DITTATURA ITALIA
di Gianni Lannes
Il Belpaese non appartiene alla democrazia. Dopo un ventennio forzato di televisione spazzatura del piduista di Arcore (tessera 1816), foraggiato dalla mafia (titolo: Cosa Nostra, Bontade, Ciancimino, Edilnord), un incandidabile che ha inquinato la coscienza del popolo italiano e l’ha involgarita e deturpata, ecco l’osannato grullo di turno (applaudito anche dall'erede Fiat, già affiliato al Bilderberg Group come il nonno Gianni, sodale di Kissinger) che propone al Quirinale un repubblichino-rastrellatore di partigiani come Dario Fo (alla voce: sentenza del Tribunale di Varese del 15 febbraio 1979). Allo schifo non c'è più limite, dopo gli applausi di un altro fascista del calibro di Giorgio Albertazzi. I repubblichini di Salò lavoravano per i nazisti. Uccidevano e torturavano impunemente.
(ISCRIZIONE ALLA P 2 DI BERLUSCONI) |
La parola ci contraddistingue come creature vive e pensanti. Senza di essa saremmo dei bruti. Perché il silenzio uccide, mentre la parola crea. Parlo (e scrivo) perché sono. Quando sarò morto smetterò di parlare. Allora, solo allora, sarà il silenzio. Ma prima che piombi il silenzio eterno, voglio usare la mia voce critica. La mia parola. Io parlo perché sono uno scrittore, prima sono stato un giornalista. La scrittura è la mia voce. Uno scrittore che non parla non è uno scrittore. Non è niente.
Ma il sistema di potere (attraverso i suoi lacché) vuole mettermi a tacere. Ora grullini rigorosamente anonimi insinuano che qualcuno mi abbia pagato per accanirmi contro l’ultimo imbonitore sulla piazza e minacciano... forti di un potere di consensi appena defraudato al popolo sovrano. Pazzesco. Anche voi lettori in qualità di cittadini dovete parlare. Perché tutti dobbiamo parlare. E’ per questo che la natura ci ha fatto creature umane. Se direte anche un solo no, la vostra natura umana sarà salva. Se restate in silenzio dinanzi a questo altro inganno, la vostra bocca sarà chiusa per sempre.
Attenzione l’arte di tacere, il regno d’Italia l’ha conosciuta dal 1922 al 1943. E’ una pratica tipica di ogni regime. I servi hanno cominciato a dettare i loro decaloghi. Stabilendo arbitrariamente gerarchie ed ammonimenti enunciano un principio di censura. E invece la letteratura è variegata come la vita.
A questo serve la parola: a dire che l’anima non è piccola e nutre speranza di futuro.
A questo serve la parola: a dire che l’anima non è piccola e nutre speranza di futuro.