il corpo senza vita di Aldo Moro a Roma in via Caetani (9 maggio 1978) |
di Gianni Lannes
Nessun mistero, nessun segreto, nessuna dietrologia e nessun complottismo, bensì complotti di Stati del Patto Atlantico.
«Dovevamo sacrificare Aldo Moro. E anche se mi dispiaceva per lui, per la sua famiglia, per il Paese, bisognava che fosse sacrificato per stabilizzare l’Italia»: parola di Steve Pieczenik, funzionario del Dipartimento di Stato nordamericano, consulente dell’unità di crisi del Viminale, presieduta dal ministro Francesco Cossiga, ed interamente controllata dalla loggia massonica P2, sponsorizzata dalla Central Intelligence Agency.
una lettera di Aldo Moro dalla prigionia! |
Le direttive del Governo U.S.A. non erano indirizzate alla liberazione di Moro. Attività che invece verrà brillantemente dispiegata per la liberazione del generale Dozier. Di più: le trattative di Stato per salvare l'assessore democristiano della Campania Ciro Cirillo, dal rapimento delle brigate rosse eterodirette.
Basta ricucire fatti e dichiarazioni per ricomporre l’ingarbugliato mosaico. Il 22 ottobre 2007, infatti, l’Agenzia giornalistica italiana (Agi) riporta in un lancio la seguente dichiarazione:
Basta ricucire fatti e dichiarazioni per ricomporre l’ingarbugliato mosaico. Il 22 ottobre 2007, infatti, l’Agenzia giornalistica italiana (Agi) riporta in un lancio la seguente dichiarazione:
«MORO: GALLONI, GLI USA SAPEVANO DOVE ERA PRIGIONIERO
Galloni, tra i fondatori della corrente di sinistra della Democrazia Cristiana, grande amico di Aldo Moro anche se mai doroteo, e' stata una vera e propria miniera di informazioni … Ha rivelato infatti che gli americani sapevano dove era la prigione di Moro e che il covo dove e' stato tenuto lo statista durante il rapimento "non e' quello indicato dai brigatisti". Inoltre, ha rilevato che Francesco Cossiga, ministro dell'Interno durante il sequestro, "non ha detto tutto". E qui e' sceso nel dettaglio: "il 9 maggio del 1978 - ha detto Galloni - Cossiga sapeva e si aspettava che Moro sarebbe stato liberato". E ancora: la mattina del 16 marzo, giorno del rapimento, Moro era uscito presto di casa, intorno alle 9, mentre il dibattito alla camera era previsto per le 10. Infatti, lo statista, al momento del sequestro, si stava recando a casa del segretario della Dc, Benigno Zaccagnini che aveva in mente di dimettersi dalla guida del partito non appena il governo avesse ottenuto la fiducia. Moro andava da lui per farlo recedere da questa decisione, ma come questa informazione e' finita alle Br?. Non basta: lo statista rapito si era lamentato spesso del fatto che sia la Cia che il Mossad avessero informazioni sulle Br ma non le davano al governo italiano. Insomma, intorno alla vicenda Moro le zone d'ombra sono ancora molte. Per Rosario Priore, il magistrato che ha seguito l'inchiesta Moro, i servizi segreti francesi e la Stasi, che seguiva gli uomini della Raf con i quali le Br intrattenevano stretti rapporti, sapeva che ci sarebbe stato il sequestro del presidente della Dc».
In effetti nel febbraio 1978 almeno sette servizi segreti di rango internazionale operativi in Italia (Cia, Kgb, Mossad, Sdece, Stasi, Ssvpvk, Bis), nonché gli omologhi italiani ufficiali e paralleli - Sismi, Sisde, Gladio, Anello - erano perfettamente a conoscenza del rapimento.
Gladio un documento del 2 marzo 1978 (14 giorni prima della strage e del sequestro) |
Il giudice di chiara fama Ferdinando Imposimato ribadisce che «I servizi segreti italiani purtroppo erano alle dipendenze della Cia» come oggi. Un esempio: in via Gradoli a Roma - dove al civico 96 (uno dei covi delle brigate rosse a Roma) viveva il capo terrorista Mario Moretti - c’erano addirittura 24 appartamenti del ministero dell’Interno ed un rifugio di estrema destra.
Le brigate rosse non avevano alcuna preparazione militare per mettere in atto la strage di via Fani, dove le loro armi si sono inceppate. Quel mattino era presente in loco il colonnello Camillo Guglielmi, addestratore di Gladio.
L’attenzione in ogni caso va soffermata su Hyperion, fondata a Parigi nel 1975: una filiale della Cia per la gestione sotto copertura di gruppi eversivi in Europa. In questa sedicente scuola linguistica che aprì due sedi in Italia (a Milano e a Roma) un mese prima della strage del 16 marzo 1978, e poi le richiuse nel giugno dello stesso anno, a cui faceva riferimento la sfinge Moretti, era guidata e coordinata da Corrado Simioni, Vanni Mulinaris eDuccio Berio.
E’ proprio vero: l’Italia è la culla del diritto ma la tomba della giustizia. Assassini conclamati a piede libero. I brigatisti Mario Moretti (6 ergastoli), Barbara Balzerani (3 ergastoli), Valerio Morucci (più ergastoli), Adriana Faranda (15 anni di carcere), Prospero Gallinari (3 ergastoli: deceduto per cause naturali), Bruno Seghetti (1 ergastolo), Anna Laura Braghetti (1 ergastolo), sono tutti liberi, nonostante le pesanti condanne penali, in cambio del silenzio sulla trattativa ( i segreti rivelati da Moro) con lo Stato, allora rappresentato da Giulio Andreotti (primo ministro) e Francesco Cossiga (ministro dell'interno), a loro volta subordinati al Governo U.S.A. (& getta!).
Ha dichiarato Franco Ferracuti, psichiatra e membro del Comitato di crisi durante il sequestro Moro, nonché agente della Cia e membro della P2:
«Aldo Moro era politicamente morto fin dal giorno della sua prima lettera dalla prigionia. E, dal punto di vista del Governo, è stato meglio che l’incidente di Moro sia finito come è finito».
In altri termini, impunità e cinismo in uno Stato che calpesta il diritto da sempre.
Aldo Moro era uno statista ed un grande uomo politico. E’ stato il fautore del primo governo di centro sinistra di solidarietà nazionale, promotore con Enrico Berlinguer del compromesso storico, ossia del dialogo politico tra cattolici e comunisti.
Il disegno di Moro era avversato in modo esplicito dal Governo degli Stati Uniti d’America. Moro fu minacciato da Henry Kissinger nel 1974. Moro doveva già morire il 4 agosto 1974 nella strage del treno Italicus.
Il criminale internazionale Henry Kissinger (boss del Bilderberg Group, nonché sodale di David Rockefeller) è stato ricevuto in tempi più recenti dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, come se niente fosse.
Se il nuovo primo ministro Enrico Letta è un affiliato di rilievo alle medesime organizzazioni terroristiche (Bilderberg, Trilateral Commission) ci sarà una motivazione.
Se il nuovo primo ministro Enrico Letta è un affiliato di rilievo alle medesime organizzazioni terroristiche (Bilderberg, Trilateral Commission) ci sarà una motivazione.
Se l'Italia è un Paese privo di libertà, democrazia, giustizia e sovranità, la ragione è fin troppo evidente. Stato di diritto? Piuttosto repubblichetta delle banane.