di Gianni Fraschetti -
C’è una cosa che bisogna sapere di questo virus: il tempo di incubazione è di 21 giorni. Sufficienti a fare il giro del mondo adesso che ha raggiunto le grandi città del centroafrica. Il personale di medici senza frontiere è molto preoccupato , fino a ora infatti le epidemia di Ebola non si erano mai estese oltre un raggio di poche decine di chilometri dal punto in cui si erano generate e la catena del contagio tendeva ad arrestarsi rapidamente. Il suo limite, quello che impediva il dilagare dell’epidemia, era proprio questa impossibilità apparente di arrivare ai grandi centri urbani dalle zone rurali dell’interno, dove aveva iniziato a manifestarsi a metà degli anni ’70 e ciò infondeva un senso di sicurezza negli addetti ai lavori che ritenevano di poter circoscrivere la febbre emorragica e di poterla tenere sotto controllo. Come veniva segnalato un focolaio arrivava il personale dell’OMS, verificava e dopo gli aerei carbonizzavano la zona col napalm. Adesso non è più così, anche perchè, con tutta la buona volontà che hanno non si può proprio bombardare Conakry col fosforo bianco. Non sappiamo come nacque il virus, forse è quacosa che scappò di mano ai laboratori dove si preparava la guerra batteriologica del futuro. Di solito è così con questi ceppi virali che ti mandano al creatore in due o tre giorni, comunque non ce lo diranno mai. E’ certo invece che a oggi non esiste una cura, e men che meno una profilassi. Quel virus forse sarà forse lento nel contagio quando si trova in zone disabitate, al centro dell’Africa, ma una volta che ha agguanta qualcuno lo uccide in maniera fulminea, e il ceppo che ha raggiunto Conakry è quello più virulento, lo Zaire, quello letale per il 90% dei contagiati. In un contesto metropolitano, per di più degradato come quello della città africana, non valgono più le regole del tucul sperduto in mezzo al velt. Con 21 ore di incubazione il soggetto infetto diviene un untore inarrestabile e anche fuori dal contesto geografico specifico qualcuno sta cominciando a porsi il probleema. Oggi all’aeroporto Charles De Gaulle di Parigi i francesi hanno negato l’atterraggio a un velivolo, perchè sospettavano che ci fosse a bordo un passeggero proveniente da laggiù. Il Senegal ha chiuso le frontiere, il Marocco si appresta a farlo e ha intensificato i controlli sanitari e infine l’Arabia saudita ha sospeso i visti per La Mecca. I 21 giorni fanno paura a tutti, meno che al cretino di Firenze, al nostro rullo compressore che probabilmente non sa nemmeno cosa sta succedendo, perchè se lo sapesse neanche un guitto come lui lascerebbe proseguire con demenziale allegria l’operazione taxi sicuro (Mare Nostrum). I barconi con i migranti dovrebbero infatti essere rimorchiati ai porti di partenza senza che ci sia contatto con gli equipaggi delle nostre navi. Qualcuno dovrebbe spiegare al giovine magliaro di palazzo vecchio che in ambiente urbano, in poche ore, possono essere contagiate migliaia di persone, con una di quelle terrificanti progressioni geometriche che troppe volte abbiamo visto all’opera in film apocalittici ma realistici, almeno sotto quel punto di vista. Nel film infatti il lieto fine è assicurato e il vaccino lo trovano sempre alla fine, ma se succedesse da noi ? Provate a immaginare…