PAROLE DI MATTEO PANTALEONI,
MINISTRO DELLE FINANZE NEL 19
Fonte:
La Deutsche Bundesbank difende i pagamenti in contanti
17 dicembre 2012
17 dicembre 2012
Pagare un acquisto in contanti è una delle cose più normali della vita
quotidiana. La banca di Germania ha organizzato un convegno in difesa del
cash. In Italia però le banche demonizzano e ne ostacolano l'uso. Perché
sono i soli che non lucrano nulla. Leggi “l'indecenza delle banche”,
Opinione di Beppe Scienza.
Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Blog di Beppe Grillo - che
ringraziamo - esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente
rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e
indipendente.
“Comprare qualcosa, pagando con banconote o monete è una delle cose più
normali di questo mondo. Eppure in Italia c'è chi vuole farlo passare per un
comportamento addirittura incivile. Si veda Giovanni Sabatini, direttore
dell'associazione delle banche italiane (ABI), con la ridicola tesi che la
lotta al contante è una vera e propria battaglia di civiltà”. Chiaramente
straparla, per nascondere una verità ben diversa: le banche guadagnano su
tutti i pagamenti, salvo quelli in contanti.
Per questo vogliono colpevolizzare chi li usa. Con le carte di credito,
bancomat ecc. lucrano le provvigioni addebitate ai negozianti, le
commissioni sui movimenti di conto corrente, gli interessi (fino al 24,9%
annuo) sulle carte di revolving ecc. Inoltre costringono la gente a tenere i
soldi sul conto, senza corrispondergli praticamente nessun interesse.
Le banche italiane si sono addirittura inventate la campagna della guerra al
contante. Hanno costruito e finanziato “War on cash” che diffonde falsità
del tipo: “Il cash è superato, costoso, pericoloso, inquinante e scomodo”.
Uno dei leitmotiv delle banche, ripetuto pappagallescamente dai giornalisti
economici italiani, è poi che a tale riguardo l'Italia sarebbe in forte
ritardo rispetto all'Europa. Ebbene, anche questa è una frottola, smentita
dalla banca centrale tedesca: in Germania l'80% degli acquisti avviene in
contanti. Anzi, la Deutsche Bundesbank ha addirittura organizzato un
convegno a difesa del contante (Bargeldsymposium, Francoforte 10-10-2012,
ovviamente ignorato dalla stampa italiana.
Vantaggi del contante. Studiosi e dirigenti della banca centrale tedesca
dimostrano in modo inconfutabile che, rispetto ai pagamenti elettronici, il
contante è: più comodo, più veloce, più accettato, più rispettoso della
privacy, più economico, più trasparente.
Importantissimo l'ultimo punto: solo prelevando contanti e pagando con essi
si ha un immediato controllo sulle proprie spese. Peccato che alle banche
invece faccia gioco che uno vada in rosso sul conto corrente, per
applicargli interessi anche del 20,4% (vedi Banca Intesa-Sanpaolo), senza
che ufficialmente sia usura.
Questo e altri vantaggi del contante solo comunque citati anche da Carlo
Pisanti, direttore centrale della Banca d'Italia.
L'evasione fiscale. Si può convenire sull'opportunità di vietare l'uso delle
banconote per grossi importi, come nell'acquisto di un appartamento o anche
di una macchina. Ma qui il discorso è un altro. La “lotta al contante”
prende di mira chi paga in contanti un paio di scarpe o il conto di un
ristorante. Geronimo Emili di “War onCash” vuole tutti i micro-pagamenti,
cioè di 5 euro o meno, senza contanti con la vaga promessa che “si
abbasseranno i costi delle commissioni bancarie”, rifiutando peraltro ogni
regolamentazione. In realtà non è neppure vero che proibendo del tutto l'uso
dei contanti si potrebbe contrastare l'evasione fiscale, perché non si vede
come il fisco avrebbe abbastanza personale per spulciare i 40 milioni di
conti correnti degli italiani.
Forti critiche alla pretesa utilità anti-evasiva della lotta al contante
arrivano da Alessandro Penati, dell'Università Cattolica di Milano: "Come se
per eliminare l'evasione bastasse eliminare la banconote. Un'assurdità". Ma
anche da Ranieri Razzante, esperto e docente di antiriciclaggio. In realtà
la grossa evasione e la massiccia esportazione di capitali non usano il
contante, ma sovra- e sotto-fatturazioni e altri trucchi contabili.
I costi del contante. Sulla stampa italiana leggiamo bizzarrie come quella
di Enrico Romagna-Manoja, direttore del Mondo, che scrive che “il costo in
Europa per la gestione delle banconote supera i 300 miliardi di euro” (il
Mondo, 26-10-2012, pag. 7). A ciò corrisponderebbe per l'Italia un costo
nell'ordine dei 100 miliardi di euro l'anno: una sparata senza fondamento (e
senza nessuna fonte).
Mette le cose a posto Helmut Rittgen, responsabile per il contante della
Bundesbank che scrive a pag. 9 del suo intervento: “Gli argomenti, secondo
cui il contante sarebbe il mezzo di pagamento più caro, sono semplicemente
falsi”. Nel complesso il contante risulta anzi quello meno costoso.
Potremmo continuare a lungo. Nel 2009, quando in Italia le banche erano
partite con la guerra al contante, Giampaolo Fabris scriveva che “il
contante tendenzialmente è destinato a scomparire” (il Sole 24 Ore,
21-12-2009, pag. 21). Di nuovo ristabilisce la verità la Bundesbank
proclamando al contrario che “il contante è un mezzo di pagamento di ieri,
di oggi… e di domani”. Con buona pace dei banchieri italiani".
Fonte: wallstreetitalia.com