samedi 5 octobre 2013

L’invasione americana in Iraq lascia una contaminazione nucleare più tossica di Hiroshima - L'obbedienza e' la piu' subdola delle tentazioni

L'obbedienza e' la piu' subdola delle tentazioni: L’invasione americana in Iraq lascia una contamina...

La potenza morale che punisce la Siria per il presunto uso di armi di distruzione di massa…Nella città irachena di Fallujah, bambardata dai Marines nel 2004, si assiste ad un aumento sconvolgente nel tasso di mortalità infantile, di tumori e di casi di leucemia. Un tasso che – stando ad una recente ricerca – supera quello riferito dai sopravvissuti alle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki nel 1945.

I medici iracheni a Fallujah si sono lamentati fin dal 2005 di essere sopraffatti dal numero di bambini con gravi difetti alla nascita, danni che spaziano da una bambina nata con due teste alla paralisi degli arti inferiori. Dicono anche di vedere molti più tumori rispetto a prima della battaglia di Fallujah svoltasi fra le truppe USA ed i ribelli.














Le loro affermazioni trovano sostegno in una ricerca la quale mostra un aumento dei tumori di quattro volte (400%) che salgono a dodici volte (1200%) nel caso di bambini sotto i 14 anni. La mortalità infantile in città è più di quattro volte (+400% ) rispetto a quella che si riscontra nella vicina Giordania ed 8 volte più alta (+800%) che nel Kuwait.
Il dottor Chris Busby, visiting professor presso l’University of Ulster – ed uno degli autori della ricerca condotta a Fallujah su 4.800 soggetti – ha dichiarato che è difficile stabilire chiaramente la causa esatta dei tumori e dei difetti neonatali, ma aggiunge che: «per produrre effetti simili, la popolazione deve essere stata esposta a fortissime sostanze mutagene quando si sono verificati gli attacchi del 2004».
I Marines USA hanno prima assediato Fallujah, 30 miglia ad ovest di Baghdad, e l’hanno poi bombardata nell’aprile del 2004 dopo che 4 dipendenti della società di sicurezza americana Blackwater furono uccisi ed i loro corpi bruciati. Dopo uno stallo di 8 mesi, a novembre i Marines sconvolsero la città usando l’artiglieria e bombardando con raid aerei le posizioni dei ribelli. Le forze USA ammisero successivamente di aver utilizzato fosforo bianco ed altre tipologie di munizioni.
Nell’assalto, i comandanti USA trattarono Fallujah come una zona dove sparare liberamente, in modo da ridurre al minimo le perdite. Gli ufficiali britannici rimasero costernati dalla mancanza di preoccupazione per i danni ai civili. Il Brigadiere Nigel Aylwin-Foster, un comandante britannico di stanza con le forze americane a Baghdad ricorda che «durante le operazioni preparatorie dell’operazione di pulizia di Fallujah del novembre 2004, in una sola notte e su di una singola piccola porzione della città, vennero sparati 40 colpi di artiglieria da 155 mm».
Aylwin-Foster aggiunge che il comandante USA che ordinò quest’uso devastante della forza non ritenne significativo di doverne fare menzione nel proprio rapporto quotidiano al generale USA in comando.
Il dottor Busby però spiega (anche che se non è in grado di identificare con precisione il tipo di armamento adottato dai Marines), che «la portata del danno genetico riscontrabile negli abitanti suggerisce l’uso di una qualche forma di uranio: «ritengo che abbiano utilizzato contro gli edifici una nuova arma in grado di penetrare attraverso i muri ed uccidere chi si trovava all’interno».
La ricerca è stata condotta da una squadra di 11 persone che nel gennaio e febbraio di quest’anno hanno verificato 711 abitazioni di Fallujah. I residenti hanno compilato un questionario fornendo dati sui tumori, casi neonatali e mortalità infantile. Finora, il governo iracheno è stato riluttante a rispondere alle lamentele dei civili circa i danni alla salute causati dalle suddette operazioni militari.
Inizialmente, i locali hanno guardato i ricercatori con un certo sospetto, soprattutto dopo che una stazione televisiva di Bagdhad aveva mandato in onda un servizio sostenendo che dei terroristi stessero conducendo un’indagine e che chiunque fosse stato sorpreso a condurla od a risponderle sarebbe stato arrestato. Conseguentemente, per togliere i sospetti, gli organizzatori della ricerca fecero in modo di essere accompagnati da una persona di fiducia della comunità.
La ricerca, intitolata «Cancer, Infant Mortality and Birth Sex-Ratio in Fallujah, Iraq 2005-2009», condotta dai dottori Busby, Malak Hamdan ed Entesar Ariabi, è giunta alla conclusione che è corretto sostenere che esista un dato di fatto incontestabile, costituito dalla improvvisa crescita di casi di tumore e di difetti neonatali congeniti. La mortalità infantile è all’80 per 1.000 contro il 19 del vicino Egitto, il 17 in Giordania ed il 9,7 in Kuwait. La ricerca descrive inoltre i tipi di tumore come «simili a quelli dei sopravvissuti di Hiroshima, che furono esposti a radiazioni ionizzanti dovute alla ricaduta di uranio dalla bomba atomica».
Particolarmente significativo il cambiamento nel rapporto fra maschi e femmine nei nuovi nati. Nella popolazione normale tale rapporto è di 1.050 bambini per 1.000 bambine, ma per quelli nati a partire dal 2005 a Fallujah c’è un calo del 18% nelle nascite di maschi: il rapporto è infatti di 850 maschi per 1.000 femmine. Il rapporto fra nuovi nati maschi e femmine è un indicatore del danno genetico che colpisce i maschi maggiormente delle femmine. Analogo cambiamento fu scoperto ad Hiroshima.
A causa della rabbia scatenata fra i civili, a partire dal 2007 gli USA hanno ridotto la potenza di fuoco usata in Iraq e a partire dal 2003, c’è stato un deciso impoverimento nell’assistenza e nelle condizioni sanitarie. L’impatto della guerra sui civili è stato più pesante a Fallujah rispetto a qualsiasi altro luogo in Iraq perché la città è stata a lungo assediata ed isolata dal resto del Paese dopo il 2004; i danni di guerra sono stati riparati lentamente e la gente era troppo spaventata per rivolgersi agli ospedali di Baghdad anche a causa dei posti di blocco militari lungo le strade.
Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Massimo Frulla, revisione di Lorenzo de Vita
Fonte > The Indipendent