Intervento del Ministro degli Esteri Sergej Lavrov alla XXII Assemblea del Consiglio per la politica estera e difensiva (Совет по внешней и оборонной политике – СВОП), Mosca, 22 novembre 2014
Sono felice di essere a questa Assemblea annuale del Consiglio per la politica estera e difensiva. È sempre un grande piacere per me incontrare le persone e sentire il potenziale intellettuale, che consente al Consiglio, ai suoi leader e rappresentanti di rispondere agli sviluppi globali e di analizzarli. La loro analisi è sempre libera da ogni isteria, e i suoi membri offrono argomentazioni fondate e solide, facendo un passo indietro, dal momento che i prigionieri degli eventi difficilmente possono adottare un punto di vista imparziale. Noi siamo inevitabilmente influenzati dagli sviluppi, e questo rende le vostre osservazioni, analisi, discorsi e suggerimenti di valore ancor maggiore per noi.
Per quanto ne so, l'Assemblea di quest'anno si concentrerà sulle prospettive per accelerare la crescita interna in Russia. Non c'è dubbio che gli sforzi concertati da parte della nostra società nel suo insieme per favorire lo sviluppo economico, sociale e spirituale globale siano un requisito fondamentale per rendere sostenibile il futuro della Russia. Detto questo, in virtù dei miei doveri professionali, devo concentrarmi sulle questioni di politica estera, che sono ancora rilevanti per il lavoro dell'Assemblea, dal momento che in questo mondo interconnesso, globalizzato, è impossibile isolare lo sviluppo interno dal mondo esterno. Il presidente della Russia Vladimir Putin ha fornito un'analisi dettagliata degli sviluppi internazionali in occasione della riunione del Club Valdai a Sochi, così come nelle sue interviste durante il suo viaggio in Asia. Per questo motivo, non voglio offrire osservazioni concettuali, perché è già stato detto tutto. Tuttavia, vorrei condividere con voi alcune considerazioni sulla base dei nostri sforzi di politica estera giorno per giorno. Non è mia intenzione offrire una visione completa e chiara, dal momento che in questa fase tutte le previsioni sono provvisorie, chiunque le faccia. Inoltre, i diplomatici cercano di influenzare gli sviluppi mentre questi hanno luogo, non di contemplarli.
Naturalmente, inizierò con l'Ucraina. Molto prima che il paese fosse gettato nella crisi, c'era una sensazione nell'aria che le relazioni della Russia con l'Unione Europea e con l'Occidente stavano per raggiungere il loro momento della verità. Era chiaro che non potevamo più continuare a gettare nel dimenticatoio i problemi nelle nostre relazioni e che bisognava fare una scelta tra un vero e proprio partenariato o, come dice il detto biblico, "rompere i vasi". È ovvio che la Russia ha optato per la prima alternativa, mentre purtroppo i nostri partner occidentali hanno preferito la seconda, consapevolmente o no. In realtà, sono andati tutti in Ucraina a sostenere gli estremisti, abdicando così ai propri principi di cambiamento democratico di regime. Che cosa ne è venuto fuori è stato un tentativo di giocare al pollo con la Russia, per vedere chi si impaurisce per primo. Come dicono i bulli, volevano che la Russia facesse "la figura del pollo" (non trovo una termine migliore per descriverla), per costringerci a ingoiare l'umiliazione dei russi e della gente di madrelingua russa in Ucraina.
L'onorevole Leslie Gelb, che conoscete fin troppo bene, ha scritto che l'accordo di associazione dell'Ucraina con l'Unione Europea non aveva nulla a che fare con un invito all'Ucraina ad aderire all'Unione Europea, ma mirava a breve termine a impedirle di aderire all'Unione Doganale. Questo è ciò che ha detto una persona imparziale. Quando hanno deliberatamente deciso di seguire il percorso dell'escalation in Ucraina, hanno dimenticato molte cose, e avevano una chiara comprensione di come tali mosse sarebbero state viste in Russia. Hanno dimenticato il consiglio di, diciamo, Otto von Bismarck, che aveva detto che denigrare i milioni di cittadino del popolo grande russo sarebbe stato il più grande errore politico.
Il presidente Vladimir Putin ha detto l'altro giorno che nessuno nella storia è ancora riuscito a sottomettere la Russia alla sua influenza. Questa non è una valutazione, ma un dato di fatto. Ma è stato fatto questo tentativo per placare la sete di espandere lo spazio geopolitico sotto il controllo occidentale, per una paura mercantile di perdere il bottino di quella che dall'altra parte dell'Atlantico si erano persuasi da soli che fosse stata la vittoria nella guerra fredda.
Il lato positivo della situazione di oggi è che tutto si è collocato al proprio posto e il calcolo dietro le azioni dell'Occidente è stato svelato, nonostante la sua disponibilità dichiarata di costruire una comunità sicura, una casa comune europea. Per citare (il cantante/cantautore) Bulat Okudzava, "Il passato sta diventando sempre più chiaro". La chiarezza è sempre più tangibile. Oggi il nostro compito non è solo di fare chiarezza nel passato (anche se questo deve essere fatto), ma soprattutto, di pensare al futuro.
I discorsi sull'isolamento della Russia non meritano seria discussione. Non ho bisogno di soffermarmi su questo punto davanti a questo pubblico. Naturalmente, possono danneggiare la nostra economia, e il danno è stato fatto, ma solo per fare del male a coloro che stanno prendendo misure adeguate e, cosa altrettanto importante, distruggendo il sistema di relazioni economiche internazionali, sui quali principi si fonda la nostra economia. Precedentemente, quando si applicavano sanzioni (io lavoravo presso la missione russa alle Nazioni Unite, in quel momento) i nostri partner occidentali, discutendo della Corea del Nord, dell'Iran e di altri stati, dicevano che era necessario formulare le restrizioni in modo tale da mantenerle entro limiti umanitari e non causare danni alla sfera sociale e all'economia, e mirare selettivamente solo all'elite. Oggi è tutto il contrario: i leader occidentali dichiarano pubblicamente che le sanzioni dovrebbero distruggere l'economia e innescare proteste popolari. Quindi, per quanto riguarda l'approccio concettuale per l'uso di misure coercitive l'Occidente dimostra inequivocabilmente che non si limita a cercare di cambiare la politica russa (cosa di per sé illusoria), ma cerca di modificarne il regime – e praticamente nessuno lo nega.
Il presidente Vladimir Putin, parlando di recente con i giornalisti, ha detto che i leader occidentali di oggi hanno un orizzonte di programmazione limitato. Di fatto, è pericoloso quando si prendono decisioni sui problemi fondamentali dello sviluppo del mondo e dell'intera umanità sulla base di brevi cicli elettorali: negli Stati Uniti il ciclo è di due anni, oltre a ogni volta in cui si deve pensare o fare qualcosa per vincere voti. Questo è il lato negativo del processo democratico, ma non possiamo permetterci di ignorarlo. Non possiamo accettare la logica in cui ci viene detto di dimetterci, rilassarci e dare per scontato che tutti devono soffrire perché ci sono elezioni negli Stati Uniti ogni due anni. Questo non è giusto. Non ci rassegniamo a questo perché la posta in gioco è troppo alta per la lotta contro il terrorismo, le minacce della proliferazione delle armi di distruzione di massa e molti conflitti sanguinosi il cui impatto negativo va ben al di là del quadro degli stati e delle regioni corrispondenti. Il desiderio di fare qualcosa per ottenere vantaggi unilaterali o per accattivarsi l'elettorato prima di un'altra elezione conduce al caos e alla confusione nelle relazioni internazionali.
Sentiamo ripetere quotidianamente il mantra che Washington è consapevole della propria esclusività e del suo dovere di sopportare questo peso, di guidare il resto del mondo. Rudyard Kipling ha parlato del "fardello dell'uomo bianco." Spero che non sia questo ciò che spinge gli americani. Il mondo di oggi non è bianco o nero, ma multicolore ed eterogeneo. La leadership in questo mondo può essere garantita non convincendo se stessi di un 'esclusività e di un dovere dato da Dio di essere responsabili peri tutti, ma solo con la capacità e l'abilità nella formazione di un consenso. Se i partner statunitensi impegnassero il loro potere verso questo obiettivo, questo sarebbe di valore inestimabile, e la Russia li aiuterebbe attivamente.
Tuttavia, finora, le risorse amministrative degli Stati Uniti continuano a operare solo nel quadro della NATO, e anche lì con forti riserve, e il suo mandato non si estende oltre l'Alleanza nord-atlantica. Una prova di questo è il risultato dei tentativi statunitensi di far seguire alla comunità mondiale la propria linea in connessione alle sanzioni e ai principi anti-russi. Ne ho parlato più di una volta e abbiamo ampia prova del fatto che gli ambasciatori e gli inviati americani in tutto il mondo cercano incontri al più alto livello per sostenere che i paesi corrispondenti sono tenuti a punire la Russia insieme a loro oppure ad affrontarne le conseguenze. Questo viene fatto in tutti i paesi, compresi i nostri alleati più stretti (questo la dice lunga sul tipo di analisti che ha Washington). La stragrande maggioranza degli stati con i quali abbiamo un dialogo continuo, senza alcuna restrizione e l'isolamento, come vedete, apprezza il ruolo indipendente della Russia sulla scena internazionale. Non perché sono contenti quando qualcuno sfida gli americani, ma perché si rendono conto che l'ordine del mondo non sarà stabile se a nessuno è permesso di dire la propria (anche se privatamente la stragrande maggioranza esprime la propria opinione, non vogliono farlo pubblicamente per paura di rappresaglie da parte di Washington).
Molti analisti ragionevoli capiscono che c'è un divario crescente tra le ambizioni globali del governo degli Stati Uniti e le reali potenzialità del paese. Il mondo sta cambiando e, come è sempre accaduto nella storia, a un certo punto l'influenza e la potenza di qualcuno raggiunge il proprio picco e poi qualcuno comincia a svilupparsi in modo ancora più rapido ed efficace. Si dovrebbe studiare la storia e procedere da basi reali. Le sette economie in via di sviluppo guidate dai BRICS hanno già un PIL maggiore del G7 occidentale. Si dovrebbe procedere dai fatti della vita, e non da un malinteso senso della propria grandezza.
È diventato di moda sostenere che la Russia sta conducendo una sorta di "guerra ibrida" in Crimea e in Ucraina. Si tratta di un termine interessante, ma vorrei applicarlo soprattutto agli Stati Uniti e alla loro strategia di guerra – è veramente una guerra ibrida non finalizzata tanto a sconfiggere il nemico militarmente quanto al cambiare i regimi negli stati che perseguono una politica che non piace a Washington. Comporta l'uso di pressioni finanziaria ed economiche, attacchi informatici, servendosi come intermediari di altri sul confine dello stato corrispondente e naturalmente di informazioni e di pressione ideologica attraverso organizzazioni non governative finanziate dall'esterno. Non è un processo ibrido diverso da quello che noi chiamiamo guerra? Sarebbe interessante discutere il concetto di guerra ibrida per vedere chi la sta conducendo e se si tratta solo di "omini verdi".
A quanto pare la cassetta degli attrezzi dei nostri partner americani, che sono diventati abili a usarla, è molto più grande.
Nel tentativo di stabilire la loro preminenza nel momento in cui stanno emergendo nuovi centri di potere economico, finanziario e politico, gli americani provocano contrasto in linea con la terza legge di Newton e contribuiscono alla nascita di strutture, meccanismi e movimenti che cercano alternative alle ricette americane per risolvere i problemi urgenti. Non mi riferisco all'antiamericanismo, e ancora meno alla formazione di coalizioni mirate contro gli Stati Uniti, ma solo al desiderio naturale di un numero crescente di paesi di proteggere i propri interessi vitali e di farlo nel modo che ritengono giusto, e non quello che viene loro dettato "da oltre lo stagno".Nessuno si metterà a fare giochi antiamericani solo per fare dispetto agli Stati Uniti. Siamo di fronte a tentativi di uso extra-territoriale della legislazione statunitense, al rapimento dei nostri cittadini, nonostante i trattati esistenti con Washington in base al quale questi problemi devono essere risolti attraverso l'applicazione della legge e degli organi giudiziari.
Secondo la loro dottrina della sicurezza nazionale, gli Stati Uniti hanno il diritto di usare la forza, sempre e ovunque, senza necessariamente chiedere al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per l'approvazione. Una coalizione contro lo Stato Islamico è stata costituita all'insaputa del Consiglio di Sicurezza. Ho chiesto al segretario di Stato John Kerry perché non sono andati per questo fine al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Mi ha detto che se l'avessero fatto, avrebbero dovuto convalidare in qualche modo lo stato del presidente siriano Bashar al-Assad. Naturalmente avrebbero dovuto farlo, perché la Siria è uno Stato sovrano ed è ancora un membro delle Nazioni Unite (nessuno l'ha esclusa dai membri delle Nazioni Unite). Il segretario di Stato ha detto che sarebbe stato sbagliato perché gli Stati Uniti sono in lotta contro il terrorismo e il regime di al-Assad è il fattore più importante che galvanizza i terroristi di tutto il mondo ed agisce come una calamita attirarli a questa regione nel tentativo di rovesciare il regime siriano.
Ritengo che questa sia una logica perversa. Se stiamo parlando di precedenti (gli Stati Uniti hanno una giurisprudenza basata sui precedenti), vale la pena ricordare il disarmo chimico in Siria, quando il regime di Assad era un partner del tutto legittimo degli Stati Uniti, della Russia, dell'OPCW e altri. Gli americani mantengono colloqui anche con i talebani. Ogni volta che gli Stati Uniti hanno la possibilità di beneficiare di qualcosa, agiscono in modo molto pragmatico. Io non sono sicuro del perché questa posizione ideologicamente guidata abbia preso il sopravvento questa volta e gli Stati Uniti abbiano scelto di credere che Assad non può essere un partner. Forse, questa non è tanto un'operazione contro lo Stato islamico quanto un tentativo di spianare la strada per far cadere al-Assad, con il pretesto di un'operazione antiterrorismo.
Francis Fukuyama ha scritto recentemente il libro Ordine politico e decadimento politico, in cui sostiene che l'efficienza della pubblica amministrazione negli Stati Uniti è in declino e le tradizioni di governance democratica sono gradualmente sostituite da metodi di dominio feudale. Questo succede quando qualcuno vive in una casa di vetro e lancia pietre.
Tutto questo sta accadendo tra le crescenti sfide e i problemi del mondo moderno. Stiamo assistendo ad un "braccio di ferro" continuo in Ucraina. Si stanno preparando problemi al confine sud dell'UE. Non credo che i problemi del Medio Oriente e del Nord Africa se ne andranno via da soli. L'UE ha formato una nuova commissione. Sono emersi nuovi attori stranieri, che dovranno affrontare una lotta seria riguardo a dove inviare le loro risorse di base: o per il mantenimento di schemi sconsiderati in Ucraina, Moldova, ecc, nell'ambito del partenariato orientale (come sostenuto da una minoranza aggressiva nell'UE), oppure per ascoltare i paesi dell'Europa meridionale e concentrarsi su ciò che sta accadendo dall'altra parte del Mediterraneo.
Si tratta di una questione importante per l'UE.
Finora, non sembrano guidati da problemi reali, ma piuttosto dal desiderio di afferrare rapidamente beni da un suolo appena smosso. Questo è deplorevole. L'esportazione di rivoluzioni – siano esse democratiche, comuniste o di altro tipo – non porta nulla di buono.
Le strutture statali, pubbliche e di civiltà sono in realtà disintegrando in Medio Oriente e Nord Africa. L'energia distruttiva rilasciata nel processo può bruciare stati che si trovano ben oltre questa regione. I terroristi (incluso lo Stato Islamico) pretendono uno status di nazione. Inoltre, stanno già cominciando a creare enti parastatali locali che si occupano di lavoro amministrativo.
In tale contesto, le minoranze, tra cui i cristiani, sono bandite. In Europa, parlare di questi problemi non è considerato politicamente corretto. Si vergognano quando all'OSCE li invitiamo a fare qualcosa insieme per questo problema. Si chiedono perché dovremmo concentrarci specificamente dei cristiani? E perché questo dovrebbe essere speciale? L'OSCE ha tenuto una serie di eventi dedicati a mantenere vive le memorie dell'Olocausto e delle sue vittime. Alcuni anni fa, l'OSCE ha iniziato a svolgere eventi contro l'islamofobia. Noi offriremo un'analisi dei processi che portano alla cristianofobia.
Il 4-5 dicembre, le riunioni dei ministri dell'OSCE si terranno a Basilea, dove presenteremo la proposta. La maggior parte degli Stati membri dell'UE elude questo argomento, perché si vergogna a parlarne. Così come si vergognavano di includere in quella che allora era la Costituzione europea elaborata da Valery Giscard d'Estaing una frase che l'Europa ha radici cristiane.
Se non ricordi o non rispetti le tue radici e tradizioni, come potrai rispettare le tradizioni e i valori di altre persone? Questa è logica semplice. Confrontando quello che sta accadendo oggi in Medio Oriente con un periodo di guerre di religione in Europa, il politologo israeliano Avineri ha detto che è improbabile che le attuali turbolenze finiscano con quello che intende l'Occidente quando parla di "riforme democratiche".
Il conflitto arabo-israeliano è destinato a morte certa. È difficile giocare su più scacchiere alla volta. Gli americani stanno cercando di ottenere questo risultato, ma per loro non funziona. Nel 2013, hanno impiegato nove mesi per risolvere il conflitto israelo-palestinese. Non voglio entrare nei motivi, che sono noti, ma hanno fallito anche in questo. Ora, hanno chiesto più tempo per cercare di realizzare alcuni progressi entro la fine del 2014, in modo che i palestinesi non vadano alle Nazioni Unite a firmare lo Statuto della Corte penale internazionale, ecc. Improvvisamente, è emerso che i negoziati sull'Iran sono in corso. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha buttato da parte la Palestina per concentrarsi sull'Iran.
Il segretario di Stato americano John Kerry e io abbiamo accettato di parlare di questo argomento qualche tempo prima. È importante capire che non si può tenere il problema dello Stato palestinese totalmente congelato per sempre. La sua mancata risoluzione per quasi 70 anni è stato uno dei principali argomenti di coloro che reclutano estremisti nei loro ranghi; "non c'è giustizia: si è promesso di creare due stati; quello ebraico è stato creato, ma non potranno mai creare uno stato arabo". Utilizzati in una strada araba affamata, questi argomenti suonano abbastanza plausibili, e cominciano a chiedere una lotta per la giustizia con altri metodi.
Il presidente russo Vladimir Putin, durante la riunione al Club Valdai di Sochi, ha detto che abbiamo bisogno di una nuova versione dell'interdipendenza. Questa è stata una dichiarazione di grande attualità. Le principali potenze devono tornare al tavolo dei negoziati e concordare un nuovo quadro che tenga conto degli interessi legittimi di base di tutte le parti principali (non posso dire come dovrebbe essere chiamato, ma dovrebbe essere basato sulla Carta delle Nazioni Unite), per concordare ragionevoli restrizioni autoimposte e una gestione dei rischi collettiva in un sistema di relazioni internazionali sostenute da valori democratici. I nostri partner occidentali promuovono il rispetto per lo Stato di diritto, la democrazia e l'opinione di minoranza all'interno dei paesi, mentre non difendono gli stessi valori negli affari internazionali. Questo lascia alla Russia un ruolo di pioniere nel promuovere la democrazia, la giustizia e il diritto internazionale. Un nuovo ordine mondiale non può che essere policentrico e deve riflettere la diversità delle culture e delle civiltà nel mondo di oggi.
Siete consapevoli dell'impegno della Russia a garantire l'indivisibilità della sicurezza negli affari internazionali e a sostenerla nel diritto internazionale. Non mi dilungherò su questo.
Vorrei sostenere il punto fatto da vostro Consiglio, la Russia non riuscirà a diventare una potenza grande, di successo e fiduciosa del XXI secolo senza sviluppare le sue regioni orientali. Sergej Karaganov è stato tra i primi a concettualizzare questa idea, e sono pienamente d'accordo. Portare la relazioni della Russia con i paesi dell'Asia e del Pacifico a un nuovo livello è una priorità assoluta. La Russia ha lavorato in questo senso nel corso della riunione dell'APEC a Pechino e al forum del G20. Continueremo a muoverci in questa direzione nel nuovo ambiente creato dal prossimo lancio dell'Unione Economica Eurasiatica il 1 gennaio 2015.
Siamo stati trattati come "subumani". Per oltre un decennio, la Russia ha cercato di stabilire rapporti di partnership con la NATO attraverso la CSTO (ОДКБ). Questi sforzi non sono stati solo per mettere la NATO e la CSTO "nella stessa lega". Di fatto, la CSTO si concentra sulla cattura di spacciatori di droga e migranti illegali in tutto il confine con l'Afghanistan, e l'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico è la spina dorsale delle forze di sicurezza internazionali, che, tra le altre cose, avevano il compito di combattere la minaccia del terrorismo e di eliminare i suoi programmi di finanziamento, che prevedono il traffico di droga. Abbiamo provato di tutto: abbiamo supplicato e poi preteso un contatto in tempo reale, in modo che una volta che la NATO rileva una carovana trasporto di stupefacenti e non è in grado di fermarla, ci avverta attraverso il confine, in modo che questa carovana possa essere intercettata dalle forze della CSTO. Hanno semplicemente rifiutato di parlare con noi. Nelle conversazioni private, i nostri sostenitori della NATO (e in realtà li definisco così in modo positivo) ci hanno detto che l'alleanza non può visualizzare la CSTO come partner paritario per motivi ideologici. Fino a poco tempo fa, abbiamo visto lo stesso atteggiamento condiscendente e arrogante per quanto riguarda l'integrazione economica eurasiatica. E questo, nonostante il fatto che i paesi che intendono aderire all'Unione Economica Eurasiatica abbiano tra loro molto più in comune in termini di economie, storia e cultura rispetto a molti stati membri dell'UE. Questa unione non intende creare barriere con alcuno. Abbiamo sempre sottolineato come questa unione dovrebbe essere aperta. Credo fermamente che possa dare un contributo significativo alla costruzione di un ponte tra Europa e Asia del Pacifico.
Non posso non menzionare il partenariato globale della Russia con la Cina. Sono state prese importanti decisioni bilaterali, aprendo la strada ad un'alleanza energetica tra la Russia e la Cina. Ma c'è di più. Ora possiamo anche parlare dell'alleanza tecnologia emergente tra i due paesi. Il tandem della Russia con Pechino è un fattore cruciale per garantire la stabilità internazionale e almeno un certo equilibrio nelle questioni internazionali, oltre a garantire lo stato di diritto internazionale. Faremo pieno uso delle nostre relazioni con l'India e il Vietnam, partner strategici della Russia, così come i paesi dell'ASEAN. Siamo aperti anche ad ampliare la cooperazione con il Giappone, se i nostri vicini giapponesi possono guardare ai loro interessi nazionali e smettere di guardare alle spalle ad alcuni poteri d'oltremare.
Non vi è dubbio che l'Unione europea è il nostro principale partner collettivo. Nessuno intende "spararsi in un piede" rinunciando alla cooperazione con l'Europa, anche se è ormai chiaro che i consueti affari non sono più un'opzione. Questo è ciò che i nostri partner europei ci dicono, ma neppure noi vogliamo operare alla vecchia maniera. Essi credevano che la Russia dovesse loro qualcosa, mentre noi vogliamo essere su un piano di parità. Per questa ragione, le cose non saranno mai più le stesse. Detto questo, sono sicuro che saremo in grado di superare questo periodo, si impareranno le lezioni ed emergerà una nuova base per le nostre relazioni.
L'idea di creare uno spazio economico unico e umanitario da Lisbona a Vladivostok può ora essere ascoltata qua e là e sta guadagnando trazione. Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha detto pubblicamente (mentre noi lo abbiamo detto per molto tempo) che l'UE e la EAEU dovrebbero dialogare. La dichiarazione che il presidente Vladimir Putin ha fatto a Bruxelles nel gennaio 2014, quando ha proposto il primo passo per avviare i negoziati su una zona di libero scambio tra l'Unione Europea e l'Unione Doganale con un occhio al 2020, ora non è più vista come qualcosa di esotico. Tutto questo è già diventato parte della diplomazia e della politica reale. Anche se questo è finora solo oggetto di discussione, credo fermamente che un giorno raggiungeremo quella che viene chiamata "l'integrazione delle integrazioni." Questo è uno dei temi chiave che vogliamo promuovere in seno all'OSCE in occasione del Consiglio dei ministri a Basilea. La Russia sta per assumere presidenza dei BRICS e della SCO. Le due organizzazioni terranno i loro summit a Ufa. Si tratta di organizzazioni molto promettenti per la nuova era. Non sono blocchi (soprattutto i BRICS), ma gruppi i cui membri condividono gli stessi interessi, che rappresentano paesi di tutti i continenti che condividono un approccio comune per quanto riguarda il futuro dell'economia mondiale, della finanza e della politica.