Siria, ribelli: «Abbiamo fatto esplodere noi per sbaglio le armi chimiche». Il reportage che nessuno cita
Posted by admin on settembre 3rd, 2013
Un clamoroso reportage da Ghouta, dove si sarebbe verificato l’attacco chimico, di Mint Press News raccoglie le testimonianze dei ribelli: «Le armi venivano dall’Arabia Saudita»
In Siria, a Ghouta, sono esplose armi chimiche ma secondo ribelli locali non è stato il dittatore Bashar al-Assad ad utilizzarle ma i ribelli stessi, per errore. La notizia è contenuta in un reportage pubblicato lo scorso 29 agosto su Mint Press News, che non è stato ripreso dai quotidiani italiani, firmato da Dale Gavlak (che dalla Giordania collabora da anni con Associated Press) e Yahya Ababneh, che ha condotto interviste e ricerche sul campo in Siria. Interviste che hanno dell’incredibile (e suscitano qualche sospetto) dal momento che le dichiarazioni dei ribelli contenute vanno contro il loro stesso interesse, scagionando di fatto Assad.
«UN QUADRO MOLTO DIVERSO». «Da numerose interviste con dottori, residenti di Ghouta, ribelli e le loro famiglie, emerge un quadro molto diverso» rispetto a quello prospettato da Barack Obama, Regno Unito e Francia, secondo cui Assad avrebbe ucciso con un attacco a base di armi chimiche il 21 agosto tra le 355 e le 1700 persone a Ghouta, un sobborgo della capitale Damasco. Il reportage cita l’intervista a Abu Abdel-Moneim, padre di un combattente ribelle: «Mio figlio è venuto da me due settimane fa chiedendomi se sapevo che armi fossero quelle che gli avevano chiesto di trasportare», armi«con una struttura a forma di tubo» e altre simili a «grandi bombole di gas».
ARMI CHIMICHE USATE DAI RIBELLI. Abdel-Moneim rivela che suo figlio insieme ad altri 12 ribelli è morto per i gas chimici in un tunnel dove erano soliti stoccare le armi che un militante dell’Arabia Saudita, che guida una fazione ribelle, portava da Riyad. Un’altra combattente ribelle, soprannominata solo “K” per non farsi identificare, afferma: «[I sauditi] non ci avevano detto che cos’erano queste armi o come usarle. Non sapevamo fossero armi chimiche, non potevamo neanche immaginarlo». Secondo un altro ribelle di Ghouta, “J”, «queste armi hanno subito destato la nostra curiosità. Sfortunatamente, alcuni dei combattenti le hanno maneggiate con leggerezza e le hanno fatte esplodere».
RUOLO DELL’ARABIA SAUDITA. Secondo i reporter, dunque, delle armi chimiche sono effettivamente esplose in Siria ma non per mano del regime di Assad, bensì per mano dei ribelli, che le hanno ottenute dall’Arabia Saudita. «Oltre una dozzina di ribelli intervistati ci ha detto di essere stipendiato dal governo saudita», continua l’articolo.
«CHI HA USATO LE ARMI?». Dopo una disamina attenta del coinvolgimento a fianco dei ribelli dell’Arabia Saudita nel conflitto siriano, l’articolo riprende, condividendola, anche una considerazione di Peter Oborne per il Daily Telegraph: «Gli unici che hanno beneficiato dalle atrocità sono stati i ribelli, che stavano perdendo la guerra e che ora hanno l’America e la Gran Bretagna pronte a intervenire al loro fianco. Mentre sembrano esserci pochi dubbi che le armi chimiche siano state usate, non è ancora certo chi le abbia usate. È importante ricordare che Assad è già stato accusato in precedenza di aver usato gas velenoso contro i civili. Ma allora, Carla del Ponte, commissario delle Nazioni Unite in Siria, ha concluso che i ribelli, non Assad, erano probabilmente responsabili».
Se il talebano Usa attacca la Siria va processato per crimini contro l’umanità
Posted by admin on settembre 3rd, 2013
Attaccare un Paese martoriato come Siria, dove il numero di rifugiati supera oramai i 2 milioni è un vero crimine contro l’umanità e va perseguito.
L’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu, ricorda che solo un anno fa il loro numero era di appena 230.671 persone. In un anno il numero dei rifugiati siriani nei paesi confinanti con la Siria è aumentato di 1,8 milioni e questo non solo a causa della guerra interna, ma soprattutto per il timore di un attacco da parte degli Usa e eventuali accoliti. Un attacco che provocherebbero un vero disastro nella regione che porterebbe ha ripercussioni a livello più ampo, difficili da immaginare.
Non è pensabile che gli americani, il popolo americano, voglia questa guerra.
A Obama, vergognosamente insignito del premio Nobel per la pace, va assolutamente ritirato questo riconoscimento.
Barak Hussein Obama, deve smettere i panni del talebano e desistere da questa azione criminosa e criminale. Inoltre, alla luce di tutto ciò e dei ripetuti errori in politica estera si deve dimettere immediatamente.
Armando Manocchia
Attacco alla Siria: cresce il No tra i militari USA
Posted by admin on settembre 2nd, 2013
Si intensificano negli Stati Uniti le manifestazioni e le prese di posizione trasversali contro l’aggressione militare alla Siria. Un segnale che sta catturando l’attenzione di alcuni media e sicuramente preoccupando il governo è la crescente opposizione tra i militari di Washington, molti dei quali stanno partecipando negli ultimi giorni ad una vera e propria campagna contro l’intervento militare. Un’opposizione crescente alla guerra, quella dei militari USA, nota in Siria, e sfruttata dal collettivo di hacker ‘Syrian Electronic Army – probabilmente vicino al governo di Damasco – che alcune ore fa è entrato all’interno del sito dei Marines facendo appello ad una comune collaborazione contro il terrorismo di Al Qaeda. Sicuramente il ruolo egemone dei fondamentalisti islamici e delle reti jihadiste tra i ribelli che si oppongono al regime di Assad è un argomento che trova ampio spazio tra i giovani soldati statunitensi, moltissimi dei quali cresciuti negli anni in cui l’esercito di Washington è stato mobilitato e impegnato in operazioni militari in varie parti del mondo spacciate come di contrasto al Al Qaeda, ai Talebani e simili. E’ dura accettare che il proprio paese, che continua a descriversi come il baluardo mondiale della libertà e della lotta contro il terrorismo islamista, sia ora sul punto di sferrare un attacco contro un paese il cui governo, certamente dittatoriale, è innegabilmente assediato da Al Qaeda.
In questi giorni sono sempre più numerosi i semplici soldati – marines, avieri, marinai – ma anche alcuni ufficiali delle forze armate Usa, in divisa, che si fotografano con il volto celato (per evitare ritorsioni e punizioni) e con cartelli su cui scrivono frasi come “non sono entrato nell’esercito per finire coinvolto in guerre civili di altri paesi: stiamo fuori dalla Siria!”; oppure “Obama, io non andrò a combattere per i tuoi ribelli in Siria. Svegliatevi gente!” e ancora: “Non mi sono arruolato in Marina per combattere a fianco di Al Qaeda nella guerra civile siriana”. “La maggior parte dei ribelli che combattono in Siria sono mercenari stranieri affiliati ad Al Qaeda che commettono atrocità contro la popolazione siriana” si legge nei commenti alle foto sui social network, e sono in molti quelli che chiedono ai parlamentari, nei prossimi giorni, di votare contro la mozione di Obama durante l’esame del Congresso. Tra i commenti, c’è poi chi ringrazia i soldati per il loro senso critico: “Grazie mille agli uomini e alle donne delle forze armate che non si limitano a seguire ciecamente gli ordini”.
NAPALM IN SIRIA. COMPLIMENTI BBC!
Posted by admin on settembre 2nd, 2013
Aguzzate la vista! (come consiglia anche la cara Settimana Enigmistica) E guardatevi il video della BBC. Potete anche saltare i primi 34 secondi (anche se il tono politically correct della giornalista che introduce è la cosa più oscena del video) l’importate è osservare con attenzione. Pronti? Via.
OK. E ora l’articolo.
Solo commiserazione per i tanti disperati della guerra che – con familiari, parenti e, spesso, con un cellulare – improvvisano falsi video “shock” da vendere. Tutt’altro giudizio per gli strapagati “corrispondenti di guerra” che questi video comprano per imbottire i loro, altrimenti indigeribili, reportage e per quei network che, forti di un pubblico ormai completamente assuefatto, questi video diffondono con il “prestigio della loro “autorevolezza”. È il caso dell’ormai arcinoto video del “Bombardamento con il napalm su una scuola nel nord della Siria”, lanciato dalla BBC - e subito ripreso, in Italia, daANSA, RAInews, La Stampa, Corriere della Sera, il Fatto quotidiano… – che riferisce di almeno 10 bambini uccisi e molti altri feriti (“molti lamentano ustioni su oltre il 50% del corpo, il che rende incerta la prognosi dei medici”) per “una bomba al napalm, lanciata da un caccia dell’aviazione di Assad, su una scuola” (…) “come riferiscono numerosi testimoni”.
Ma prima, due parole sul napalm una sostanza gelatinosa che sviluppa un calore altissimo (fino a 1.200 gradi) e che si appiccica alla cute bruciando (anche irrorandola con acqua) per 10-15 minuti. Non a caso, tranne qualche rarissima eccezione, non sono mai state trovate vive persone colpite direttamente da napalm (che tra l’altro, determina bruciature assolutamente caratteristiche) ma solo quelle colpite da fogliame e altri oggetti arsi da questa sostanza. Fogliame, appunto. In quanto il napalm (tra l’altro, oggi in disuso, anche nella sua variante Napalm-B) è un’arma fatta per colpire terreni sommersi da vegetazione (come i boschi dell’Appennino nel 1944 o le campagne vietnamite); non certo aree urbane (dove il suo effetto sarebbe minimo) e dove oggi si preferisce usare (Falluja,Gaza) fosforo bianco: formalmente, un dispositivo illuminante, sì incendiario, ma prevalentemente tossico e che lascia sul terreno evidentissime tracce.
Inverosimile, quindi, che l’aviazione di Assad abbia impiegato una bomba al napalm per colpire una scuola. Ma poi, perchè uccidere degli inermi scolaretti? Per ingraziarsi l’Occidente? Ma, poi, siamo sicuri che fosse una scuola? È la prima domanda che ci si pone vedendo nel video la piscina posta a fianco dell’ingresso. Una scuola? Senza nessun banco, lavagna, zainetti e libri abbandonati… e via dicendo? I corrispondenti della BBC – Ian Pannell e Darren Conway – ci assicurano di si. E, per attestarlo, ci mostrano undondolo di plastica, un paio di scarponi invernali (ad agosto?) e unascarpa da donna: tutti miracolosamente intatti, dopo i 1200 gradi del napalm. Per fortuna le nostre perplessità vengono spazzate via da quanto riportato da RaiNews “Coperto dall’anonimato nel timore di rappresaglie, il preside della scuola (e meno male che era protetto dall’anonimato! N.d.r.) ha dichiarato di “non aver mai visto nulla di simile prima”(…) “La cosa peggiore nella vita è guardare qualcuno morire proprio davanti a te senza poterci fare niente“.”
Ma dove sono i corpi dei dieci bambini uccisi e degli altri di “incerta prognosi”? Il video (pur preceduto nelle sue versioni italiane da un minaccioso “Attenzione! Video non adatto a persone sensibili.”) non li mostra. E non mostra nemmeno genitori che verosimilmente sarebbero dovuti accorrere in gran numero nell’ospedale (e nemmeno le loro macchine, come dimostra il parcheggio semivuotodavanti l’ospedale). Bisogna, quindi, accontentarsi dell’esibizione di questo bambino che, seduto su una sedia, con una pelle assolutamente intatta (per non parlare dei capelli) ricoperta da una crema, senza togliersi nemmeno l’orologio da polso, ce la mette tutta per convincerci. Certamente, meno avvincente la tizia con il velo in testa (ovviamente intatto, come il vestito) ma sempre ricoperta dalla stessa crema che, non potendo essere un lenitivo antiustione (la tizia sta entrando nell’ospedale) dovrebbe rappresentare il famigerato napalm. Poco convincente, come le donne urlanti e il tizio con i baffi accanto a lei.
Ma quello che resta davvero il “top” del video è questa scena – girata in una stanza che tutto può essere tranne un pur improvvisato ricovero ospedaliero (considerando la presenza di uno specchio, una tenda ma di nessun letto o branda) – dove cinque ragazzi stesi per terra (tre con i vestiti intatti, ça va sans dire), ce la mettono tutta ad improvvisare (anche se il ragazzo, in fondo, con la camicia bianca, evidentemente scocciato, ad un certo punto si alza e dichiara forfait). Sovrasta la scena un uomo con una canottiera sbrindellata e macchie sulla pelle. che, (al pari del ragazzo con la maglietta gialla) potrebbero pure essere vere ustioni (non certamente da napalm, visto che entra nell’edificio con le sue gambe) se non fosse per i due “soccorritori” (senza guanti, ma bardati con mascherina e maglietta blu dell’organizzazione “umanitaria” Hand-in-hand-for-Syria) che si direbbero ignorarli, concentrando le loro “cure” su altri due ragazzi stesi a terra a improvvisare. Soccorritori che, tra l’altro, insistono a bardarsi in maniera forse “scenografica” ma francamente sospetta come questo tizio con maschera antigas che esce dall’ambulanza oquesta che, in un cortile, con una maschera a filtro per polveri sottili, concede una intervista.
Tutte costruite le scene del video? Probabilmente no. Alcuni spezzoni potrebbero rappresentare autentici ustionati (non certo da napalm). Ma le ustioni non sono rare in Italia (100.000 trattati in strutture ospedaliere), figuriamoci oggi in Siria. E quelle verosimili, rappresentate nel video, riguardano due uomini e un ragazzo, non già bambini. Già, i bambini. Dove sono i bambini?
Fosse successo quello che racconta la BBC, state pur certi che i “ribelli” (o anche i genitori) non avrebbero avuto remore ad allinearne i corpicini, riprenderli con cura e realizzare video da lanciare su internet . Così non è stato e, questa volta, alla “mitica” BBC non è restato che raccattare spezzoni vari, condirli (tra le centinaia di persone che avrebbero dovuto essere coinvolte nella tragedia) con testimonianza anonime; aggiungerci quella di tale Mohammed Abdulatiff – presentato dalla BBC come “testimone oculare” – anche se nel video si limita a maledire le Nazioni Unite, declamare quattro parole di circostanza… e realizzare un ennesimo scoop destinato a fomentare una guerra. Complimenti, BBC.
Francesco Santoianni
Fonti anonime: “Il gas di Ghouta era dei ribelli”
Posted by admin on settembre 2nd, 2013
Alcuni residenti e ribelli di Ghouta raccontano una storia diversa da quella ufficiale. Il ruolo dietro le quinte dell’Arabia Saudita.
*Mint Press News -
Tradotto in italiano dalla redazione di Nena News Mentre la macchina militare americana accellera il passo dopo l’attacco con armi chimiche della scorsa settimana, gli Stati Uniti e i suoi alleati potrebbero prendere di mira il colpevole sbagliato.
Conduciamo interviste con persone di Damasco e Ghouta, quartiere della capitale siriana, dove l’associazione umanitaria Medici Senza Frontiere ha detto che almeno 355 persone sono morte per quello che sembra un agente neurotossico. Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia – insieme alla Lega Araba – hanno accusato il regime siriano del presidente Bashar al-Assad di aver portato avanti l’attacco con armi chimiche, avendo principalmente per target dei civili. Le navi da guerra statunitensi sono dispiegate sul Mar Mediterraneo per lanciare un attacco militare contro la Siria, come forma di punizione per l’uso di armi chimiche. Gli Stati Uniti non sono interessati ad esaminare prove contrarie: il segretario di Stato John Kerry ha detto lo scorso lunedì che la colpevolezza di Assad è “un giudizio ormai chiaro al mondo”.