Firenze, 2 aprile 1566 - 25 maggio 1607
Nasce nel 1566 e appartiene alla
casata de' Pazzi, potenti (e violenti) per generazioni a Firenze, e
ancora autorevoli alla sua epoca. Battezzata con il nome di Caterina, a
16 anni entra nel monastero carmelitano di Santa Maria degli Angeli in
Firenze e come novizia prende il nome di Maria Maddalena. Nel maggio
1584 soffre di una misteriosa malattia che le impedisce di stare
coricata. Al momento di pronunciare i voti, devono portarla davanti
all'altare nel suo letto. Da questo momento vivrà diverse estasi, che si
succederanno per molti anni. Le descrivono cinque volumi di
manoscritti, opera di consorelle che registravano gesti e parole sue in
quelle ore. Più tardi le voci dall'alto le chiedono di promuovere la
«rinnovazione della Chiesa» (iniziata dal Concilio di Trento con i suoi
decreti), esortando e ammonendo le sue gerarchie. Scrive così a papa
Sisto V, ai cardinali della curia; e tre lettere manda ad Alessandro de'
Medici, arcivescovo di Firenze, predicendogli il suo breve pontificato.
La mistica morirà nel 1607 dopo lunghe malattie.
Etimologia: Maria = amata da Dio, dall'egiziano; signora, dall'ebraico
Emblema: Giglio
Martirologio Romano: Santa
Maria Maddalena de’ Pazzi, vergine dell’Ordine delle Carmelitane, che a
Firenze in Cristo condusse una vita nascosta di preghiera e di
abnegazione, pregò ardentemente per la riforma della Chiesa e,
arricchita da Dio di doni straordinari, fu per le consorelle insigne
guida verso la perfezione.
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È una Firenze rinascimentale, dominata dalla
potente famiglia de’ Medici, quella che fa da sfondo alla nascita di
Santa Maria Maddalena de’ Pazzi. Lei, però, l’unica rinascita che
auspica è quella della Chiesa e l’unico potere che riconosce è quello
dell’amore di Dio. La sua forza è la preghiera: una preghiera fervida e
costante che la accompagna per tutta la sua pur breve vita. Nata nel
1566 dalla nobile famiglia fiorentina di Geri de’ Pazzi e battezzata con
il nome di Caterina, avverte sin da piccola l’attrazione per il
colloquio intimo con Dio. A 16 anni, nel 1582, entra nel Monastero di
Santa Maria degli Angeli e prende il nome di Maria Maddalena.
L’intensa stagione mistica
Nei primi anni di vita monastica viene colpita da una malattia che le
impedisce di stare coricata, tanto che pronuncia i voti seduta su un
letto, appositamente sistemato davanti all’altare della Vergine. Da quel
momento in poi, la futura Santa vive un’intensa stagione mistica che le
sue consorelle annotano e raccolgono in diversi volumi di manoscritti,
tra cui I quaranta giorni datato 1584, I colloqui, e Revelationi e
intelligentie del 1585. Nei resoconti, Maria Maddalena esorta a
ricambiare l’amore di Cristo per l’uomo, testimoniato dalla Passione. A
partire dal 1586, però, la donna prova un’esperienza di forte sofferenza
interiore: privata del sentimento della grazia, si sente come “Daniele
nella fossa dei leoni”, combattuta tra prove e tentazioni che verranno
descritte poi nel volume Probazione.
L’impegno per il rinnovamento della Chiesa
Ma è proprio in questo momento difficile della sua vita che Maria
Maddalena avverte l’esigenza di impegnarsi per il rinnovamento della
Chiesa avviato dal Concilio di Trento. La religiosa, dunque, scrive
diverse lettere al Pontefice Sisto V, ai cardinali, agli arcivescovi tra
cui quello di Firenze, Alessandro de’ Medici (futuro Leone XI),
ribadendo la necessità della “renovatione della Chiesa”, anche per
combattere la “tiepidità” di tanti battezzati. In totale, le missive –
dettate nei momenti di estasi e forse mai spedite – sono dodici e in
esse Maddalena afferma, con coraggio, di scrivere “per essere sposa e
non serva” di Dio, e di agire nell'approfondimento teologale di
un’alleanza sponsale con il Signore, ricca di un amore puro e senza
alcuna contropartita, come quello del Figlio.
“Venite ad amare l’Amore!”
Nel 1590 si conclude il periodo buio per Maria Maddalena che, con nuove
energie, decide di dedicarsi alla formazione delle novizie, diventandone
il punto di riferimento. “Venite ad amare l’Amore!”, chiede alle
consorelle, esortandole a diffondere l’annuncio dell’amore di Dio per
ogni creatura. Poco dopo, però, si ammala gravemente di tubercolosi: per
tre anni patisce atroci sofferenze che la costringono a ritirarsi dalla
vita attiva della comunità e a immergersi totalmente nel “nudo patire”,
per amore di Dio. La morte la coglie il 25 maggio 1607, a soli 41 anni.
La centralità della Trinità
Ma la sua fama di santità si è già sparsa e nemmeno vent’anni dopo, nel
1626, Papa Urbano VIII la proclama Beata. Sarà poi Clemente IX a
canonizzarla, il 28 aprile 1669. Oggi le sue spoglie – rimaste
incorrotte – riposano nel Monastero a lei dedicato, situato nel
quartiere Careggi di Firenze. Alla grande mistica fiorentina si deve la
centralità della Trinità nella vita spirituale ed ecclesiale e il vivere
l’esperienza interiore come un profondo amore a Dio. Perché, in fondo,
Maria Maddalena è stata un’innamorata dell’Amore.
(Vatican News)
Una santa da capogiro. Parte della sua vita si svolge come fuori dal
mondo, in lunghe e ripetute estasi, con momenti e atti quasi
“intraducibili” oggi: come lo scambio del suo cuore con quello di Gesù,
le stigmate invisibili, i colloqui con la Santissima Trinità... Scene
vertiginose di familiarità divino-umana; dopo le quali, però, lei
ritorna tranquilla e laboriosa monaca, riassorbita nella quotidianità
delle incombenze.
Appartiene alla casata de’ Pazzi, potenti (e violenti) per generazioni
in Firenze, e ancora autorevoli alla sua epoca. Battezzata con il nome
di Caterina, a 16 anni entra nel monastero carmelitano di Santa Maria
degli Angeli in Firenze e come novizia prende il nome di Maria
Maddalena.
Nel maggio 1584 soffre di una misteriosa malattia che le impedisce di
stare coricata. Al momento di pronunciare i voti, devono portarla
davanti all’altare nel suo letto, dove "dì e notte sta sempre a sedere".
Ed ecco poi quelle estasi, che si succederanno per molti anni. Le
descrivono cinque volumi di manoscritti, opera di consorelle che
registravano gesti e parole sue in quelle ore. (Parole sorprendenti:
nelle estasi, lei usava un linguaggio colto, “specialistico”, di gran
lunga superiore al livello della sua istruzione). Questi resoconti, che
lei legge e corregge, e che acuti teologi perlustrano in punto di
dottrina, contengono – espresso in mille modi e visioni e voci –
l’invito appassionato a ricambiare l’amore di Cristo per l’uomo,
testimoniato dalla Passione.
Più tardi le voci dall’alto le chiedono di promuovere la “rinnovazione
della Chiesa” (iniziata dal Concilio di Trento con i suoi decreti),
esortando e ammonendo le sue gerarchie. Maria Maddalena esita, teme di
ingannarsi. Preferirebbe offrire la vita per l’evangelizzazione, segue
con gioia l’opera dei missionari in Giappone... Voci autorevoli la
rassicurano, e allora lei scrive a papa Sisto V, ai cardinali della
Curia; e tre lettere manda ad Alessandro de’ Medici, arcivescovo di
Firenze, che poi incontra in monastero. "Questa figliola ha veramente
parlato in persona dello Spirito Santo", dirà lui. Maria Maddalena gli
annuncia pure che presto lo faranno Papa, ma che non durerà molto (e
così gli ha predetto anche Filippo Neri). Infatti, Alessandro viene
eletto il 10 maggio 1605 con il nome di Leone XI, e soltanto 26 giorni
dopo è già morto.
Per suor Maria Maddalena finisce il tempo delle estasi e incomincia
quello delle malattie. Del “nudo soffrire”, come lei dice, che durerà
fino alla sua morte, già accompagnata da voci di miracoli, che
porteranno nel 1611 l’apertura del processo canonico per la sua
beatificazione, a pochi anni dalla morte avvenuta nel 1607. Papa
Clemente IX, il 22 aprile del 1669, la canonizzerà. Le spoglie di santa
Maria Maddalena de’ Pazzi ora riposano nell’omonimo monastero, a
Firenze. |