mardi 7 mai 2013

Su La Testa!: PIER PAOLO PASOLINI: “IO SO…”

Su La Testa!: PIER PAOLO PASOLINI: “IO SO…”:   di Gianni Lannes








 


di Gianni Lannes

"Potrò mai più con pura passione operare, se so che la nostra storia è finita?". Poeta, scrittore e regista, autore di film che resteranno nella storia del cinema italiano come Accattone, Mamma Roma, Uccellacci e uccellini. Ha scritto editoriali sul Corriere della Sera pubblicati con il titolo emblematico di Scritti corsari, dove disse della "mutazione antropologica" cui andava incontro la società italiana, chiedendo infine un processo per la classe dirigente del Belpaese, che lui chiamava "il Palazzo".

La perdita della passione  intellettuale: "Si applaudono soltanto i luoghi comuni, mentre sarebbe il caso di coltivare l'atrocità del dubbio" dirà ai ragazzi durante un dibattito a Roma, poco prima del suo omicidio.
 
Pasolini è un osservatore della realtà e dei cambiamenti della società, totalmente libero da pregiudizi e da vincoli con il potere politico. Una persona che guarda lontano, che osserva, che studia e dice quello che pensa, senza guardare in faccia a nessuno, con una sincerità assoluta, considerata scandalosa.

Nel novembre del 1974 appare un articolo sul Corriere della Sera intitolatoChe cos’è questo golpe?, che in una raccolta successiva  verrà chiamato Il romanzo delle stragi.

«Io so - scrive Pasolini - so chi ha compiuto le stragi, chi ha tramato, chi ha coperto e depistato,  io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede (…) che  coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero…».

Un uomo così, onesto e libero, un uomo che dà fastidio al sistema di potere, è stato sottoposto ad una persecuzione giudiziaria senza precedenti in Italia. Un intellettuale così, è un intellettuale scomodo da eliminare.

Per dirla con Gianni D’Elia (Il petrolio delle stragi, Effigie, Milano, 2006): « Fare come l'ultimo Pasolini, per quanto ciò appaia impossibile e temerario: compiere una radicale critica del Potere e dell'esistente. Provare a descrivere come ciò che era nell’ombra e senza volto si sia rivelato. Come ciò che era stato tenuto nascosto sia ora esibito e ostentato. Come ciò che era tramato nell’ombra sia stato portato alla luce».

Un consiglio di lettura per un libro introvabile da 35 anni: Questo è Cefis(ripubblicato dalla  casa editrice Effigie nel 2010). Il volume è firmato da un fantomatico Giorgio Steimetz. Si tratta di un libro di inchiesta ben documentato. Piomba nelle librerie italiane nel 1972, ma subito viene fatto sparire addirittura dalla Biblioteca nazionale. E si comprende la ragione: è la documentata indagine giornalistica sul potentissimo presidente dell’Eni e Montedison, Eugenio Cefis, che un’informativa riservata del Sismi (il servizio segreto militare) indica come “il vero capo della P2” e che nel 1971 viene nominato ai vertici di Montedison, il colosso chimico privato poco prima dell’acquisto dell’Eni. “Nelle sue mani - ha scritto il politologo Massimo Teodori - Montedison diviene progressivamente un vero e proprio potentato che, sfruttando le risorse imprenditoriali pubbliche, condiziona pesantemente la stampa, usa illecitamente i servizi segreti dello Stato a scopo di informazione, pratica l’intimidazione e il ricatto, compie manovre finanziarie spregiudicate, oltre i limiti della legalità, corrompe politici, stabilisce alleanze con ministri, partiti e correnti”.

Nel 1974 si scoprirà che il capo dei servizi segreti Vito Miceli (tessera P2 numero 1605) quotidianamente inoltrava informative a Cefis. Fiancheggiato dagli spioni di Stato; lo stesso Cefis monitora politici, industriali, giornalisti, aziende pubbliche e private. Questo inquietante scenario da pre-golpe è ripreso da Pasolini in Petrolio, il romanzo sul Potere che la sua morte violenta gli impedì di terminare. Petrolio riprende ampi paragrafi di Questo è Cefis e dei rapporti del Sid, reinventandoli narrativamente. Non a caso dal questo romanzo postumo ignoti hanno sottratto il capitolo fondamentaleLampi sull’Eni, “che ha scritto Gianni D’Elia - dall’omicidio ipotizzato di Mattei guida al regime di Eugenio Cefis, ai  fondi neri, alle stragi del 1969 al 1980 e, ora sappiamo, fino a tangentopoli, all’Enimont, alla madre di tutte le tangenti”.

La strategia della tensione non vuole destabilizzare, al contrario intende consolidare un sistema che si muove con le bombe degli anni ’70 per giungere con mezzi subdoli alla presa del potere dei giorni nostri.

In questo libro di Steimetz c’è la chiave di lettura di questo criminale asse politico-economico-mafioso. Sono pagine sull’Italia del doppio boom: sviluppo e bombe stragiste, piduiste e mafiose. Uno Stato nello Stato che nel 1962 ha eliminato il presidente dell’Eni Enrico Mattei; nel 1970 il giornalista Mauro De Mauro; nel 1971 il giudice Pietro Scaglione; nel 1975 Pier Paolo Pasolini, nel 1978 Aldo Moro. La catena dei delitti di Stato per conto terzi prosegue nel 1979 con l'uccisione del giornalista Mino Pecorelli e l’omicidio del vice questore Boris Giuliano. La litania di sangue va avanti nel 1992, quando vengono eliminati i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con rispettive scorte di Polizia. 

Singolare coincidenza: proprio nel ’92 si registrò l’incontro sul Britannia dei Windsor a largo di Civitavecchia, in cui fu pianificata la spartizione e svendita dei gioielli di famiglia dell’Italia. Grazie anche ad Amato, Prodi, Ciampi e Draghi.

"L'immagine più bella di Pasolini è quell'umile Italia, del popolo innocente e percosso, affamato di storia", scriverà Paolo Volponi. 

Quel coraggio civile e politico di un essere vivente d'altri tempi, non ha avuto eguali in Italia. C'era una volta Pasolini...