondo che un tale individuo non sarebbe mai guidato da motivazioni politiche. Questa idea è assolutamente fuorviante, dal momento che è stato dimostrato che sia il Papa Giovanni Paolo II e l’attuale Dalai Lama sono stati entrambi ultra-politicizzati durante tutta la loro carriera “religiosa”, essendo utilizzati come arma dagli Stati Uniti contro l’Unione Sovietica e contro gli interessi della Cina, rispettivamente. Lo stesso si preannuncia vero in merito a Francesco, che ora sta battendo i tamburi del “genocidio” ucraino per far avanzare l’agenda degli Stati Uniti, dei nazionalisti ucraini, nonché gli interessi proselitistici della sua organizzazione.
L’accusatore di “genocidio”
Prima di diventare il capo della Chiesa cattolica, Francesco ha espresso le sue opinioni sul Golodomor nel suo libro “In Cielo e in Terra” del 2010, in cui ha scritto che “le persone che hanno subito massacri e persecuzioni, come hanno fatto durante i tre più grandi genocidi del secolo scorso, gli armeni, gli ebrei e gli ucraini, hanno lottato per la loro libertà”. Con questa formidabile citazione, il futuro Papa sta dicendo al mondo che le morti degli ucraini durante il Golodomor sono alla pari con gli eventi che colpirono gli armeni e gli ebrei durante le loro proprie tragedie. Viste le sue recenti affermazioni che “gli altri due [genocidi] sono stati perpetrati dal nazismo e dello stalinismo”, è chiaro che sta equiparando il nazismo con il genocidio degli ebrei e lo stalinismo con il genocidio degli ucraini.
Toccando un altro punto molto importante, Francesco ha anche falsamente dichiarato che gli ucraini hanno sofferto il loro presunto “genocidio”, perché “hanno lottato per la loro libertà”. Per mettere il tutto in prospettiva, il presunto “genocidio” non si è verificato fino ai primi anni ’30, e l’unica organizzazione ucraina “libertaria” (per come la vede purtroppo l’Occidente) attiva in quel momento è stata l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini. Per informare i lettori che non ne fossero consapevoli, questo gruppo è stato il precursore del vero Esercito Insurrezionale Ucraino, genocida, responsabile per il massacro di centinaia di migliaia di polacchi e culla ideologica del famigerato nazista Stepan Bandera. Qui Francesco sta chiaramente difendendo il seme del fascismo ucraino e snaturando la storia per far passare il gruppo proto-nazista come dei “bravi ragazzi”. Dopo di che, egli immagina che la sola risposta possibile del governo sovietico alla loro “lotta per la libertà” fosse il commettere “genocidio” contro tutte le loro parentele etniche.
A questo punto è rilevante fare riferimento alla risposta di Putin come riportato all’inizio della parte I, quando il Presidente russo ha dichiarato nel corso della sua annuale sessione di Domande & Risposte, che “i tentativi di metterli [Nazismo e Stalinismo] nello stesso cesto sono del tutto privi di fondamento… Pur brutto come fu il regime stalinista, con tutte le sue repressioni e deportazioni etniche, non provò mai a estirpare [un gruppo etnico] completamente”. Tale affermazione lo mette in contrasto assoluto con Francesco, che in precedenza aveva usato il suo pulpito globale per predicare l’esatto contrario. Anche se può sembrare strano ad alcuni che l’argentino Francesco cerchi di coinvolgere se stesso nel passato degli affari sovietici e potenzialmente scontrarsi con Putin, il ragionamento è che il pontefice sta in realtà rivestendo un ruolo molto importante nel contesto della Nuova Guerra Fredda.
Il contesto nella Nuova Guerra Fredda
Il revisionismo storico è uno dei campi di battaglia postmoderni della Nuova Guerra Fredda, e Francesco si appresta a dimostrarsi uno dei suoi più “celebrati” combattenti filo-occidentali, mentre cerca di promuovere apertamente la sua campagna Golodomor “genocidio”. Anche se non sembra palese al momento (e con i mezzi di comunicazione attualmente ossessionati dai suoi commenti sull’Armenia e dalla reazione di Erdogan), ci si aspetta che certamente diventerà in futuro più attivo su questo fronte. Il che contribuirà ai tre successivi obiettivi antirussi, componenti cardine della strategia dell’Occidente nella Nuova Guerra Fredda:
Danneggiare la reputazione della Russia con l’inganno
L’Unione Sovietica e certe sue oscure vicende storiche sono falsamente associate con la Federazione Russa in molti ambienti ignoranti, in tutto il mondo, soprattutto in Occidente. Una delle menzogne più diffuse basate su tale imprecisione è che lo stato comunista fosse essenzialmente uno stato “russo”. Attirando la maggiore attenzione al Golodomor come “genocidio”, Francesco permette passivamente che questa associazione inesatta metta radici nella mente delle persone, con tutte le implicazioni negative associate nel contesto delle tensioni attuali. Questo potrebbe prevedibilmente produrre un picco di sentimento antirusso in tutto l’Occidente, così come la vile proposizione divulgata dagli ucraini che i tragici eventi siano stati un “genocidio” gestito dai russi contro gli ucraini.
Rendere legittimo e sicuro il nazionalismo ucraino
L’autorità e la credibilità delle parole di Francesco agli occhi di milioni di persone lo rendono il più pericoloso predicatore del nazionalismo ucraino, nel senso che difende i fondamenti della sua ideologia e lo rende “accettabile” al pubblico mondiale. Il mito del “genocidio” e la convinzione, assolutamente falsa, che questo presunto crimine è avvenuto a causa della “lotta per la libertà” degli ucraini (che, a quel tempo, era condotta dall’organizzazione proto-nazista dei nazionalisti ucraini), fa molto di più per sostenere il moderno fascismo in Ucraina, di quanto potessero fare i famosi 5 miliardi di dollari di Nuland.
Diffondere l’idea che gli ucraini siano stati la popolazione più perseguitata e oppressa nell’Unione Sovietica, e dimenticarsi delle altre 150 e più nazionalità, è qualcosa di pericoloso, geopoliticamente parlando, dal momento che promuove “l’eccezionalismo ucraino” e giustifica le sue conseguenze nazionaliste dei nostri giorni. La benedizione e la compassione del Papa nei confronti del nazionalismo ucraino, stabilizza il nucleo dell’imperativo geopolitico degli Stati Uniti nell’Est Europa, preparando le condizioni per le operazioni sociopolitiche di Washington, che hanno lo scopo di rivoltare tutta l’Ucraina contro la Russia.
Creare uno scontro interno alla civiltà cristiana
Uno dei dettagli più sottovalutati della teoria sullo “Scontro delle Civiltà” di Samuel Huntington è la divisione del mondo tradizionalmente cristiano in Oriente e Occidente. Anche se ci sono certamente delle differenze di tipo culturale e storico fra quelli che Huntington definisce regni di entrambe le confessioni religiose, gli accordi settari non sono in alcun modo il motore principale di ogni tipo di competizione geopolitica contemporanea. Piuttosto, la religione è stata usata a fini militari dall’Occidente per promuovere prestabiliti fini geopolitici, come ad esempio la distruzione del potere di persuasione della Russia in quanto centro spirituale della fede ortodossa.
Il riconoscimento della Chiesa cattolica del Golodomor quale “genocidio”, e l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini con la sua prole di “guerrieri della libertà”, hanno lo scopo di avvicinare più ucraini convertiti al Vaticano, sperando che il fervore nazionalistico oltrepassi in loro gli obblighi dell’ortodossia (che ha una opinione diversa su quanto sopra). Questa seduzione “spirituale” dell’Occidente ha il fine di completare i già esistenti sentimenti politici e sociali filo-occidentali che hanno invaso il paese, e istituzionalizzare la divisione dell’Ucraina in Est e Ovest. Lo scopo finale di Papa Francesco è di espandere aggressivamente i confini della civilizzazione occidentale stabiliti da Huntington, conformandosi alle sue tesi che prevedono uno scontro fra il mondo cattolico e quello ortodosso, e dividere fermamente la fede cristiana in sfere geopolitiche, corrispettive alle relazioni dei loro leader politici.
I piani settari di Papa Francesco a proposito del mondo cristiano rispecchiano quelli dell’Arabia Saudita nel mondo islamico, nel senso che gli elementi della fede cattolica/sunnita sono visti come dalla parte “giusta” dello spettro geopolitico, mentre quelli ortodossi/sciiti sarebbero dalla parte “sbagliata”. È importante sottolineare che l’identificazione geopolitica non ha niente a che vedere con la religione, sebbene certe confessioni sembrino essere una caratteristica demografica prevalente in alcuni Stati Resistenti & Ribelli (R&D). Non è per nulla una causa delle loro disposizioni strategiche, né in alcun modo esclusiva di qualunque tipo di credo politico. La Cina atea, ad esempio, si oppone all’egemonia unipolare degli USA tanto quanto la Russia prevalentemente ortodossa e l’Iran sciita, mentre la Romania ortodossa e l’Azerbaigian sciita sono schierati dalla parte degli USA (con Bucarest che è totalmente nella sfera d’influenza di Washington e l’Azerbaigian sull’orlo di rivoltarsi). Dividere le sfere religiose secondo credi settari, e connettere falsamente quella che è una connotazione politica a una fede religiosa, dà vantaggi solo a quelli che stanno tessendo le fila, in questo caso il Vaticano, l’Arabia Saudita e gli strateghi americani loro alleati.
Considerazioni finali
Il cattolicesimo nella storia è stato usato dal Vaticano per sovvertire aree prevalentemente ortodosse, e specialmente come mezzo per contenere geopoliticamente la Russia. Mentre il Commonwealth polacco-lituano è da tempo finito (nonostante tentativi da parte di Varsavia di ricostituirlo in epoca contemporanea), l’obiettivo strategico del proselitismo cattolico nell’Est Europa è ancora vivo, e il campo di battaglia si focalizza continuamente in Ucraina. Lo scopo del papato, ormai da qualche secolo, di cacciare gli ucraini convertiti ora ha subito una modifica tattica, attraverso la promozione del nazionalismo ucraino, il quale è al servizio sia degli interessi del Vaticano che di quelli geostrategici degli USA. La spinta di Francesco verso il riconoscimento del Golodomor come “genocidio” degli ucraini, così come la sua conclusione che questo mitico crimine è avvenuto come punizione perché l’Organizzazione proto-nazista di Nazionalisti ucraini “combatteva per la libertà”, è indice della confluenza strategica in atto fra Roma e Washington. Mentre Francesco deve ancora mostrare tutte le sue carte, il fatto che stia ancora gridando al lupo a proposito del “genocidio” dopo due anni dalla sua elezione, mostra che forse sta solo saggiando il terreno in vista di una ben sviluppata offensiva informativa nel futuro più prossimo. Se continuerà a comportarsi come l’agente più influente del nazionalismo ucraino, allora le buffonate di Papa Francesco progressivamente “legittimeranno” e istituzionalizzeranno questa odiosa ideologia, la quale in cambio avrebbe conseguenze eccezionalmente catastrofiche per la memoria del verità storica e allo stesso modo faciliteranno i piani degli Stati Uniti contro la Russia nella Nuova guerra fredda.