STRAGE DI USTICA: SEGRETI E PERICOLI DEL NUCLEARE ITALIANO (2)
di Gianni Lannes
Bentornati nella Magna Grecia. Proprio dove non te l’aspetti, lo Stato Italiano ha realizzato una quarantina di anni fa, il primo cimitero nucleare all’aria aperta. Come? Scavando delle grandi buche nella terra a ridosso del fiume Sinni, ad un soffio dal Mar Jonio. Quest’azione ha cancellato un’area archeologica a pochi chilometri da Metaponto, famosa un tempo per gli antichissimi siloi.
Sull’altura della Trisaia nell’agro di Rotondella, quasi a confine tra Basilicata e Calabria, nei primi anni 60 si insediò il centro nucleare del Cnen, poidenominato Enea. In questo sito è stato lavorato il combustibile nucleare proveniente dall’Inghilterra inviato dalla società BNFL all’aziendaCombustibili Nucleari. Il riprocessamento è un processo chimico fisico che consiste nell’estrarre da elementi di combustibile materiali fissili “speciali”, destinati all’assemblaggio di bombe atomiche. Tra il 1969 ed il 1971 giunsero dagli Stati Uniti d’America (dalla centrale nucleare Elk River), ben 84 barre di combustibile nucleare. Venti di esse furono trattate da cui scaturirono più di 10 metri cubi di scorie liquide, altamente pericolose. All’appello, aveva scoperto il magistrato Nicola Maria Pace, ne mancano 7,3 metri cubi. Il resto, 2,7 metri cubi di materiale radioattivo liquido ad alta attività è stato stoccato in serbatoi di contenimento inadeguati e privi di sicurezza, che già negli anni ’80 mostravano i segni di usura del tempo.
Nell’audizione alla Commissione bicamerale “Ecomafie” del 20 gennaio 2010, il magistrato Pace ha dichiarato: «In partenza i miei dati facevano riferimento a dieci metri cubi, ma nella contabilità si trovarono 2,7 metri cubi. Non ho ragione di contestare il dato, ma so che i primi elementi investigativi facevano riferimento a un quantitativo di rifiuti della peggior specie nell’ordine di 10 metri cubi». Il pericolo è rappresentato dalla nitrificazione. Infatti aveva spiegato il giudice ai parlamentari: «Questi materiali, che partono da temperature di 1760 gradi, hanno un tempo di raffreddamento molto lungo, necessario per poter portare i materiali a una temperatura di gestione che è di 400 gradi. In questo tempo, che dura circa venti anni, i materiali sono contenuti in strutture di acciaio e carbonio che devono essere adeguatamente raffreddate. Il malfunzionamento di un impianto di raffreddamento fa surriscaldare i materiali, li fa evaporare, perché sono in forma di poltiglia. L’evaporazione produce vapore, che pressurizza le pareti del contenitore, il quale esplode e succede quello che è successo a Chelyabinsk 65, una delle famose città segrete degli Urali con impianti similari a quelli di Rotondella e di Saluggia».
In ogni caso i conti atomici non tornano. Infatti, secondo il dottor Pace comparando i dati in contabilità e l’effettivo deposito nucleare, sulla carta non ‘era più traccia del plutonio. Inverosimile: il plutonio è uno dei due elementi unitamente all’uranio che può essere prodotto in fase di riprocessamento. Le anomalie sui registri sono parecchie. Per esempio si rilevano imprecisioni in relazione alle quantità che entrano ed escono dall’impianto nucleare nei primi anni ’70. I magistrati annotano: «Tutto quanto sopra, inequivocabilmente, denota una gestione delle materie nucleari al quanto superficiale: rimane, infatti, il dubbio su cosa sia successo effettivamente il primo marzo del 1972».
In altri termini, come sospettava il giudice Pace, il centro atomico ha una doppia contabilità: una del nucleare interno e l’altra di quello movimentato dall’esterno. Purtroppo, come sottolinea il giudice «tutta la documentazione dei rifiuti trasportati era detenuta in un armadio metallico, che però fu trovato vuoto». Registri spariti e un andirivieni di tir sospetti, su cui le forze dell’ordine a livello locale avevano chiuso gli occhi.
Fonte Billy - Altri dubbi, sospetti e riscontri furono individuati dal pubblico ministero della Pretura circondariale di Reggio Calabria, Francesco Neri: il primo giudice ad indagare sulle navi dei veleni. L’ingegner Carlo Giglio (un testimone dall’identità coperta a metà degli anni ‘90) denunciò e verbalizzò tutte le nebulosità ed i misteri della Trisaia. Giglio svolgeva attività di vigilanza sulla radioprotezione dell’Enea. Questo tecnico rivelò che «la registrazione delle quantità di scarti nucleari a Rotondella era tra truccata per consentire la fuoriuscita di materiale radioattivo idoneo per l’impiego militare».
Strage di Ustica - Il 19 marzo 1980 il quotidiano New York Herald Tribune riferisce di “un accordo italo-iracheno: Roma vende a Baghdad materiale radioattivo in cambio di consistenti forniture di petrolio; inoltre il governo iracheno si è impegnato a comprare una decina di navi da guerra di fabbricazione italiana”. Ovviamente c’è il beneplacito del presidente Cartered il via libera del primo ministro Francesco Cossiga (il depistatore professionista). A maggio si riunisce a Roma una Commissione italo-irachena, formata dal ministro del Commercio estero Enrico Manca (psi), dal ministro omologo iracheno Hassan Alì e dal sottosegretario del petrolioAbdul Munim Alwan Samarai. Con la benedizione del governo degli Stati Uniti d’America, il governo iracheno - in quella fase usato contro l’Iran - chiede armi e tecnologia nucleare in cambio di petrolio. Il primo contratto stipulato, in cui figura la Snia Techint e l’Ansaldo, ha un importo di 50 milioni di dollari. Il governo sionista di Tel Aviv non vede di buon occhio la situazione e si prepara a sabotare con ogni mezzo l’impresa. Infatti, il 27 giugno 1980, a scopo puramente dimostrativo, dopo aver già realizzato qualche attentato intimidatorio da parte del Mossad, avvertimenti ed ultimatum al governo italiano, i velivoli israeliani camuffati da mig abbattono il Dc 9 Itavia - decollato da Bologna con destinazione Palermo - causando la morte di 81 civili innocenti, tra bambini e neonati e bambini. E’ un segnale forte contro l’Italia. Due piloti italiani, gli ufficiali Naldini eNutarelli - in seguito assi delle frecce tricolori morti nell’incidente incredibile di Ramstein, una settimana prima di essere interrogati dal giudice Priore sulla strage di Ustica - quella sera si levarono volo dall’aeroporto diGrosseto ed intercettarono gli aerei da guerra della Stelle di Davide che avevano bucato la difesa aerea italiana, grazie ad una provvidenziale distrazione foraggiata (busta paga in nero a sottufficiali ed ufficiali dell'Arma azzurra, come nel caso del centro radar di Jacotenente, ma non solo). A Naldini e Nutarelli viene prontamente ordinato qualche minuto prima del momento fatale di tornare alla base.
E così parte il famigerato depistaggio, messo in atto sul campo dal Sismi, dalla Cia e dai vertici dell’Aeronautica militare italiana (lo Stato Maggiore).
E così parte il famigerato depistaggio, messo in atto sul campo dal Sismi, dalla Cia e dai vertici dell’Aeronautica militare italiana (lo Stato Maggiore).
Il colonnello Alessandro Marcucci assassinato nel 1992 |
Soltanto nel 1999, il giudice Rosario Priore, dopo aver ricostruito una mezza verità, nella sue sentenza ordinanza descriverà per quella sera uno scenario di guerra nei cieli del Mar Tirreno. In seguito, suicidi, incidenti e omicidi, in realtà tutte esecuzioni deliberate come quella del colonnelloAlessandro Marcucci (che aveva osato criticare il generale Zeno Tascioproprio su Ustica) il 2 febbraio ’92 (indagini giudiziarie appena aperte). Anche i piloti Naldini e Nutarelli sono stati ammazzati dai servizi diintelligence nostrani nel corso degli anni, insieme ad una altra ventina di testimoni scomodi (ne scrissi su Repubblica una decina di anni fa). Ma questa è un’altra storia: in questo contesto - giusto per far sapere ai depistatori dello Stato tricolore che noi sappiamo e abbiamo raccolto prove - c’è tutto un traffico di materiali nucleari dalla Trisaia della Basilicata ad un centro Enea del bolognese (monte Cuccolino docet). E’ questa la pista addentata dal giudice Pace, che metterà prontamente al corrente la Procura della Repubblica di Roma, ovvero il noto “porto delle nebbie”.
Il 27 giugno 1981 l’aviazione israeliana, con un blitz in territorio iracheno, distrugge un reattore nucleare ad Osirak: il centro nucleare è stato costruito con la collaborazione di tecnici italiani e francesi. Il 19 marzo 1982, a Roma, dopo un incontro fra il governatore della Banca centrale irachena Hassan Al-Najiafi e quella della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi (futuro presidente della Repubblica), il ministro delle partecipazioni statali Gianni De Michelis auspica “un salto di qualità” nei rapporti politico-economici fra Italia e Iraq: una più intensa cooperazione non solo per l’interscambio di greggio contro beni e servizi, ma anche un contributo italiano alla crescita tecnologica del regime di Saddam Hussein. Il 26 ottobre 1984 il Washington Post (“Iraq Reported Set to Renewe Diplomatic Ties with U.S.”) scrive che «un futuro problema potrebbe essere rappresentato dal programma nucleare iracheno - e sottolinea che - ufficiali americani ritengono che Francia e Italia abbiano cooperato con gli sforzi iracheni nel campo nucleare». All’inizio di luglio dell’anno 1987 Israele (che già possiede l’atomica fabbricata nel centro nucleare di Dimona nel deserto del Negev, come aveva rivelato al mondo il tecnico Mordechai Vanunu nel 1986, in seguito rapito a Roma dagli spioni sionisti) denuncia che l’Iraq si sta dotando di una nuova centrale nucleare, e che i modernissimi mezzi e strumenti necessari per la costruzione dell’impianto gli sarebbero forniti da Francia e Italia. Il 3 luglio 1988 l’incrociatore nordamericano Vincennes in navigazione nel Golfo Persico,abbatte un aereo civile iraniano con 290 passeggeri a bordo. Washington si giustifica affermando che “il velivolo era stato scambiato per un jet da guerra”, mentre Teheran spiega che si tratta di “un atto premeditato di terrorismo”.
Il 27 giugno 1981 l’aviazione israeliana, con un blitz in territorio iracheno, distrugge un reattore nucleare ad Osirak: il centro nucleare è stato costruito con la collaborazione di tecnici italiani e francesi. Il 19 marzo 1982, a Roma, dopo un incontro fra il governatore della Banca centrale irachena Hassan Al-Najiafi e quella della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi (futuro presidente della Repubblica), il ministro delle partecipazioni statali Gianni De Michelis auspica “un salto di qualità” nei rapporti politico-economici fra Italia e Iraq: una più intensa cooperazione non solo per l’interscambio di greggio contro beni e servizi, ma anche un contributo italiano alla crescita tecnologica del regime di Saddam Hussein. Il 26 ottobre 1984 il Washington Post (“Iraq Reported Set to Renewe Diplomatic Ties with U.S.”) scrive che «un futuro problema potrebbe essere rappresentato dal programma nucleare iracheno - e sottolinea che - ufficiali americani ritengono che Francia e Italia abbiano cooperato con gli sforzi iracheni nel campo nucleare». All’inizio di luglio dell’anno 1987 Israele (che già possiede l’atomica fabbricata nel centro nucleare di Dimona nel deserto del Negev, come aveva rivelato al mondo il tecnico Mordechai Vanunu nel 1986, in seguito rapito a Roma dagli spioni sionisti) denuncia che l’Iraq si sta dotando di una nuova centrale nucleare, e che i modernissimi mezzi e strumenti necessari per la costruzione dell’impianto gli sarebbero forniti da Francia e Italia. Il 3 luglio 1988 l’incrociatore nordamericano Vincennes in navigazione nel Golfo Persico,abbatte un aereo civile iraniano con 290 passeggeri a bordo. Washington si giustifica affermando che “il velivolo era stato scambiato per un jet da guerra”, mentre Teheran spiega che si tratta di “un atto premeditato di terrorismo”.
Supermercato nucleare - Che fine ha fatto il plutonio ricavato nel centro Enea della Trisaia? Il 28 dicembre 1998 la Procura della Repubblica di Potenza riapre un fascicolo. Nel mirino degli inquirenti c’è un traffico internazionale di rifiuti molto pericolosi, garantito dalle istituzioni. Nel successivo atto di archiviazione del dicembre 2009, si prende di mira un livello di copertura altolocato, infatti si legge: «nonché sulla presenza e sul coinvolgimento di strutture statali o para statali nella predetta attività illecita: tutto ciò al fine di verificare quali eventuali legami di cointeressenza avrebbero potuto aversi con nuclei di criminalità organizzata operanti sul territorio o nelle regioni limitrofe». Proprio nel 2004 si registra una svolta nelle indagini e, proprio allora interviene nuovamente la Cia, ben coadiuvata dal Sismi.
In ogni caso, qualche anno fa, un generale dei carabinieri (operativo nell’intelligence) ha rivelato in audizione parlamentare sottoposta a segreto di Stato, che appunto lo Stato ha pagato la criminalità organizzata per far sparire i rifiuti più pericolosi.
Nel 2004 la Central Intelligence Agency mette a appositamente in circolazione, dopo averlo opportunamente desecretato - per quegli allocchi dei pennivendoli italioti (che abboccano) - un rapporto speciale: il contenuto riferisce cose già note ai rari reporter italiani. Vale a dire che dal centro Enea di Rotondella in Basilicata, è uscito del combustibile nucleare per l’Iraq, grazie alla Techint. Le barbe finte dello Zio Sam omettono, però, un dettaglio significativo: sono stati proprio tre inquilini per conto terzi della Casa Bianca (i presidenti: Carter, Reagan e Bush senior) a foraggiare per anni Saddam Hussein, favorendo le forniture belliche statunitensi, inglesi e tedesche di armi chimiche proibite (i gas usati per ammazzare i civili curdi). Infatti il 27 marzo 1984 l’allora segretario generale dell’Onu, Javier Perez de Cuéllar, rendeva noto il rapporto di alcuni esperti internazionali da lui inviati in Iran: il rapporto conferma l’utilizzo, da parte irachena, di armi chimiche (iprite e gas nervino) contro le forze iraniane.
Il classico meccanismo ad orologeria che ha alimentato anche l’operazione Mani Pulite, messa in piedi da Cia & Fbi per spazzare via un pezzo di classe politica (comunque corrotta) italiana e beneficio di altri maggiordomi della politica tricolore (l’allora Pci, Pds, Ds, Pd).
Tornando al ruolo delle autorità italiane. E’ fondamentale non dimenticare che nell’agosto 1980 gli uffici della Techint a Roma subirono alcuni strani attentati. L’ingegner Giglio (tecnico nucleare dell’Enea), nelle deposizioni verbalizzate a Reggio Calabria dal giudice Neri sostiene che ci fosse la zampa del Mossad, a quel tempo impegnato a sabotare segretamente il programma nucleare iracheno sostenuto dall’amministrazione USA.
(2 – continua…)
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/03/basilicata-segreti-e-pericoli-del.html
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