mercredi 30 janvier 2013

Su La Testa!: ENI: SARDEGNA A MORTE

Su La Testa!: ENI: SARDEGNA A MORTE:

ENI: SARDEGNA A MORTE

L'Eni avrebbe intenzione di realizzare sulla costa nord occidentale della Sardegna, nel sito industriale di Porto Torres, un parco serbatoi con una capacità di un milione e 650 mila metri cubi di combustibile.
In tal modo nel Golfo dell'Asinara a seguito di questo imponente progetto industriale potrebbero transitare seicento petroliere all'anno, quadruplicando il traffico navale rispetto a quello legato al polo chimico.

L'intervento del quale non si conoscono le procedure autorizzative avviate, ricade in un'area di bonifica e ripristino ambientale dell'area industriale e dell'area marina antistante lo stabilimento industriale di Porto Torres.


All'interno del perimetro dell'area definito dal decreto del Ministero dell'ambiente del 26 febbraio 2003 sono presenti:Polo Petrolchimico: stabilimento Syndial S.p.A., Sasol Italy S.p.A., EVC S.p.A., Turris Espansi, Turris Pack, Coseplast, Isoex, SarEuroplast, Officina meccanica Ormes; Laterizi Torres della Sarda Laterizi;  Distoms S.r.l.;  Deposito costiero ENI S.p.A.;
Deposito costiero ESSO Italiana S.r.l.;  Deposito costiero Liquigas S.r.l.; Ex Ferriere Sarde; Endesa S.p.A.; Wanda (impianto itticultura dismesso).


Nello stesso contesto territoriale giace l'area marina costiera prospiciente il sito di bonifica di interesse nazionale di Porto Torres. 

La zona a terra interna alla perimetrazione occupa una superficie di circa 1.830 ettari ha nel territorio del comune Porto Torres (provincia di Sassari) ed è caratterizzata dalla presenza di nuclei industriali di notevole entità, quali: il polo petrolchimico: costituito da 19 unità (di cui alcune chiuse nel 1992) in cui si ha la produzione di cloro-soda, dicloroetano, VCM, PVC, polietilene, poliolefine, benzene, detergenti, derivati del carbone, fertilizzanti, cicloesano, ciclesanone, fenolo, rumene, solventi organici, acido solforico, anidride italica. Lo stabilimento petrolchimico è nato agli inizi degli anni '60 ad opera della Sarda Industria Resine (S.I.R.) ed ha un'estensione complessiva pari a 1.165 ettari. All'interno dello stabilimento, la società Syndialrappresenta la maggior presenza industriale, ma sono anche presenti attività gestite dalla EVC (Italia) S.p.A. e dalla Sasol S.p.A. (già Conda Augusta) ed operano inoltre autonomamente altre piccole realtà.
 

Inoltre, c'è pure la centrale Endesa Italia di Fiume Santo: impianto termoelettrico in cui viene utilizzato come combustibile Orimulsion e carbone. All'interno dell'area sono già presenti il Porto commerciale ed il Porto industriale di Porto Torres nonché un'elevato numero di serbatoi di stoccaggio di materie prime e prodotti petroliferi. 

L'area marina perimetrata ha un'ampiezza complessiva pari a circa 2.700 ettari e si estende, fra la diga foranea del porto industriale e la foce del fiume Santo. L'intera area perimetrata risulta fortemente antropizzata e le numerose attività presenti comportano un notevole impatto su un territorio che si trova inserito in un contesto ambientale di notevole pregio, come il Golfo dell'Asinara (area marina protetta).


In aggiunta, sono presenti stabilimenti che producono DCE/CVM, PVC e prodotti chimici, depositi di prodotti petroliferi, discariche, aree con presenza di notevoli quantità di coperture in eternit, aree industriali dismesse, una centrale di produzione termoelettrica, l'area marina antistante il polo industriale.


L'area di stabilimento è caratterizzata soprattutto da un inquinamento da composti organici, sia in fase disciolta che in galleggiamento, nelle acque di infiltrazione superficiale e in quelle dell'acquifero calcarenitico. All'interno dell'insediamento Syndial sono presenti numerosi impianti dismessi e, nel settore occidentale dello stabilimento, discariche controllate e non controllate.


Nel sito Endesa Italia di Fiume Santo nel febbraio 2000 si è verificato il versamento accidentale di circa 700 metri cubi di combustibile Orimulsion a seguito della rottura di una tubazione di ricircolo. L'area marina antistante il sito di Porto Torres presenta diversi gradi di compromissione in relazione alla vicinanza al porto industriale, alla città di Porto Torres ed alla foce del Rio Mannu.
 
I codici di sicurezza adottati per analoghi serbatoi descrivono tali materiali come infiammabili, estremamente infiammabili, nocivi per inalazione, nocivi per ingestione, irritante per gli occhi, le vie respiratorie, pelle, pericolo di effetti irreversibili, possono provocare il cancro, altamente tossici per gli organismi acquatici, possono provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente, possono ridurre la fertilità, l'inalazione dei vapori può provocare sonnolenza e vertigini.
  

E lo Stato italiano che fa? Lascia fare infischiandosene a sazietà. Altro che legalità.