http://dailystorm.it/2012/12/08/stavo-solo-eseguendo-degli-ordini-lalienazione-da-se-stessi/
(Gazzetta di parma) Adolf Eichmann, il nazista che curò le operazioni di trasporto degli ebrei verso i campi di concentramento, uno dei massimi responsabili dell’Olocausto: arrestato nel 1960 a Buenos Aires, fu processato l’anno dopo in Israele. La sua linea di difesa? “Ho obbedito agli ordini”. I giudici lo condannarono a morte. Era un uomo terribilmente perverso? A chi lo visitò parve incredibilmente normale. Perché allora si macchiò di crimini così orribili?
– 13 gennaio 2011
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EICHMANN, UN CASO ECLATANTE – In tempi recenti, è stata riportata agli orrori della cronaca una delle pagine più funeste e famigerate della storia moderna. Adolf Eichmann, paramilitare e funzionario tedesco del Terzo Reich, venne processato e in seguito giustiziato nel 1961-62, in Israele. La sua figura è nota ai più relativamente al genocidio ebreo nei campi di concentramento nazisti. Individuato come il principale fautore della suddetta strage, la sua esecuzione rappresentò nell’immaginario mondiale un gesto di vendetta e di giustizia. Per intenderci, sulla falsa riga dell’esposizione del corpo di Mussolini a piazzale Loreto.
Dipinto come un mostro, e forse effettivamente tale, la linea difensiva di Eichmann si basò essenzialmente su una semplice frase: “stavo solo eseguendo degli ordini”. Egli si poneva quindi come un mero esecutore di ordini derivanti “dall’alto”, un impotente burocrate sottomesso alla volta di A.Hitler. Negava perciò ogni sua diretta responsabilità. Ora, il punto è: si poteva credere che Eichmann e tutti i funzionari nazisti fossero semplicemente dei malati di mente, violenti e in preda a un delirio d’onnipotenza? O, piuttosto, la loro condotta andrebbe giudicata alla stregua di una terrificante conseguenza delle condizioni sociali nelle quali si erano trovati? Come la conseguenza aberrante di un’usuale tendenza ad obbedire, che può essere considerata essenziale in una società come quella in cui vivamo?
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OBBEDIENZA ALL’AUTORITA’ – A tal proposito, illuminante è una ricerca condotta da Stanley Milgram, psicologo statunitense. Egli prese dei soggetti comuni, affidando ad alcuni di loro il compito di “insegnante”. Viceversa, altri soggetti comuni (gli “allievi”) dovevano scegliere come associare ad una certa parola un’altra tra le quattro possibilità di scelta dategli dall’insegnante, che avrebbe deciso sul momento se fosse giusta o sbagliata. Ogni volta che l’allievo commetteva un errore, veniva punito dall’insegnante con una scossa elettrica di intensità graduale, fino a raggiungere una potenza di 450v. Ovviamente, dolorosissima.
I risultati attesi erano ovvi. Lo sperimentatore si aspettava che solamente una piccola percentuale dei degli insegnati continuasse a somministrare la scossa elettrica, fino a raggiungere la massima intensità. I dati previsti, tuttavia, differirono molto da quelli ottenuti. Il 65% dei partecipanti, difatti, obbedì completamente allo sperimentatore, che li esortava a somministrare la massima scarica elettrica all’allievo. L’esperimento mostrò, in conclusione, l’importanza dei fattori situazionali sulla condotta umana.
Nel caso specifico di Eichmann, il prestigio esercitato dal suo superiore (Adolf Hitler), si pone come un fattore situazionale saliente. Non va dimenticato che Hitler era visto dal popolo tedesco come una sorta di deus ex machina, venuto per riportare la Germania ai fasti di un passato recente. La nazione tedesca era stata dilaniata, economicamente e socialmente, dalla fine della prima guerra mondiale. I Paesi vincitori della prima guerra mondiale, Francia in primis, avevano dilaniato la Germania, sia dal punto di vista economico che da quello sociale. Hitler seppe cavalcare e porre a suo favore questo tsunami di rabbia e odio repressi. Più lineare invece appare l’importanza della presenza di un sostegno sociale ampio e pare evidente come in una Germania autoritaria e dittatoriale ci fosse poco spazio per la libertà di stampa e di pensiero. Gli esperimenti del sopracitato Milgram mostrano come in presenza di un sostegno sociale forte sia più facile resistere alla pressione dell’autorità (Hitler). Ma è altrettanto facile intuire come nessuno potesse avere il coraggio di esprimere un’idea diversa da quella comune.
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LA DERESPONSABILIZZAZIONE DELL’INDIVIDUO – Sviluppando una propria riflessione, Milgram è arrivato a sostenere come nelle relazioni di tipo gerarchico (come quella tra Hitler ed Eichmann), esista una forte potenzialità di obbedienza, in quanto la persona di status inferiore percepisce un annullamento delle responsabilità personali per la propria condotta. A.Eichmann viveva probabilmente una situazione di totale alienazione da sé stesso: concepiva il proprio io non come un essere umano dotato di una propria coscienza ed etica morale e civile, ma come un mero strumento nelle mani del proprio superiore.
Ora resta stabilire quanto di veritiero ci sia in questa affermazione, che in nessun modo può comunque essere assunta come giustificazione, ma al più come potrebbe esserlo come attenuante di tipo psichico, in determinate condizioni. Del resto, spesso il descriversi come meri esecutori di ordini è stata invocata come giustificazione da parte di persone accusate di gravi crimini di guerra, che non può comunque essere accettata in quanto tale. L’Olocausto, l’eccidio di Mai Lai in Vietnam o i massacri degli oppositori in Argentina e molti altri casi. In quest’ultimo caso, è stata addirittura varata una legge che scagionava i militari subalterni che hanno commesso tali crimini, in quanto si sarebbe trattato di casi di “obbedienza dovuta”. Inoltre, secondo un’indagine svolta nell’opinione pubblica americana, il 50% degli intervistati ha accettato la giustificazione in termini di obbedienza, nel caso dell’eccidio di Mai Lai.
L’opinione pubblica si è fortemente divisa in relazione all’argomento qui analizzato. Condannare a 360° gradi gli autori di queste stragi, oppure cercare, dietro le quinte, una motivazione secondaria a questi gesti disumani? La psicologia ci fornisce spesso risposte a domande che non sembrano invece aver bisogno di una ulteriore analisi, come nel caso aberrante dell’olocausto. Eppure, si sono sempre condannati i totalitarismi in termini di danni alla collettività, ma senza scavare più a fondo, per scoprire come essi invece influenzano il singolo individuo e le sue scelte. E’ chiaro e lampante come in passato i totalitarismi, ma più in generale oggi tutte le organizzazione fortemente gerarchizzate, producano nel singolo una deresponsabilizzazione delle proprie azioni e debbano pertanto essere condannate.
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Edoardo Tozzi