Un appello internazionale indirizzato al Governo Meloni per non aumentare l’inquinamento elettromagnetico arriva a ridosso del Consiglio dei Ministri programmato lunedì 7 Agosto 2023 quando, tramite un decreto-legge Omnibus pre-ferragostano, per favorire il 5G l’esecutivo guidato da Fratelli d’Italia intende aumentare i limiti soglia di legge dell’elettrosmog. Ma si ipotizza anche l’adozione di un DPCM: “stiamo già pagando i costi sociali e sanitari dell’aver immesso nell’ambiente livelli di radiazioni artificiali da radiofrequenza che non sono del tutto compatibili con la vita. Un aumento ulteriore dell’esposizione della popolazione a radiofrequenza non è eticamente accettabile e neppure economicamente sostenibile“. L’appello è sottoscritto da un gruppo di 52 tra scienziati, medici, chimici, fisici e biologi anche di fama internazionale, nomi di spicco della ricerca indipendente tra molti italiani, tutti però, come tengono a precisare anche i meno noti, impegnati “da decenni sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici e non abbiamo mai usufruito di fondi dell’industria delle telecomunicazioni, a dimostrazione di aver lavorato sempre nell’interesse esclusivo della salute pubblica“.
Governo Meloni, ecco perché non devi innalzare (ma abbassare) l’elettrosmog! – IL FATTO QUOTIDIANO
“I nostri studi, e più in generale le ricerche internazionali – si legge nell’appello oltre che all’esecutivo indirizzato anche a Parlamento, Regioni e Province autonome, visto che il decreto omnibus dovrà passare al vaglio anche delle commissioni parlamentari, sindaci e regioni in Conferenza unificata – da almeno vent’anni hanno ampiamente dimostrato che le esposizioni alla radiofrequenza producono danni alla salute e riducono i livelli di benessere nella popolazione“.
Tra i firmatari dell’appello, primo il biologo ed ex ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche Fiorenzo Marinelli, ci sono anche il noto pediatra ed epigenetista Ernesto Burgio intervistato di recente dal giornalista Maurizio Martucci sulla deriva transumanista della transizione digitale, l’oncologo svedese Lennart Hardell che ha pubblicato decine di studi sul rischio cancerogeno di telefoni cellulari e antenne, il professore emerito Henry Lai dell’Università di Washington (USA), David Gee (ex direttore dell’Agenzia Europea per la Protezione Ambientale), il medico Morando Soffritti presidente onorario della Fondazione Ramazzini, il fisico ed ex europarlamentare tedesco Klaus Buchner, Olle Johansson intervenuto nel 2019 al convegno internazionale promosso alla Camera dei Deputati dall’Alleanza Italiana Stop5G e già docente di neuroscienze di base e applicate nello svedese Karolinska Institute, la ricercatrice canadese Magda Havas e l’ex premio Nobel americano Devra L. Davis, già relatrice nella Maratona Stop5G trasmessa su La Casa del Sole TV. Tra le firme italiane, anche Daniela Caccamo docente di Biochimica Clinica all’Università di Messina e Massimo Scalia, ex di Fisica Matematica alla Sapienza Università di Roma.
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Ecco alcuni passaggi salienti del contenuto dell’appello.
La radiofrequenza (RF) è stata associata a diverse problematiche sanitarie tra cui:
- cancro (la RF è stata classificata dalla IARC come “possibile cancerogeno per l’Uomo” nel 2011, ma studi successivi hanno concluso che la radiofrequenza rientra nei parametri della Classe 2A, ovvero “probabile cancerogeno”, e della Classe 1 ovvero “cancerogeno certo”);
- malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer;
- infertilità maschile e femminile;
- aumento dello stress ossidativo (correlato a numerosissime malattie croniche);
- alterazioni neuro comportamentali nei bambini nati da madri che usavano il cellulare in gravidanza;
- disfunzioni immunitarie;
- alterazioni del metabolismo dell’insulina;
- aumento della permeabilità cerebrale e alterazioni del metabolismo cerebrale.
- di radiazioni artificiali da radiofrequenza che non sono del tutto compatibili con la vita. Un aumento ulteriore dell’esposizione della popolazione a radiofrequenza non è eticamente accettabile e neppure economicamente sostenibile.
Servono, piuttosto, misure per tutelare la salute pubblica e l’ambiente. Piante e animali, infatti, risentono dell’esposizione cronica alla radiofrequenza, con danni
significativi soprattutto alle popolazioni di uccelli e di api. Un recente articolo del professor James Lin su “IEEE Microwave Magazine” del 3 Giugno 2023, la rivista della più prestigiosa organizzazione mondiale di ingegneri, conclude che le linee guida ICNIRP presentano gravi limitazioni:
- proteggono solo da effetti termici acuti per esposizioni di alta intensità e di breve durata (30 minuti);
- non sono applicabili alle esposizioni a lungo termine e di bassa intensità, come effettivamente avviene nei contesti di vita quotidiani;
- si basano su informazioni obsolete;
- non proteggono dalle radiazioni della tecnologia 5G, che ha caratteristiche di forte polarizzazione, molto diverse dalle generazioni precedenti della telefonia mobile, per le quali servirebbero ulteriori studi.
Le linee guida ICNIRP, quindi, non sono idonee a tutelare la salute umana e dovrebbero essere aggiornate secondo le più recenti pubblicazioni del settore.
La legislazione italiana (Legge 36/2001) prevede fortunatamente limiti più cautelativi perché i decisori di allora presero in considerazione due principi fondamentali e irrinunciabili:
il Principio di Precauzione, originariamente sancito nel diritto internazionale dell’ambiente all’interno della Dichiarazione di Rio de Janeiro del 1992;
il Principio di Minimizzazione ALARA (As Low As Reasonably Achievable), ovvero il più basso livello ragionevolmente ottenibile senza compromettere lo sviluppo tecnologico.
Per le suddette ragioni i sottoscritti Vi chiediamo:
1. di mantenere fermo il valore di attenzione di 6 V/m previsto dall’attuale legislazione (DPCM 8.07.2003);
2. di misurare il suddetto valore sulla media di 6 minuti che ha una precisa ragione biologica (è il tempo necessario alle cellule per dissipare il calore prodotto dal campo elettromagnetico) come previsto dal D.P.C.M. dell’8.07.2003, 4 ovvero si richiede di abrogare l’articolo 14, comma 8 lett. d) del D.L. 179/2012, che stabilì la misurazione nell’intervallo di tempo di 24 ore, che è del tutto arbitrario e privo di ragioni se non quella di diluire i valori misurati;
3. di portare l’obiettivo di qualità a 0,6 V/m;
4. di approvare una legge sul conflitto di interessi, al fine di obbligare gli esperti chiamati a fornire pareri scientifici in ambito istituzionale a dichiarare pubblicamente le fonti di finanziamento delle loro ricerche, le loro proprietà azionarie in aziende del settore e le consulenze in conflitto con l’interesse pubblico.