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Lo scorso 27 settembre, al vescovo di Ragusa, che lo invitava nella città siciliana per il 2025, Bergoglio ha replicato con una sibillina “battuta”, che sarebbe stato cioè il suo successore, Giovanni XXIV, a fare quella visita.
I media, quegli stessi che mettevano in croce Benedetto XVI ad ogni sua dichiarazione, sono stati ancora una volta teneri e leggeri: “si è trattato – dicono – di una battuta scherzosa”.
Non è così. Anzi!
E lo dimostro, partendo anzitutto dal fatto che Bergoglio non è quel presule impulsivo, talora incontrollato chiacchierone, che, come faceva Berlusconi, crea disagi e imbarazzi alla Sala Stampa Vaticana. Egli è invece un gesuita metodico, certamente non colto, ma astuto, un pianificatore gelido e sicuro dei propri calcoli.
Si potrebbe pensare che si è trattato dell’ennesima sparata – mai prima accaduta nella gloriosa e solenne storia papale che Bergoglio ha saputo trasformare in uno show mediatico – con cui l’argentino cerca di rimanere sempre sulla cresta dell’onda. Nessuno come lui, credetemi, teme ciò che scorge all’orizzonte: il prossimo oblio della sua persona e del suo pensiero.
In ogni caso, anche se è una battuta, è calcolata. Infatti, fra i tanti possibili nomi da assegnare al suo successore, sceglie quello di Giovanni XXIV.
Si potrebbe credere a un tributo al papa del Concilio, a quel pontefice – realmente un po’ ingenuo – che ha aperto ufficialmente le danze interne del progressismo teologico e pastorale, appunto Giovanni XXIII. E, dunque, a una conclamata volontà di applicare ancora e fino in fondo le riforme del Vaticano II.
In realtà, c’è qualcosa di più sottile, che vi coglierà di sorpresa. Quando Roncalli scelse, all’elezione del 1958, di chiamarsi Giovanni XXIII suscitò un certo imbarazzo, e questo perché egli decideva di prendere il nome già scelto da un antipapa, il cardinale Baldassarre Cossa, che si oppose al legittimo pontefice, Gregorio XII che, per questo, lo scomunicò.
Le sorti dell’antipapa furono drammatiche, come è narrato, con dovizia di particolari, da Ludwig von Pastor, autore di una monumentale opera sui papi. Giovanni XXIII, dopo la scomunica, provò a radunare anzitutto intorno a sé i cardinali a lui favorevoli, ma rischiando la prigione, si diede alla fuga, per giungere a Firenze, dove godette della protezione della famiglia dei Medici. Il 23 giugno 1418, infine, vestito in abiti laici, si presenta al legittimo papa, Martino V, riconoscendolo come il vero pontefice della Chiesa. Morì da vescovo, senza insegne pontificie il 22 dicembre 1419 e fu sepolto, su sua richiesta, nel Battistero di Firenze.
Quando Roncalli prese il nome di Giovanni XXIII, alcuni cardinali gli suggerirono di chiamarsi Giovanni XXIV, ma egli rispose che il suo nome era quello, dichiarando di non riconoscere come papa il suo omonimo predecessore.
Una faccenda, come notate, intrigata. Che può lanciare segnali decisivi. Quali?
Bergoglio, quando chiama il suo successore Giovanni XXIV, può aver in mente di non collegarlo a Roncalli, ma all’antipapa del ‘400.
E così sta lanciando un messaggio chiaro a tutti noi, un codice di questo tipo: “io sono antipapa di Benedetto XVI. La storia non finisce con me, come pensate. Il mio successore sarà anch’egli un antipapa. E andremo avanti fino in fondo per distruggere la vera Chiesa”.
Se così fosse, dentro al linguaggio in codice, si nasconderebbe un annuncio satanico. La falsa chiesa non si arrenderà, ci sarà un post Bergoglio non meno agguerrito.
Don Minutella