https://youtu.be/aGUkJpEVBQ4
" Pubblicato il 21 lug 2017Aldo Moro, nei memoriali scritti durante i tremendi 55 giorni di prigionia della primavera del 1978, traccia una linea precisa dei poteri che si stavano affacciando e che andavano contrastati per non trasformare irrimediabilmente la società in un impero dominato dalla tecnocrazia economica, dai grandi capitali, dalle banche e dai "club" cui si vantava di non partecipare. Accusa la Commissione Trilaterale, che nasceva in quegli anni e mirava a ridurre l'eccesso di democrazia, e mette in guardia dall'Unione Europea, dominata dagli Stati Uniti che, attraverso il processo di unificazione, miravano a ridimensionarla a una dimensione regionale.
C'erano - oltre alla sua "blasfema" offerta di governo con il Partito Comunista - esattamente queste critiche nelle sue convinzioni e nei suoi scritti. Per questo, in un pantano di marciume morale che coinvolse, intrecciandole, praticamente tutte le forze sociali dell'Italia del secondo dopo guerra (comprese le più insospettabili), la sua vita fu sacrificata, consapevolmente. E in quello scempio si stavano accendendo tutti i temi che poi ci avrebbero investito, dalla P2 a Tangentopoli, alla grande aggressione del capitale ai danni delle democrazia, fino ai governi tecnici, in un intreccio che vide il ghigno del potere mostrare il suo lato più crudele sui volti di Francesco Cossiga, Giulio Andreotti, Licio Gelli, Steve Pieczenik, Gladio... Con la sola eccezione di Craxi, che premeva invece per la liberazione dello statista Presidente della DC. E che, probabilmente per questo, ne pagò 14 anni dopo il prezzo.
Aldo Moro è oggi, qui, adesso! Pietro Ratto, filosofo, giornalista, insegnante e musicista, racconta al pubblico di Byoblu, intervistato da Claudio messora, le "cose che Moro sapeva", nel suo libro "L'Honda anomala - Il rapimento Moro, una lettera anonima e un ispettore con le mani legate" [http://amzn.to/2vK5jIk]."