dimanche 17 mai 2015

Decine di miliardi rubati al MEF. Gravissima denunzia di Borghezio e Marra da "Signoraggio.it"


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Procura Repubblica di Roma.
Denunzia dell’On. Mario Borghezio, rappresentato e difeso dall’avv. Alfonso Luigi Marra, nonché dello stesso avv. Marra anche in proprio.
Oggetto: Accertare se i derivati dello Stato ed il debito pubblico siano stati illecitamente gestiti direttamente dalle banche controparti attraverso ignoti dipendenti infedeli del MEF usati come ‘teste di legno’ di altre ‘teste di legno’ di maggior grado del sistema bancario.
È emerso, in tema di derivati e di gestione del debito pubblico, che i Ministri ed i Presidenti del Consiglio hanno accettato, lungo gli anni, di essere interdetti ad esercitare alcun potere decisionale per lasciarlo esercitare direttamente dalle banche attraverso oscuri dirigenti, funzionari, dipendenti – infedeli – collocati nel MEF da altri dipendenti di maggior rango sempre delle banche pseudo-pubbliche o private, quali governatori, presidenti ecc.
Dipendenti di ‘alto rango’ ma comandati a bacchetta dai veri potentati: i proprietari delle immense fortune delle banche, alcuni dei quali, come le dinastie Rotschild e Rockefeller, detengono/controllano da soli, direttamente o indirettamente, un migliaio di banche nel mondo, tra cui la BCE e la Federal Reserve.
Procure che sembrano farsi sfuggire l’implausibilità della centralità di personaggi, quali ora questa Maria Cannata, rispetto ai fatti gravissimi, descritti con dovizia di particolari inquietanti in atti del Parlamento e giudiziari, oltre che in moltissimi articoli ad ogni livello di scientificità.
Cannata che, introdotta nel 2000 da Mario Draghi, viene fatta apparire risibilmente quale plenipotenziaria dei regali da centinaia di miliardi dello Stato alle banche.
Un’entità, Cannata, che, se esistesse nella forma rappresentataci, sarebbe surreale. Una surreale creatura di una land of darkness, una terra dell’oscurità, delle ombre, sita, non tra le gelide brume di nordici luoghi, bensì a Roma, via XX Settembre, nell’imponente edificio del MEF.
Considerazioni pertinenti perché non si tratta di rendere noti alla magistratura i crimini di certi ambienti del MEF, ma di spingerla a perseguirli, di tal che il vero problema non è il ladro, che non si vede cos’altro dovrebbe fare se non rubare, ma l’inerzia del ‘gendarme’.
Una situazione di subalternità giudiziaria così grave che quando Procure come quella di Trani fanno il loro dovere – anziché essere supportate, celebrate, come si fa ogni volta che un delinquente comune viene arrestato – sono denigrate, odiate, indebolite, avversate, così tanto che si temerebbe quasi che le denunzie possano solo servire a causare avocazioni delle indagini.
Né potremmo denunziare più di quanto è dato sapere dagli atti parlamentari e dalla stampa, perché qui occorre che Procure importanti, come quella di Roma, disattese minori bisogne, concentrino le forze per organizzare nuclei di PM molto specializzati che, in virtù dei loro poteri, adottato ogni opportuno provvedimento, entrino nei covi di cotanti misteri, e li sviscerino descrivendoli poi loro a noi.
Né i termini previsti per le indagini significano che possa esserne differito l’inizio o possano essere rallentate senza gravi motivi.
Cannata, vestale del MEF, la quale è stata infine costretta a riferire, a causa del processo di Trani, che, non si sa su decisione di chi, nel 2012, si sono dati (regalati) a Morgan Stanley 2,6 miliardi di euro come ‘penale’ su un contratto per derivati del valore di 50/100 milioni: asserzioni la cui apparente insensatezza rende manifeste cose su cui sarebbe grave continuare a non indagare da parte, non solo della Procura di Trani, ma anche di altre.
E che dire del costo di 17 miliardi dei vari contratti? Miliardi regalati, secondo l’inchiesta di Report, dai contribuenti alle 17 banche straniere e 2 italiane con le quali il MEF ha stipulato.
Reati eufemisticamente definiti dal Sole 24 Ore come «un favore alle banche d’affari internazionali, un buco clamoroso per le nostre casse». Articolo del Sole che cita anche i ministri che, fatto il danno, «girano la porta e trovano un posto di lavoro presso le stesse banche».
Eufemisticamente perché sono condotte che configurano reati e che, sempre secondo il Sole, sono state eseguite in segreto e senza che siano rintracciabili i responsabili («I contribuenti hanno pagato operazioni finanziarie fatte dai gestori del debito senza essere mai state rese note, né tantomeno spiegate, e le decisioni sono avvenute senza un vero titolare, cioè da dirigenti e tecnici che rispondevano solo al direttore generale o al ministro del Tesoro in carica»).
Indagini da estendere, per escludere o accertare eventuali do ut des, anche al rapporto tra il fatto che i 160 miliardi di derivati, costati agli italiani, solo fin qui, 42 miliardi di perdita, hanno invece fruttato, a certi pezzenti nell’animo che hanno consentito alle banche di rifilarceli, incarichi milionari presso Morgan Stanley, Jp Morgan, Deutsche Bank, Goldman Sachs ed altre.
Cose su cui crediamo indispensabile, prioritario, vitale per il destino della Repubblica, presentare ovunque denunzie, principiando un’era di manifestazioni pubbliche di centinaia di migliaia, milioni di persone, contro la sciagura di una magistratura che non persegue i crimini del regime, che nicchia, che li fa decantare.
Procura di Trani bersaglio dei molti già detti gesti negatori istituzionali, tra cui addirittura l’incredibile mancata costituzione di parte civile dell’Avvocatura di Stato in quel processo. Cosa di straordinaria sfrontatezza e gravità su cui pure è palese che la Procura debba indagare, perché i reati di ambienti del MEF e delle grandi banche – salvo ad accertare gli ignoti rei – sono conclamati, ed è conclamato quindi anche che questa mancata costituzione di parte civile causerà la mancata liquidazione delle somme che le banche sarebbero state presumibilmente condannate a risarcire, e che dovranno essere recuperate con le azioni civili.
Regali miliardari alle banche, mancate costituzioni di parte civile, «porte girevoli», rapporti inquietanti tra banche e MEF, gestione occulta e scellerata del debito pubblico, inesistenza di regole e controlli, anonimità delle condotte, intrecci di interessi, che vanno indagati, perché non attengono certo solo alla cattiva politica e cattiva economia, ma sono reati.
Può pertanto la Procura di Roma dedicare un po’ del suo tempo a questi crimini faraonici o è troppo occupata con i delinquenti comuni? Un ‘rosario’ di misfatti apocalittici dettagliatamente descritti negli allegati atti parlamentari, ma che chiediamo vengano indagati sotto il particolare, specifico profilo accennato nell’oggetto.
Siamo cioè al cospetto di operazioni ingenti, sovente di decine o centinaia di miliardi. Operazioni per le quali le banche controparti impiegano moltissimi addetti di altissima specializzazione, che agiscono secondo sofisticatissime prassi, metodiche, strategie; avvalendosi di imponenti strumentazioni, dotazioni elettroniche, software. Ciò in relazione ad ogni singolo aspetto, fase, stadio, grado, dettaglio, segmento, dei molteplici tipi di analisi, determinazioni, prezzature, rappresentazioni, quantificazioni, qualificazioni, delle innumerevoli, complesse, articolate, tipologie di rischi, garanzie, costi, prospettive, opportunità, vantaggi. Questo ai fini delle non meno complesse esecuzioni, contabilizzazioni, stipule, rinegoziazioni, rinnovi, risoluzioni anticipate, collateralizzazioni.
Si chiede quindi accertarsi se tutto ciò esiste presso il MEF e se, ad esempio, la dazione/regalo del 2,6 miliardi a Morgan Stanley per le pretestuose causali già dette, è avvenuta con le garanzie sopra descritta. Così come si chiede, sempre ad esempio, non essendo addirittura – udite udite – tutto ciò nemmeno contabilizzato nel bilancio dello Stato, nelle segrete carte di chi è allora contabilizzato? ad opera di chi? con quali mezzi? quali competenze?
Particolare profilo delle indagini su questi quesiti e quelli dettagliati negli allegati finalizzato ad appurare se sussistono carenze del MEF tali da doversi ritenere che esso non sia in grado di effettuare la gestione del debito pubblico e dei derivati, e che quindi le gravissime condotte esposte possano essere frutto dell’avere, in sostanza, affidato ‘le pecore al lupo’, cioè del fatto che gli interessi dell’Italia vengono ‘curati’ da soggetti formalmente dipendenti dal MEF ma sostanzialmente operanti secondo le direttive e nell’interesse delle banche controparti.
Quesiti a cui devono rispondere tutti, a partire da Mario Draghi, di certo ‘informato sui fatti’, il Ministro ed il Presidente del Consiglio, e non solo la ‘plenipotenziaria’ Cannata, che dice male quando obietta che l’accesso agli atti sarebbe interdetto daovviamente inesistenti disposizioni preclusive.
Si sporge pertanto formale denunzia nei confronti degli ignoti che saranno individuati quali responsabili dei reati, di cui si chiede espressamente la punizione.
Con riserva di costituirci parte civile e, si ripete, con richiesta che venga comunicata ogni eventuale richiesta di archiviazione del PM ai sensi dell’art 408 del cpp.
12.5.2015
On. Mario Borghezio, Avv. Alfonso Luigi Marra