Il governo italiano ha sequestrato e apposto i sigilli alle proprieta’ di Arkadij Rotenberg, per un ammontare di 30 milioni di euro, basandosi sulle sanzioni emesse dall’Unione Europea. Lo comunica il quotidiano italiano Corriere della Sera. Il 30 luglio l’imprenditore russo e’ finito nella lista sanzionatoria aggiornata dell’UE, e il 27 agosto nella nuova lista svizzera. Rotenberg e’ il primo cittadino della Federazione Russa le cui proprieta’ all’estero sono state sequestrate dopo l’introduzione delle sanzioni.
La stampa definisce Arkadij Rotenberg un amico del presidente Vladimir Putin. Potrebbe trattarsi di una delle ragioni reali alla base della caccia alle proprieta’ immobiliari dell’uomo d’affari. Un’altra ragione consiste nel fatto che la societa’ russa di Rotenberg Strojgazmontazh vince spesso le gare d’appalto di Gazprom ed e’ uno dei maggiori prestatori d’opera del monopolio del gas. Nel 2013, grazie al volume fatturato (226,5 miliardi di rubli), si e’ aggiudicata il secondo posto nell’ingegneria del petrolio e del gas in Russia, dopo la Strojgazconsulting di Ruslan Bajsarov. A proposito, la societa’ e’ stata fondata sulla base degli attivi di Gazprom nel settore delle costruzioni, venduti nel 2008 per 8,4 miliardi di rubli.
Ma l’aspetto piu’ interessante e’ che la Strojgazmontazh e’ il principale costruttore del gasdotto “South Stream”, la cui realizzazione sul territorio europeo e’ stata interrotta dalla Commissione Europea per mezzo di pressioni politiche nei confronti di Bulgaria, Serbia e altri membri dell’UE fortemente interessati al buon esito del progetto.
E’ la Strojgazmontazh di Rotenberg a occuparsi della posa sul territorio russo del gasdotto “Southern Corridor”, il quale non solo aumentera’ il volume della fornitura di gas nel centro e nel Sud della Russia europea, ma garantira’ anche un flusso continuo di gas verso il gasdotto “South Stream”. Ed e’ Strojgazmontazh a volersi occupare della costruzione del tratto terrestre di “South Stream” in Serbia e in Ungheria, come e’ stato comunicato a fine agosto. In questo momento Gazprom sta delineando i requisiti di prodotto per le gare d’appalto relative ai tratti bulgaro e serbo del gasdotto, le quali avranno luogo entro la fine dell’anno. Il costo della costruzione del gasdotto in Bulgaria e’ stimato in 3,3 miliardi di euro, in Serbia in 1,7 miliardi di euro.
E’ interessante notare che quando la societa’ di Rotenberg stava costruendo il tratto terrestre del gasdotto “Nord Stream”, l’Unione Europea non ha fatto pressioni sulla Federazione Russa sequestrando le proprieta’ dei suoi imprenditori. Adesso la Germania riceve agevolmente il gas russo attraverso il gasdotto in questione, senza preoccuparsi del parere dell’Ucraina. E intanto la Bulgaria e altri paesi dell’Europa meridionale sono costretti, a causa delle ambizioni politiche della stessa Germania, a rinunciare al sereno futuro energetico che “South Stream” sarebbe stato in grado di assicurare loro.
Un’altra coincidenza consiste nel fatto che il sequestro degli immobili di Rotenberg e’ avvenuto qualche giorno prima del prossimo incontro trilaterale per le trattative sul gas (il quale avra’ luogo il 26 settembre). La Commissione Europea ha dichiarato di essere pronta a discutere la situazione relativa a “South Stream” nel corso di queste trattative. Non e’ escluso che l’UE si serva di questo gasdotto per fare pressione su Gazprom nella questione relativa al prezzo del gas per l’Ucraina e al ripristino delle forniture.
La Strojgazmontazh di Rotenberg intende prendere parte a un altro progetto poco gradito all’Unione Europea: la costruzione del gasdotto “Power of Siberia” nell’ambito del contratto storico sulla fornitura di gas russo alla Cina, del valore di 50-60 miliardi di dollari. La Russia, in questo modo, getta le basi per il futuro.
Ovviamente all’Unione Europea non va a genio nemmeno il desiderio di Rotenberg di lavorare in Crimea, territorio che Bruxelles non intende riconoscere ufficialmente come appartenente alla Federazione Russa. La societa’ “Mostotrest” dei fratelli Rotenberg vuole partecipare, assieme all’impresa edile “USK Most” di Gennadij Timchenko, alla costosa (tra i 283 e i 377 miliardi di rubli) e complicata costruzione di un ponte sullo stretto di Kerch. Alla fine di agosto alcuni mass media hanno diffuso la notizia non ufficiale che la costruzione del ponte verra’ affidata senza concorso alla Strojtransgaz di Gennadij Timchenko, la quale a sua volta appaltera’ la prestazione d’opera alla “USK Most” (dello stesso Timchenko) e alla “Mostotrest” (dei Rotenberg).
Inoltre, a inizio agosto i fratelli Rotenberg hanno fondato in Crimea la “SGM-Tavrija Srl”, societa’ figlia di Strojgazmontazh. Cio’ significa che i due imprenditori intendono edificare sulla penisola. Secondo una delle versioni proposte, pare che si occuperanno della ricostruzione di una serie di strutture nel campo estivo “Artek”.
A quanto pare, i fratelli Rotenberg avevano gia’ intuito che le sanzioni avrebbero potuto portare al sequestro dei loro attivi all’estero. Infatti, in agosto, hanno modificato il regime di proprieta’ della Strojgazmontazh, sottraendola alla giurisdizione cipriota. In precedenza la Strojgazmontazh era di proprieta’ dell’offshore cipriota Milasi Engineering Limited, ma dal 12 agosto, secondo i dati del Registro statale unico delle persone giuridiche, la societa’ - principale prestatore d’opera nel progetto “South Stream” - appartiene ad Arkadij (83%) e a Boris (17%) Rotenberg.
I due fratelli non hanno in alcun modo collegato tale decisione all’emissione di sanzioni da parte dell’Occidente. In effetti, la modifica del regime di proprieta’ potrebbe essere una conseguenza della campagna di deoffshorizzazione in corso in Russia. In ogni caso, adesso i Rotenberg devono pagare un’aliquota fiscale del 9% (prima era del 5%) sulla distribuzione dei dividendi. E’ probabile che i due imprenditori ritengano si tratti di un prezzo ragionevole per la sicurezza della societa’, garantita dalla giurisdizione russa a fronte delle sanzioni emesse dall’Occidente.
Stando alle sue dichiarazioni, Rotenberg non pensava che l’Europa avrebbe deciso di impossessarsi delle sue proprieta’ all’estero. Per quanto riguarda l’hotel italiano, invece, probabilmente l’imprenditore russo non ha fatto in tempo a sottrarlo all’offshore cipriota.
Formalmente l’Italia, come qualsiasi altro paese membro dell’Unione Europea, ha il diritto di sequestrare gli attivi dei cittadini della Federazione Russa che figurano nella lista sanzionatoria, appoggiandosi alla normativa europea del 17 marzo 2014 “sulle misure restrittive relative ad azioni che compromettono o minacciano l’integrita’ territoriale, la sovranita’ e l’indipendenza dell’Ucraina”. Secondo la logica dell’UE, se una persona e’ finita nella lista sanzionatoria, vuol dire che sovvenziona il terrorismo, afferma l’avvocato della compagnia “Nalogovik” Anton Sonichev.
“In realta’ le sanzioni contro la Russia e i suoi cittadini non rientrano in alcun sistema di diritto, percio’ sono illegali. Le azioni che non rientrano nei sistemi giuridici, indifferentemente da chi le compie, per una persona normale sono simili a un regolamento di conti tra banditi”, afferma Kira Gin-Barisjavichene, socio amministratore del gruppo di studi legali e di revisione “SBP”.
La stampa definisce Arkadij Rotenberg un amico del presidente Vladimir Putin. Potrebbe trattarsi di una delle ragioni reali alla base della caccia alle proprieta’ immobiliari dell’uomo d’affari. Un’altra ragione consiste nel fatto che la societa’ russa di Rotenberg Strojgazmontazh vince spesso le gare d’appalto di Gazprom ed e’ uno dei maggiori prestatori d’opera del monopolio del gas. Nel 2013, grazie al volume fatturato (226,5 miliardi di rubli), si e’ aggiudicata il secondo posto nell’ingegneria del petrolio e del gas in Russia, dopo la Strojgazconsulting di Ruslan Bajsarov. A proposito, la societa’ e’ stata fondata sulla base degli attivi di Gazprom nel settore delle costruzioni, venduti nel 2008 per 8,4 miliardi di rubli.
Ma l’aspetto piu’ interessante e’ che la Strojgazmontazh e’ il principale costruttore del gasdotto “South Stream”, la cui realizzazione sul territorio europeo e’ stata interrotta dalla Commissione Europea per mezzo di pressioni politiche nei confronti di Bulgaria, Serbia e altri membri dell’UE fortemente interessati al buon esito del progetto.
E’ la Strojgazmontazh di Rotenberg a occuparsi della posa sul territorio russo del gasdotto “Southern Corridor”, il quale non solo aumentera’ il volume della fornitura di gas nel centro e nel Sud della Russia europea, ma garantira’ anche un flusso continuo di gas verso il gasdotto “South Stream”. Ed e’ Strojgazmontazh a volersi occupare della costruzione del tratto terrestre di “South Stream” in Serbia e in Ungheria, come e’ stato comunicato a fine agosto. In questo momento Gazprom sta delineando i requisiti di prodotto per le gare d’appalto relative ai tratti bulgaro e serbo del gasdotto, le quali avranno luogo entro la fine dell’anno. Il costo della costruzione del gasdotto in Bulgaria e’ stimato in 3,3 miliardi di euro, in Serbia in 1,7 miliardi di euro.
E’ interessante notare che quando la societa’ di Rotenberg stava costruendo il tratto terrestre del gasdotto “Nord Stream”, l’Unione Europea non ha fatto pressioni sulla Federazione Russa sequestrando le proprieta’ dei suoi imprenditori. Adesso la Germania riceve agevolmente il gas russo attraverso il gasdotto in questione, senza preoccuparsi del parere dell’Ucraina. E intanto la Bulgaria e altri paesi dell’Europa meridionale sono costretti, a causa delle ambizioni politiche della stessa Germania, a rinunciare al sereno futuro energetico che “South Stream” sarebbe stato in grado di assicurare loro.
Un’altra coincidenza consiste nel fatto che il sequestro degli immobili di Rotenberg e’ avvenuto qualche giorno prima del prossimo incontro trilaterale per le trattative sul gas (il quale avra’ luogo il 26 settembre). La Commissione Europea ha dichiarato di essere pronta a discutere la situazione relativa a “South Stream” nel corso di queste trattative. Non e’ escluso che l’UE si serva di questo gasdotto per fare pressione su Gazprom nella questione relativa al prezzo del gas per l’Ucraina e al ripristino delle forniture.
La Strojgazmontazh di Rotenberg intende prendere parte a un altro progetto poco gradito all’Unione Europea: la costruzione del gasdotto “Power of Siberia” nell’ambito del contratto storico sulla fornitura di gas russo alla Cina, del valore di 50-60 miliardi di dollari. La Russia, in questo modo, getta le basi per il futuro.
Ovviamente all’Unione Europea non va a genio nemmeno il desiderio di Rotenberg di lavorare in Crimea, territorio che Bruxelles non intende riconoscere ufficialmente come appartenente alla Federazione Russa. La societa’ “Mostotrest” dei fratelli Rotenberg vuole partecipare, assieme all’impresa edile “USK Most” di Gennadij Timchenko, alla costosa (tra i 283 e i 377 miliardi di rubli) e complicata costruzione di un ponte sullo stretto di Kerch. Alla fine di agosto alcuni mass media hanno diffuso la notizia non ufficiale che la costruzione del ponte verra’ affidata senza concorso alla Strojtransgaz di Gennadij Timchenko, la quale a sua volta appaltera’ la prestazione d’opera alla “USK Most” (dello stesso Timchenko) e alla “Mostotrest” (dei Rotenberg).
Inoltre, a inizio agosto i fratelli Rotenberg hanno fondato in Crimea la “SGM-Tavrija Srl”, societa’ figlia di Strojgazmontazh. Cio’ significa che i due imprenditori intendono edificare sulla penisola. Secondo una delle versioni proposte, pare che si occuperanno della ricostruzione di una serie di strutture nel campo estivo “Artek”.
A quanto pare, i fratelli Rotenberg avevano gia’ intuito che le sanzioni avrebbero potuto portare al sequestro dei loro attivi all’estero. Infatti, in agosto, hanno modificato il regime di proprieta’ della Strojgazmontazh, sottraendola alla giurisdizione cipriota. In precedenza la Strojgazmontazh era di proprieta’ dell’offshore cipriota Milasi Engineering Limited, ma dal 12 agosto, secondo i dati del Registro statale unico delle persone giuridiche, la societa’ - principale prestatore d’opera nel progetto “South Stream” - appartiene ad Arkadij (83%) e a Boris (17%) Rotenberg.
I due fratelli non hanno in alcun modo collegato tale decisione all’emissione di sanzioni da parte dell’Occidente. In effetti, la modifica del regime di proprieta’ potrebbe essere una conseguenza della campagna di deoffshorizzazione in corso in Russia. In ogni caso, adesso i Rotenberg devono pagare un’aliquota fiscale del 9% (prima era del 5%) sulla distribuzione dei dividendi. E’ probabile che i due imprenditori ritengano si tratti di un prezzo ragionevole per la sicurezza della societa’, garantita dalla giurisdizione russa a fronte delle sanzioni emesse dall’Occidente.
Stando alle sue dichiarazioni, Rotenberg non pensava che l’Europa avrebbe deciso di impossessarsi delle sue proprieta’ all’estero. Per quanto riguarda l’hotel italiano, invece, probabilmente l’imprenditore russo non ha fatto in tempo a sottrarlo all’offshore cipriota.
Formalmente l’Italia, come qualsiasi altro paese membro dell’Unione Europea, ha il diritto di sequestrare gli attivi dei cittadini della Federazione Russa che figurano nella lista sanzionatoria, appoggiandosi alla normativa europea del 17 marzo 2014 “sulle misure restrittive relative ad azioni che compromettono o minacciano l’integrita’ territoriale, la sovranita’ e l’indipendenza dell’Ucraina”. Secondo la logica dell’UE, se una persona e’ finita nella lista sanzionatoria, vuol dire che sovvenziona il terrorismo, afferma l’avvocato della compagnia “Nalogovik” Anton Sonichev.
“In realta’ le sanzioni contro la Russia e i suoi cittadini non rientrano in alcun sistema di diritto, percio’ sono illegali. Le azioni che non rientrano nei sistemi giuridici, indifferentemente da chi le compie, per una persona normale sono simili a un regolamento di conti tra banditi”, afferma Kira Gin-Barisjavichene, socio amministratore del gruppo di studi legali e di revisione “SBP”.