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Dopo cinque giorni dall’inizio dell’invasione il leghista e il suo consulente hanno cenato con Sergej Razov all’ambasciata di Roma. Capuano smentisce, ma l’ambasciata conferma tutto a Domani
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Palazzo Chigi: «Non sappiamo nulla dell’incontro, sarebbe grave anche perché sarebbe avvenuto dopo l’invasione dell’Ucraina». La portavoce di Mosca: «Non possiamo dire nulla sul contenuto del colloquio tra Salvini e Razov»
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Tensione nella Lega. Ma anche il Vaticano è preoccupato: l’apertura di credito data a Salvini nei mesi scorsi rischia adesso di essere stato un errore. Il ruolo della Maglie e i misteri del nuovo consulente di Frattaminore
Il 1° marzo Matteo Salvini ha incontrato in gran segreto l’ambasciatore russo in Italia, Sergej Razov, insieme al misterioso Antonio Capuano, un ex deputato di Forza Italia di Frattaminore che è diventato, negli ultimi mesi, una sorta di superconsulente di Salvini per la politica estera.
Il rendez vous è avvenuto di sera, presso l’ambasciata a Roma, dove Razov ha organizzato una cena per il capo della Lega. L’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo era iniziata solo una settimana prima, e intorno al tavolo – risulta a Domani – erano seduti Salvini, Capuano, Razov e il suo consigliere e traduttore. Non sappiamo di cosa abbiano parlato gli astanti, ma è probabile che le discussioni siano cadute su questioni legate al conflitto appena scoppiato, alle rimostranze della Russia e – forse – alla posizione del partito di Salvini (da sempre considerato vicinissimo a Vladimir Putin) rispetto a Mosca, in quei giorni già presa di mira delle prime sanzioni occidentali.
.Qualche fonte interna alla Lega suggerisce che la coppia Salvini-Capuano abbia incontrato Razov altre volte anche a metà marzo e inizio aprile, ma un fatto è certo: Domani ha contattato palazzo Chigi, che dice di non essere a conoscenza di alcun incontro riservato tra il leader di uno dei partiti della maggioranza e l’ambasciatore Razov: «Fosse vera la notizia, sarebbe gravissimo».
Capuano, sentito al telefono, interrompe subito la chiamata dicendo «di Razov non so nulla». Dal quartier generale della Lega Andrea Paganella,
attuale braccio destro del leader e capo segreteria ai tempi del
Viminale di cui malpensanti danno la responsabilità di non aver fatto
filtro tra Salvini e Capuano, risponde con un secco «no comment». Da via
Bellerio prima escludono che Paganella abbia mai «fatto da tramite» tra
il capo e l’avvocato campano, e poi dichiarano «di non escludere la
presenza di Capuano durante un incontro tra Salvini e Razov.
È noto che Salvini la settimana scorsa abbia incontrato il segretario di Stato, Pietro Parolin. Nulla è però trapelato in merito al contenuto del colloquio. È un fatto, pure, che quello con il cardinale sia solo l’ultimo di una serie di incontri di rilievo che il capo della Lega ha avuto con pezzi da novanta della chiesa negli ultimi tempi.
Un rapporto dialogico che si è intensificato da settembre dello scorso anno, quando Salvini ha conosciuto meglio monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli stati. Un incontro fortemente voluto proprio da Maglie, che forse per organizzare il faccia a faccia ha messo a frutto la sua conoscenza con Francesca Immacolata Chaoqui, ex membro della commissione Cosea che ha ancora ottimi agganci Oltretevere.
Nelle interlocuzioni con il leader politico il Vaticano ha consigliato un cambio di linea sul tema migranti e dell’accoglienza, uno dei più cari a papa Francesco. In questa ottica va declinato anche il recente viaggio di Salvini a Beirut, dove il leghista ha incontrato monsignor Cesar Essayan, vicario apostolico in Libano. I due si sono confrontati sulla crisi umanitaria del paese, con Salvini che ha addirittura garantito di fare di tutto per aprire un corridoio umanitario «per i più fragili». Parole assai diverse dalla solita narrazione muscolare. Il capo del Carroccio ha usato toni simili anche nella disastrosa visita in Polonia.
Dove Salvini ha incontrato, oltre al sindaco di destra che gli ha rinfacciato in mondovisione la celebre maglietta con la faccia di Putin, anche il nunzio apostolico della Polonia. Un percorso di avvicinamento, quello tra Salvini e pezzi del Vaticano, che dunque non è affatto casuale o sporadico, e che adesso rischia di essere interrotto: la Santa sede non ha affatto apprezzato le nuove mosse di Salvini e le chiacchiere in libertà del suo nuovo consulente di Frattaminore, e da adesso in poi – giurano dal palazzo apostolico – al leghista russofilo si darà meno credito.
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