vendredi 22 avril 2022

Silvana De Mari: Cannibalismo

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Sono innumerevoli i film ambientati in lager. I film ambientati in un gulag sono pochissimi.

La realtà del Gulag continua ad essere pudicamente ignorata. Ci sono una  mezza dozzina di film sovietici o russi, e tra questi  Una giornata di Ivan Denisovič, tratto dal romanzo di Aleksandr Solženicyn, pubblicato nel 1962. In Occidente tra i film di una qualche notorietà c’è The Way Back, girato dal regista Peter Weir nel 2010, che racconta un’improbabile fuga da un Gulag. Il mondo concentrazionario è inquadrato solo nei primi minuti del film, il resto, la interminabile  fuga per tutta l’Unione Sovietica, diventa un drammatico film d’avventura. Il concerto girato nel 2009 dal regista Radu Mihaileanu, racconta in maniera intelligente e farsesca una storia sostanzialmente tragica che, sia pure per pochi istanti, penetra nel gelido dolore del Gulag. Il dolore delle vittime di Hitler è stato raccontato, quello delle vittime di Stalin no e gli è permesso di affiorare solo nella farsa. Per avere un film che osa affrontare l’immane e demente tragedia delle purghe staliniane, e anche il nome purga è ignobile, bisogna ricorrere di nuovo a un film farsesco, Morto Stalin se ne fa un altro, diretto nel 2017 da Armando Iannucci. In un fiume di turpiloquio, il film contiene tre verità: il comunismo è stato un governo contro il popolo, le sue vittime erano scelte in maniera assolutamente casuale, quando Stalin ha avuto un ictus, si è atteso un tempo infinito per chiamare un medico, dato che nessuno desiderava la sua sopravvivenza. È estremamente difficile il calcolo di quante siano le vittime del comunismo sovietico. Secondo molti la stima si aggira tra i 10 e i 20 milioni, calcolando però solo le esecuzioni e i morti in Gulag. I morti di fame non sono inclusi nel numero. Questo pone problemi importanti. Più di 10.000 persone, forse 13.000, che non avevano subito nessun processo, furono abbandonate nell’isola di Nazino, senza viveri né mezzi di sostentamento, per un esperimento “sociologico”. L’isola di Nazino è stata conosciuta in Unione Sovietica con il nome “Isola di cannibali”. I suoi deportati, nessuno dei quali è sopravvissuto all’esperimento, vanno calcolati tra i morti di  fame o le vittime politiche ? Tutti i morti di fame in Unione Sovietica devono essere calcolati come vittime politiche, vittime innocenti, certo, come la stragrande maggioranza dei fucilati e dei morti in Gulag. Solo una minima percentuale era costituita da veri dissidenti.

I morti di fame, tutti, sono stati vittime politiche. In Unione Sovietica c’è stata una prima carestia nel 1921/1922: una carestia conseguente alla guerra civile a sua volta avvenuta dopo il disastro della prima guerra mondiale, mentre a tutto questo si aggiungeva l’incapacità di gestione del partito comunista. Anche in questo caso i morti furono in numero enorme e si arrivò al cannibalismo. La carestia fu rapidamente risolta però spostando risorse interne e soprattutto accogliendo risorse esterne. Il governo sovietico chiese aiuto ed ottenne due numeri stati tra cui gli Stati Uniti d’America con l’American Relief Administration, e il Vaticano. Negli anni ‘30 tutta l’Unione Sovietica sprofondò nella miseria più totale e assoluta e nella carestia, il tutto fu messo sotto il più assoluto segreto, così che si prolungò ulteriormente. Con i suoi toni farseschi, il perché della miseria lo spiega il film sulla morte di Stalin. Le vittime del terrore furono moltissime. A volte era in seguito un sospetto, a volte per essersi ritrovati nel punto sbagliato al momento sbagliato, a volte semplicemente perché bisognava raggiungere tutti i mesi un certo numero di persone da mandare in Siberia e quindi chi capitava, capitava. Tutti venivano interrogati in maniera spietata, cioè torturati, e quindi, pur di porre fine a tutto quello, si accusava chi capitava, il cognato, il vicino di casa, sia per levarsi dal dolore sia anche per l’odio che i sommersi hanno per i salvati. Nel momento in cui da una società levate il tornitore di una fabbrica, il ragioniere di un’altra, l’operaio specializzato di una terza, tutto rallenta e tutto crolla. I contadini dovevano raggiungere le assurde quote fissate da assurdi piani quinquennali. Se non le avessero raggiunte i casi sarebbero stati due: o i piani quinquennali erano sbagliati, oppure loro avevano fatto sabotaggio. Il comunismo è stato una religione. Mettere in dubbio un piano quinquennale equivaleva un’eresia teologica. L’unica soluzione era accusare i contadini di sabotaggio, e deportarli, così da lasciare i campi sempre più sguarniti e sempre meno capaci di produrre, così che altri contadini sarebbero stati accusati di sabotaggio e, mentre gli si leva fino all’ultimo chicco, fatti morire e così via.

Una fantasiosa teoria geo-politica sta circolando attualmente tra intellettuali e sedicenti tali:  afferma che i russi causarono negli anni ‘30 sei milioni di morti di fame in Ucraina. È una teoria che consola l’attuale odio etnico per la Russia, ma è sbagliata. Negli anni ‘ 30 i morti per fame con relativo cannibalismo ci furono in tutta l’Unione Sovietica e in particolare in Ucraina, certo, ma anche nel Caucaso settentrionale, nella parte meridionale della regione del Volga, in Mongolia, in Siberia, e non solo nei Gulag dove la morte per fame e il cannibalismo furono spesso frequenti ma anche di innumerevoli villaggi fantasma che nascevano nei luoghi dove Beria aveva deciso di deportare le popolazioni troppo nazionaliste o toppe ricche di caratteristiche etniche, che lì poi morivano. Per rendere fertile una terra ci vogliono almeno due anni e provviste di sementi. Se non ci sono questi due elementi, spostare popolazioni nomadi e renderle sedentarie in mezzo al nulla è semplicemente una maniera elegante per commettere lo sterminio di massa, uno sterminio meno evidente di quello ucraino perché “sparpagliato” lungo marce della morte e villaggi della morte. La fame non ci fu solo in Ucraina, fu la regola. In Ucraina semplicemente fu più evidente perché essendo Ucraina un enorme paese agricolo, li furono più concentrati fenomeni che in Russia erano sparpagliati. Inoltre furono limitatissime in Ucraina le deportazioni. I contadini ucraini sono morti in Ucraina. Lo sterminio mediante fame in Ucraina fu ordinato da due persone di origine georgiana, Stalin e Beria ed eseguito essenzialmente dai funzionari del partito comunista ucraino. Non è stata la Russia a sterminare i contadini ucraini, ma il Partito comunista sovietico con la collaborazione del partito comunista ucraino, i cui funzionari  in questo manifestarono più zelo di altri colleghi. È stata l’ Unione Sovietica a sterminare i contadini e l’Unione Sovietica è molto amata in Occidente. A Torino abbiamo ancora un corso Unione Sovietica, che vorrebbe più o meno dire Via Dell’isola che non c’è, mentre a Bologna esiste una lussuosa via Stalingrado (come sopra), è una magnifica via Lenin. Se non ricordo male fu responsabile della carestia del ’22 e tra le altre cose sterminò la famiglia dello zar, ordinando l’assassinio di quattro ragazzine e un bambino con emofilia. Intitoliamo le strade  agli assassini di bambini? Approfitto di questo articolo per manifestare la mia assoluta disistima al Comune di Bologna, che amministrazione dopo amministrazione continua a tollerare questo scempio. Benché molto amato in Occidente il comunismo ha sempre avuto il vizio di assassinare i contadini con la fame. Gli assassinati in Ucraina, nella regione del Volga, nel Caucaso settentrionale. In Cina esattamente con le stessi schemi dell’Ucraina, una specie di piano quinquennale chiamato Grande balzo in avanti non rispettato e conseguente morte per fame, il numero di milioni di morti  forse supera i quaranta. In  Cambogia la fame imposta dal comunismo ha dimezzando la popolazione, in Etiopia nel 1986 ha ucciso un milione di persone, in Corea del Nord negli anni 90 ha sterminato il 10% della popolazione.

 

Il comunismo uccide i contadini per due motivi: deve ben accusare qualcuno del suo disastro economico, e poi i contadini sono legati alla terra, sono legati al reale, spesso sono legati a Dio. Possono essere ingannati meno degli altri. Non è stata la Russia a martirizzare l’ ucraina, ma lo stesso comunismo che ha martirizzato anche la Russia, il comunismo cui ancora intitolate le strade. I morti in Russia non sono certo stati meno numerosi, semplicemente erano più sparpagliati e non erano raggiungibili da giornalisti e scrittori che invece sono riusciti a vedere l’ Ucraina.

Mentre vi indignate ora per i morti ucraini degli anni 30, perché li state attribuendo alla Russia invece che alla defunta Unione Sovietica, mi permetto di ricordare gli spaventosi numeri della Cambogia e soprattutto della Cina.

Tutta la mia disistima ai comuni che includono via Mao Tze Tung.