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di Gianni Lannes
Ogni quarto d’ora sparisce per sempre una specie vivente. Ogni minuto 40 ettari di foreste scompaiono nel mondo a causa dell’intervento antropico. Il ritmo di distruzione attuale (15 milioni di ettari all’anno) delle foreste tropicali ha innescato effetti gravissimi sugli equilibri dell’atmosfera e del clima, già manomesso dalle sperimentazioni belliche segrete delle “superpotenze”. Il mondo va incontro ad una prossima glaciazione, altro che surriscaldamenmto globale. A causa dei massicci esperimenti nucleari, non c’è più il futuro di una volta, e la Terra perde fecondità a causa dell’uomo. Per la prima volta nella storia l’animale detto uomo ha i mezzi per sterminare la vita su Gaia, ma anche la capacità culturale per evitarli. Lasciar degradare ancora l’ambiente significa lasciare in eredità ai nostri figli un deserto agonizzante.
In realtà, crisi ambientale, crisi economica e crisi energetica sono tre aspetti della stessa crisi di civiltà. Se gli esseri umani o il simulacro manipolato che ne rimane, non sapranno dare adesso, una risposta sensata alla sfida del controllo dell’interdipendenza ecologica con l’economia, un bel giorno l’umanità sprofonderà improvvisamente nella preistoria, e quindi, avviarsi all'estinzione.
E allora, radioattivi oggi e mutanti domani? Un nuovo paradigma: pensare come specie e tener conto dei limiti naturali. Occorre un salto cognitivo. Una nuova etica tra giustizia sociale ed ecologia, un mutato fondamento che abbia alla base il rispetto della vita e la conservazione dell’ambiente come parte fondamentale delle scelte economiche, politiche e sociali.