Tal Giacomo Biraghi da Milano la patente di expottimista è riuscito a farsela dare. “La Camera di Commercio”, ammette, “mi ha pagato 160 mila euro lordi per un lavoro di due anni e mezzo”. Non basta: “Expo mi ha affidato un incarico di pubbliche relazioni da luglio 2014 a ottobre 2015 di 90 mila euro”. Fanno 250 mila euro: in effetti, c’è di che essere ottimisti.
Lui lo fa twittando come un forsennato per far passare sui social un’immagine positiva di Expo.
E scrivendo un libello agiografico che intitola appunto: Expottimisti. Tutto quello che dovreste sapere sull’Expo 2015 e non sapete a chi chiedere. In quelle veloci paginette, tutte schede e infografica, promette cose mirabolanti che fanno bene al cuore. Purtroppo non realizzate. Tipo che “il volume d’affari generato corrisponderà a un’occupazione aggiuntiva di 191 mila unità di lavoro annue attivate dall’evento”. O che “nel lungo periodo l’Italia beneficerà di 6,2 miliardi di euro di produzione in più” e che “le nuove imprese generate da Expo 2015 saranno più di 10 mila”. Con questa valigia di promesse, parte come Totò per un giro d’Italia in cento tappe – sempre a spese di Expo (a proposito: quanto è costato?). Niente di grave, è la propaganda ai tempi dei social. Basta saperlo. Lui invece fa un po’ il furbo, recitando in pubblico la parte dell’expottimista convinto per ragioni ideali.
Da dove piove questo Biraghi, ottimista a cottimo? Aveva già lavorato nella squadra dell’assessore all’Urbanistica di Letizia Moratti, il ciellino Carlo Masseroli, quello che con il suo nuovo piano del territorio voleva cementificare Milano. Con l’arrivo del sindaco Giuliano Pisapia, Masseroli è andato a casa e il Biraghi ha perso il posto. Niente paura: si è dato tutto alla stampa e propaganda. Ottimista a tempo pieno. Cantore a gettone delle meraviglie di Expo. Un paio di giorni prima dell’apertura dell’esposizione ha convocato in un locale di Milano “tutti noi che da Expo siamo presi bene” (ehi raga, notato il lessico molto social?), promettendo aperitivo libero.
Poi, per finire in bellezza e mostrare che si è meritata la paga, a inizio giugno ha fatto una festa dentro il sito, nello spazio di Slow Food. Ottocento invitati e tanti sorrisi. Paga sempre Expo. A proposito: quanto? Fatta una gara per scegliere l’expottimista?Raffaele Cantone è stato avvisato?
Spiace dirlo, ma il risultato di tutto ’sto ottimismo non è un granché: una AdnKronos del 12 maggio ci informa che il “web sentiment” di Expo, cioè la reputazione online dell’evento, è negativa al 44 per cento, positiva solo al 13 e neutra al 43. Il ragazzo si è applicato, ma non è riuscito a ottenere buoni voti. Tra qualche mese, Expo sarà finita. Diamogli un’altra chance. Non facciamolo entrare in depressione. Facciamolo lavorare: troviamogli un posto da MoseOttimista, o TavOttimista, o PonteSulloStrettoOttimista, o MafiaCapitaleOttimista. Basta gufi, facciamo crescere il Pil.
Da Il Fatto Quotidiano del 12 giugno 2015q