lundi 6 février 2023

Maurizio Blondet: Il Vicario dei Rotschild chiama in Vaticano Mario Draghi (NDR: NOTA BENE: BIDEN NON HA PARTECIPATO AI FUNERALI DI BENEDETTO XVI PERCHÉ IL VERO PAPA LO HA DICHIARATO "INDESIDERATO")


Il Vicario dei Rotschild chiama in Vaticano Mario Draghi: Appena morto Ratzinger,   il Vicario dei Rotschild chiama in Vaticano  Mario Draghi 

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Cosa significa

Cosa significa? L’ambasciatore russo ha una previsione:

L’AMBASCIATORE RUSSO IN ITALIA PUNTA IL DITO SU DRAGHI: ROMA POTREBBE DAVVERO ESSERE IL CENTRO DEL GRANDE RESET!

A bollare Bergoglio “Vicario dei Rotschild”  è  l’argentino José Arturo Quarracino, in un articolo  di inusitata durezza di per sé significativa:  lo zio dell’autore era il cardinale di Buenos Aires  di cui Bergoglio fu successore, quindi conosce bene  l’attuale “vescovo di Roma”,  il suo carattere e la sua  doppiezza.

Vescovo di Roma “vicario” di Rothschild, Pfizer e Soros? Quarracino.

Da quando si è dimesso da Vicario di Cristo, l’attuale inquilino della Santa Sede ha ricoperto diversi ruoli mondani: cappellano dei Rothschild, responsabile marketing di Pfizer, sponsor dell’Agenda 2030, buffone di George Soros e sostenitore della causa LGTB. Tralasciando la Rivelazione, la Tradizione, il Magistero e la mistica ignaziana.

Come abbiamo mostrato in precedenti articoli[1], nell’aprile 2020 l’attuale Papa Francesco ha informalmente rinunciato al papato a cui era stato elevato nel marzo 2013 per costituirsi come “Vescovo di Roma”, attraverso l’edizione ufficiale dell’Annuario Pontificio 2020 – il testo ufficiale del Vaticano sulle statistiche della Chiesa cattolica universale. In quella pubblicazione, nella prima pagina, Papa Francesco non compare come capo della Chiesa, ma semplicemente “JORGE MARIO BERGOGLIO”, seguito da un breve riassunto della sua nascita, della sua ordinazione sacerdotale come membro della Compagnia di Gesù, delle sue nomine episcopali e del suo cardinalato, per concludere aggiungendo la sua elezione pontificia e l’inizio del “Suo ministero come Pastore universale della Chiesa (19 marzo)”, SENZA ALCUNA MENZIONE DI FRANCESCO.
In fondo alla pagina, sotto una linea tracciata al centro, si trovano i titoli che nel corso della storia della Chiesa definiscono l’essenza e la sostanza dell’Ufficio petrino, ma riferiti semplicemente come titoli storici, cioè come una cosa del passato.

Evidentemente non si è trattato di un errore di battitura, né di un errore del redattore, ma piuttosto, in uno stile molto gesuitico, è stato comunicato “informalmente” o “informalmente ufficialmente” che colui che era stato proclamato Papa nel marzo 2013 è diventato semplicemente Jorge Mario Bergoglio, il Vescovo di Roma, rinunciando al suo essere-Vicario-di-Cristo, privilegiando il suo essere-Vescovo-di-Roma, pur agendo come Pontefice regnante, ma non essendolo realmente. Spogliato delle sue qualità essenziali di “vicario di Cristo, successore del Principe degli Apostoli, primate d’Italia, arcivescovo metropolita della Provincia Romana, sovrano dello Stato della Città del Vaticano, servo dei servi di Dio”, trasformate in titoli storici, cioè in cose del passato. Da allora, il Vescovo di Roma ha potuto agire esclusivamente e liberamente secondo i propri criteri – “in consultazione con lo Spirito”, senza alcun legame con la Rivelazione, la Tradizione e il Magistero.

Dopo aver compiuto questo passo, don Jorge Mario Bergoglio ha potuto continuare e approfondire la rottura con la Tradizione e il Magistero a tutti i livelli possibili (dogmatico, liturgico, canonico, formativo, pastorale, ecc.) e, d’altra parte, ha stemperato ogni riferimento alla Rivelazione, citandola occasionalmente per giustificare le proprie posizioni. E fondamentalmente, ha messo da parte la presenza reale di Gesù Cristo risorto nella vita della Chiesa e nel suo attivismo “magisteriale”[2], diventando un profeta dell’auto-aiuto e dell’auto-indulgenza.

Spogliandosi del titolo di “vicario di Cristo”, Papa Francesco ha dovuto riempire questo vuoto essenziale. Lo ha fatto attraverso atteggiamenti che alla fine dimostrano che il Vescovo di Roma è caduto nella mondanità spirituale che ha criticato all’inizio del suo pontificato.
A) Cappellano-accompagnatore dei Rothschild. Abbiamo già spiegato sopra[3] come l’iniziativa globalista “Consiglio per il capitalismo inclusivo”. Con il Vaticano”, in cui il Vescovo di Roma è diventato l’alfiere della plutocrazia finanziaria e industriale internazionale, guidata dalla baronessa Forester de Rothschild, fornendo la “musica” dell’iniziativa[4].

In realtà, le “azioni rivoluzionarie eterodosse al gusto del mondo” di Bergoglio prima della creazione del Concilio hanno adattato la Chiesa al nuovo mondo progettato dalla plutocrazia anglo-americana guidata dalla famosa famiglia di banchieri: discutere l’indissolubilità del vincolo matrimoniale, la relativizzazione dottrinale di fronte al pragmatismo, alla casistica e alle “circostanze”, il “culto” della Madre Terra, l’accettazione di vaccini fatti con materiale fetale proveniente da aborti, l’autorità suprema dell’ONU, OMS e altre istituzioni internazionali, la normalizzazione dell’omosessualità nella vita della Chiesa, l’omosessualismo episcopale e cardinalizio come garanzia di promozione ecclesiastica, il permesso di ricevere la comunione concesso a politici apertamente favorevoli all’aborto, il rifiuto della Tradizione, ecc.

 

B) Responsabile commerciale di Pfizer. Ma il vuoto cristologico dell’ufficio petrino è stato colmato con un altro contributo: quello di pubblicista e venditore di sieri genici sperimentali applicati su scala globale, per mezzo della coercizione politica e sociale e dell’immunità giudiziaria, nonostante i dubbi, le incertezze e le incognite che la fabbricazione di questi sieri presenta a tutt’oggi, senza che i governi e gli organismi nazionali ne conoscano la composizione e gli effetti negativi che presentano a medio e lungo termine.

Come è diventato pubblicamente evidente, il Vaticano è stato uno degli Stati al mondo che ha imposto l’iniezione alla sua popolazione e il suo amministratore provvisorio è stato il fervente promotore della sua distribuzione e applicazione, trasformando la “paura di Covid” nel principio della “saggezza” bergogliana e l’applicazione suicida dell’esperimento genico in un “atto d’amore”. Pfizer e Bill Gates sono stati gratificati, mentre “papa” Bergoglio è diventato il responsabile marketing dei “vaccini” che sono stati imposti per “salvare il mondo”.

Che cosa dirà ora il vescovo che vive a Roma, quando verrà rivelato da un alto dirigente della Pfizer che le iniezioni di Covid-19 sono state e sono un grande business commerciale, “la gallina dalle uova d’oro”, e che l’azienda sta lavorando su come produrre mutazioni nel virus e quindi produrre nuovi “vaccini”?[5].

C) Ma estendendo la sua conversione ai principi di questo mondo – i plutocrati predatori che possiedono la finanza mondiale – il vescovo di Roma ha ribadito per l’ennesima volta il suo servizio alla causa omosessuale, nella famosa intervista concessa alla giornalista Nicole Winfield, dell’Associated Press, il 24 gennaio e pubblicata il giorno successivo [6].

Un’intervista che lascia intendere che per il Vescovo di Roma la persona di Gesù Cristo, il Risorto, non ha alcuna importanza, come se non esistesse: non lo nomina nemmeno una volta nelle 10.060 parole pronunciate nell’intervista. Strano per un gesuita che fa giustamente parte della Compagnia di Gesù e il cui paradigma di vita cristiana contemplativa sono gli Esercizi Spirituali, strutturati sugli assi dell’azione creatrice di Dio (prima settimana), della Nascita di Cristo (seconda settimana), della Passione di Cristo (terza settimana) e della Resurrezione di Cristo (quarta settimana). Nulla di tutto ciò appare nell’intervista.

Al contrario, 63 volte si riferisce esplicitamente a se stesso (“io”), 27 volte a Dio e 11 volte allo Spirito Santo. Strana “catechesi” dell’ex Vicario di Cristo, in cui il protagonista più citato è lui stesso.

Nella parte dell’intervista che si riferisce all’omosessualità, il Vescovo di Roma parla a titolo personale e mostra il suo sostegno alla normalizzazione delle relazioni tra persone dello stesso sesso, sostenute e promosse su larga scala dal 2000 (più di 20 anni fa) dal potere plutocratico e oligarchico che esse rappresentano, tra gli altri, la Ford Foundation e la Rockefeller Foundation, attraverso iniziative come la “Gay, Lesbian, Bisexual and Transgender History Conference”, tenutasi dal 14 al 17 settembre presso l’Università di Chicago (USA), organizzata e diretta dal Dr. George Chauncey[7]. George Chauncey[7].

Colpisce molto il fatto che la “dottrina” omosessualista di don Jorge Mario coincida con le concezioni della sinistra oligarchia anglo-americana rappresentata dalle fondazioni sopra citate. Potrebbe essere il prezzo pagato per non voler più essere un “vicario di Cristo”?

Per giustificare la sua concezione omosessualista, il Vescovo di Roma afferma mezze verità, che diluiscono la dottrina cristiana sull’argomento. Egli esordisce dicendo che “nel Catechismo della Chiesa Cattolica si dice che le persone con tendenza omosessuale devono essere accolte, non emarginate, accompagnate se viene dato loro un posto”, ma in realtà il testo lo afferma nel contesto della “inclinazione oggettivamente disordinata”, che per gli interessati “costituisce una vera prova” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2358). Purtroppo, però, il “pontefice” tralascia o nasconde il fatto che per la dottrina cristiana i rapporti omosessuali sono una “grave depravazione”, come definita dalla Sacra Scrittura (cfr. Gen 19, 1-29; Rm 1, 24-27; 1 Cor 6, 10; 1 Tim 1, 10), e che la Tradizione li definisce “atti intrinsecamente disordinati”, “contrari alla legge naturale”, poiché “chiudono l’atto sessuale al dono della vita”. Non procedono da una vera complementarità affettiva e sessuale”, motivo per cui “non possono mai essere approvati” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2357).

Ma senza arrossire minimamente, il Vescovo di Roma afferma che “è ingiusto” condannare esplicitamente gli atti omosessuali o parlarne in modo subdolo di “atteggiamenti innaturali”, contraddicendo il Catechismo, ponendosi così al di sopra di esso, cioè del Magistero della Chiesa.

 

Ma non contento, il nostro prelato fa un passo più audace, tradendo e contraddicendosi immediatamente. Egli afferma che “siamo tutti figli di Dio e Dio ci ama così come siamo e con la forza con cui lottiamo per la nostra dignità”. È vero che siamo tutti figli di Dio ed egli ci ama tutti allo stesso modo, ma creati come maschio e femmina, a sua immagine e somiglianza (Gen 1,27). È una bestemmia che rasenta la follia affermare che “Dio ha creato alcuni esseri umani come omosessuali”, come ha affermato talvolta incautamente il nostro connazionale. L’omosessualità è una tendenza e comunque un atto, quando viene consumato, ma non è l’essenza di nessuno come persona. In ogni caso, egli stesso riconosce subito che “l’omosessualità non è un crimine”. Sì, ma è un peccato”, da cui consegue che Dio ama il peccato (?????), che è un delirio eretico all’ennesima potenza.

Ma ancora più delirante è la pretesa che i vescovi debbano “sottoporsi a un processo di conversione” per accettare l’omosessualità in quanto tale e contribuire ad abrogare le leggi che la condannano. Per quanto è noto e conosciuto, Gesù Cristo chiama tutti gli uomini a “convertirsi e credere alla Buona Novella, al Vangelo” (Mc 1,15), ad andare incontro a Dio, non ad incontrare gli omosessuali. Sbaglia San Paolo, e sbaglia anche la Scrittura, che afferma: “Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il Regno di Dio? Non lasciatevi ingannare! Né gli impuri, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né gli omosessuali, né i ladri, né i bramosi, né gli ubriaconi, né i libertini, né i rapaci erediteranno il regno di Dio” (Prima lettera ai Corinzi, 6, 9-10). Don Jorge Mario è più saggio di San Paolo e della Parola di Dio, oppure è tempo che il Vescovo di Roma si ravveda e rivolga il suo cuore a Nostro Signore Gesù Cristo e al Suo Vangelo?

E questo bisogno di conversione diventa più esigente quando il nostro amico afferma che “Dio ha tre atteggiamenti: la vicinanza, la misericordia e la tenerezza. E questi tre sono sufficienti, l’intera teologia è lì. Un Dio che mi è vicino, che è nella mia mano. Un Dio misericordioso che mi perdona tante volte. Un Dio tenero”. Marcione di Sinope, scrittore e leader religioso che fondò una setta scismatica a Roma, lo affermava già nel II secolo d.C. Egli sosteneva la dottrina dell’inconciliabilità dell’Antico Testamento con il Nuovo Testamento, perché il primo parlava di un Dio giusto e punitivo, mentre il secondo parla di un Dio tenero e amorevole, che non giudica né condanna. Ma seguendo questa stessa linea marcioniana, il Vescovo di Roma si allontana nientemeno che da San Tommaso d’Aquino, per il quale “la giustizia senza misericordia è crudeltà; la misericordia senza giustizia è madre della dissoluzione” (San Tommaso d’Aquino, Lezione sul Vangelo di San Matteo, n. 429).

Infine, la successiva precisazione del pontefice al “gesuita” americano James Martin evidenzia il settarismo e la mancanza di cortesia (o peggio) di “Sua Santità” nei confronti di chi non lo segue pedissequamente. Nel giro di pochi giorni don Jorge Mario ha risposto al “dubium” sollevato dall’omosessualista yankee in merito all’affermazione che “l’omosessualità è un peccato”, in modo talmente superficiale e banale, ovviamente, da risultare imbarazzante. Ciò contrasta con il rifiuto del Vescovo di Roma nei confronti dei quattro cardinali (due dei quali già deceduti) che nel settembre 2016 avevano sollevato con lui i loro “Dubia” sull’indissolubilità del vincolo matrimoniale messa in discussione dall’esortazione apostolica Amoris Laetitia.

Inizialmente, queste preoccupazioni sono state sollevate privatamente con Francesco, ma quando non hanno ricevuto alcuna risposta, i cardinali hanno reso pubbliche le loro preoccupazioni nel momento già citato. Più di sei anni dopo, il Vescovo di Roma non ha ancora risposto, probabilmente perché non può difendere la sua posizione ambivalente. Ma al confratello amante delle farfalle ha risposto subito, scusandosi per non essere stato chiaro e categorico sulla “bontà” dell’omosessualità [8].

In ogni caso, con la sua difesa a oltranza dell’omosessualità “come qualcosa voluto da Dio” (??????), il nostro amico Jorge Mario Bergoglio non fa altro che seguire la strada tracciata dal suo amico George Soros attraverso la Open Society Foundations, che opera per combattere le discriminazioni dando alle comunità lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali “la possibilità di promuovere e difendere i loro diritti umani”[9].

9] “Dio è vicinanza, misericordia, tenerezza, è un Dio tenero”, ma nel caso di padre Frank Pavone il Vescovo di Roma ha dimenticato le sue parole e ha applicato in modo rigoroso, spietato e crudele la riduzione allo stato laicale, senza che il noto sacerdote pro-life conoscesse le ragioni di tale decisione e senza potersi difendere in un processo giudiziario-canonico a cui ogni accusato ha diritto. In questo caso, Don Jorge si è comportato come un capo ranch e un despota orientale, senza offrire alcun tipo di spiegazione.

Insomma, la rinuncia a essere il Vicario di Cristo e semplicemente il Vescovo di Roma ha significato per il pontefice diventare cappellano, manager, buffone e sostenitore del progetto oligarchico plutocratico di forgiare un mondo senza Dio e senza valori, basato sul più grande genocidio storico che l’umanità abbia mai conosciuto, quello dei bambini non nati. Il successore di Pietro è diventato il successore di Giuda Iscariota?

José Arturo Quarracino

1° febbraio 2023

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