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9.10.13
STRAGE DI USTICA: ATTORI PRINCIPALI
Francesco Maurizio Cossiga (primo ministro italiano) |
Valéry Giscard d'Estaing (presidente della Repubblica francese) |
Menachem Begin (premier israeliano) |
di Gianni Lannes
La tragica storia in pillole di questo intrigo internazionale, imbottito di menzogne istituzionali e depistaggi infiniti. Il movente della strage è la fornitura italo-francese di tecnologia e combustibile nucleare all'Iraq. L'8 febbraio 1978, infatti, l'Italia aveva sottoscritto un contratto da 50.320.000 milioni di dollari, a cui seguirono mastodontici affari per la vendita di armi in cambio di petrolio, sponsorizzati in prima persona da monsieur Cossiga (l'annuncio il 4 maggio 1980 della commessa per l'acquisto di 4 fregate classe Lupo per una cifra che si aggirava sui 1.500 miliardi di lire).
La sera del 27 giugno 1980 da Marsiglia decollò un aereo diretto a Bagdad con un carico speciale di uranio arricchito al 93 per cento, ossia materiale fissile immediatamente utilizzabile per una bomba atomica.
I servizi segreti Sdece con a capo Alexandre de Marenches, e Sismi comandati dal generale Giuseppe Santovito (iscritto alla P2), predisposero l'operazione di sviamento, facendo scortare il DC 9 dell'Itavia, grazie al complementare beneplacito dello stato maggiore della Difesa. Il ministro della difesa Lelio Lagorio ne era al corrente?
Gli uomini del Cheyl Ha Avir che avevano predisposto una missione quasi impossibile ma realizzata come tante altre, compreso il bombardanento il successivo 7 giugno 1981 del reattore nucleare Osirak a Tuwaitha, furono così ingannati dalla presenza di caccia transalpini, e colpirono l'obiettivo sbagliato, mentre il valivolo decollato dalla Francia volava indisturbato verso la meta. Risultato nella terra promessa: Begin ebbe un infarto e Ran Goren, a capo della squadriglia della stella di David, fu immediatamente destituito ed inviato negli Usa a studiare.
I cosiddetti soccorsi, ovviamente furono messi in atto al rallentatore. Non dovevano esserci sopravvissuti! Il volo IH 870 ammarò e non esplose in volo. C'erano passeggeri vivi alle 21 e 10 minuti circa quando l'aeroplano finì in mare.
Poi, il 18 luglio andò in onda la messinscena di un Mig 23 che era partito dall'aeroporto dell'Aeronautica militare di Pratica di Mare. A tale proposito ho trovato una traccia radar registrata dal potente sito Nadge di Jacotenente nel Gargano, la mattina del 18 luglio, di un velivolo che scende da nord arriva a Reggio Calabria e poi torna indietro verso Castelsilano. Il capo di Stato maggiore dell'aeronatica era il generale Lamberto Bartolucci, mentre a capo del Sios c'era il generale Zeno Tascio, che si era tanto prodigato per la vendita di armamenti all'Iraq ed aveva imbastito il depistaggio del mig 23 in Calabria, facendo scongelare addirittura da un congelatore dell'aeroporto Am di Gioia del Colle, un cadavere circonciso, di certo non libico. Il facile capro espiatorio era la Libia, che però nella vicenda non c'entrava nulla. Gheddafi ne approfittò per fare la vittima degli Usa.
A quel tempo, il capo di stato maggiore della difesa, era l'ammiraglio di squadra Giovanni Torrisi (iscritto alla P2). Singolare coincidenza, nel corso dell'estate di 33 anni fa, la società italiana Mediterranean Survey Services (costituita a Roma il 17 luglio 1980), di cui era titolare il banchiere Francesco Pacini Battaglia (iscritto alla P2), ispezionò con propri mezzi subacquei i fondali dove si era inabissato l'I - Tigi. Nel consiglio di amministrazione della MSS figurava proprio l'ammiraglio Giovanni Torrisi.
Il 22 maggio 1988, il sommergibile Nautile dell'Ifremer (impresa notoriamente legata ai servizi segreti francesi) filmò a 3 mila metri di profondità, tra i rottami del Dc9 Itavia, ben due carcassse di missili aria-aria: uno Shafrir (produzione israeliana) e un Matra 530 R (produzione francese), che però non furono mai recuperati. Che singolare coincidenza!
I due giudici inquirenti, Bucarelli e poi dal 23 luglio 1990 Priore, non si accorsero di nulla. Davvero strano!
La sera del 27 giugno 1980, alle ore 21,20 circa, l'avvocato Enrico Brogneri, vide sfrecciare sul cielo di Catanzaro a bassissima quota, un velivolo proveniente dal Tirreno, di colore grigio chiaro che identificò per un Mirage o un Kfir.
Il 28 giugno 1980, un manipolo di soldati giunti da una caserma di Cosenza piantonarono per 3 giorni un velivolo di colore grigio chiaro con una coccarda a forma di stella. Le loro testimonianze sono agli atti giudiziari. In quei giorni il tenente dei carabinieri Santoliquido a bordo di un elicottero dell'Arma, imbracò questo relitto che sparì nel nulla.
Il 18 luglio 1980 mentre era in atto l'esercitazione Nato denominata Natinad Demon Jam, fu fatto ritrovare un Mig 23 a Castelsilano. Ma a tutt'oggi, non esiste un testimone oculare dell'evento, vale a dire la caduta di questo secondo caccia.
La NSA che allora aveva una base di ascolto segreta di Echelon, in Puglia (San Vito dei Normanni) intercettò e registrò tutto il flusso di comunicazioni tra membri del Governo tricolore e alti ufficiali italiani, susseguenti alla tragedia.
Questa verità inconfessabile ha mietuto tante altre vittime, comprese, quelle del disastro di Ramstein il 28 agosto 1988, dove tra l'altro perirono, i piloti Naldini e Nutarelli, gli stessi che la sera del 27 giugno avevavo intercettato nei pressi del Dc 9 Itavia, sul cielo della Toscana, l'inserimento in scia dei velivoli francesi, ed avevano squoccato - inascoltati - l'allarme generale. I due veterani Landini e Nutarelli non furono mai interrogati da anima viva di magistrati: né Santacroce (oggi presidente di Cassazione), né Bucarelli. Santacroce e Bucarelli furono reiteramente denunciati al Csm che archiviò in tutta fretta i documentati addebiti. Quanto a Priore, ha dichiarato di aver convocato Naldini e Nutarelli per un interrogatorio, ma questa asserzione non può essere vera, poiché Priore stesso fu nominato giudice inquirente sul caso soltanto il 23 luglio 1990, esattamente due anni dopo la morte degli ufficiali delle frecce tricolori.
La verità è il minimo che dobbiamo a quelle 81 vittime, e a tutte quelle persone che furono assassinate in seguito, perché erano in procinto di rivelare i fatti.
Perché questa verità era così inconfessabile da richiedere in seguito il silenzio, l’occultamento delle prove, gli omicidi mirati? Quella notte del 27 giugno del 1980 c’erano 68 adulti e 13 bambini compresi due neonati che tornavano a casa, che andavano in vacanza, che leggevano il giornale, giocavano con una bambola e dormivano in braccio alle mamme. Quelli che sapevano hanno deciso che i cittadini, la gente, noi non dovevamo sapere niente: hanno manomesso le registrazioni, cancellato i tracciati radar, bruciato i registri, hanno inventato esercitazioni che non sono mai avvenute. Hanno minacciato e intimidito chiunque osasse sollevare dubbi. Vero Giovanardi? Il muro di gomma non è fiction, ma un angolo buio, una zona grigia, una vergogna dello Stato italiano cementata dall’omertà internazionale di altri Stati come Israele, Francia e Stati Uniti d'America.
Post scriptum
Non temo smentite: abbondano le prove! E non temo di perdere la vita perché ho scelto di andare fino in fondo a qualsiasi costo!
Pubblicato da Gianni Lannes