Ci risiamo. Eccoli che tornano alla carica. Subito dopo la bocciatura ricevuta in Europa , il Governo per bocca del suo più autorevole rappresentante, vara un piano di dismissioni-privatizzazioni allo scopo di fare cassa.
Enrico Letta ha annunciato dunque che : “Complessivamente questa operazione di cessione di quote societarie dovrebbe far entrare tra i 10 e i 12 miliardi di euro nelle casse dello Stato di cui la metà andrà a ridurre il debito nel 2014 e il resto a ricapitalizzazione della Cassa Depositi e Prestiti”.
Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha poi aggiunto alcuni dettagli, facendo sapere che sul mercato andranno una quota del 60% di Sace e Grandi Stazioni. Per Enav e Fincantieri si tratta del 40%, mentre “nel complesso delle privatizzazioni che riguarderanno le reti in mano alla Cdp saremo nell’ordine del 50%”.
Tra un po’ di tempo torneranno alla carica anche i sostenitori della vendita dell’oro della Banca d’Italia per pagare il debito pubblico (sempre ammesso che quest’oro ancora ci sia materialmente)!
Insomma si comincia la svendita dei beni di famiglia solo per tirare a campare; però, che coppia di statisti il duo Letta-Saccomanni!!
Il debito nel frattempo sale senza sosta e non saranno i 12 miliardi delle svendite statali (lo 0.5% del debito pubblico) ad arrestarne l’ascesa.
Come andranno poi spesi od impiegati i 12 miliardi di euro? Forse li impiegheranno per ridurre le imposte? Ridurranno il cuneo fiscale? Magari avvieranno qualche decina di cantieri per realizzare manufatti? Andranno agli ammortizzatori sociali? Ci compreranno attrezzature mediche o ristruttureranno le scuole?
No. Metà andrà a ridurre il debito (quindi alle banche italiane ed estere che detengono il debito pubblico) e l’altra metà alla Cassa Depositi e Prestiti con plafond da utilizzare per i prestiti alla PMI. Se la CDP farà come han fatto le banche dopo aver ricevuto 400 mld…allora gli imprenditori possono mettersi l’anima in pace. Amen.
Praticamente all’economia reale arriverà ZERO.
Ora al di là del fatto che è una operazione incomprensibile giacché avrà un effetto quasi nullo sul debito pubblico totale (quindi non avrebbe molto senso), quello su cui ci si dovrebbe soffermare è che si ragiona mettendo sullo stesso piano, questioni che hanno ordini di grandezza differenti (12 miliardi al cospetto di 2100…non è che siamo sullo stesso livello!!).
E’ come se dopo essermi comprato una lussuosa villa, facendo un mutuo di 5 milioni di euro, per dimostrare alla banca che sono un buon pagatore, decidessi di vendermi il televisore da 60 pollici che ho in salotto per pagare la rata mensile. La banca ne resterebbe impressionata? Mi riterrebbe per questo più affidabile? Credo proprio di no.
Il debito in Italia sale perché salgono gli interessi sullo stesso che sono 80 miliardi di euro l’anno; più di sei volte il ricavato dalle cessioni delle aziende statali ipotizzato dal Governo.
Il debito italiano ha una dinamica non sostenibile ed è una questione aritmetica, bisogna che qualcuno avverta il “tecnico” Saccomanni:
REDDITO REALE + INFLAZIONE > TASSO D’INDEBITAMENTO
Ovvero, inserendo le cifre:
-1.9 + 0.9 < 4 da cui -1 < 4 ; significa che la crescita del reddito nominale è negativa mentre il debito cresce del 4% l’anno. Quindi ogni anno il debito italiano sale del 5% ed anche se come Governo fa avanzi primari del 2% del PIL, il debito pubblico continua a salire comunque del 3% l’anno (e vai con l’emissione continua di BTP tanto agognata dai mercati finanziari!!).
E’ l’aritmetica! Allora capito ciò, perché il Governo decide di vendere i beni dello Stato e non invece di ridurre l’interesse sul debito o stimolare la crescita?
Paghiamo 80 miliardi di interessi sul debito che impongono una feroce repressione fiscale, accise di ogni genere, aumenti dell’IVA, riduzione delle detrazioni fiscali, balzelli di ogni sorta ed invece di pensare un modo per stabilizzarlo, ridurlo od eliminarlo, decidono di vendere pezzi dello Stato.
Lo ripeto: purtroppo per noi, questa classe politica non ha la “struttura mentale adeguata” per affrontare questi problemi; speriamo di liberarcene presto. Molto presto.
Enrico Letta ha annunciato dunque che : “Complessivamente questa operazione di cessione di quote societarie dovrebbe far entrare tra i 10 e i 12 miliardi di euro nelle casse dello Stato di cui la metà andrà a ridurre il debito nel 2014 e il resto a ricapitalizzazione della Cassa Depositi e Prestiti”.
Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha poi aggiunto alcuni dettagli, facendo sapere che sul mercato andranno una quota del 60% di Sace e Grandi Stazioni. Per Enav e Fincantieri si tratta del 40%, mentre “nel complesso delle privatizzazioni che riguarderanno le reti in mano alla Cdp saremo nell’ordine del 50%”.
Tra un po’ di tempo torneranno alla carica anche i sostenitori della vendita dell’oro della Banca d’Italia per pagare il debito pubblico (sempre ammesso che quest’oro ancora ci sia materialmente)!
Insomma si comincia la svendita dei beni di famiglia solo per tirare a campare; però, che coppia di statisti il duo Letta-Saccomanni!!
Il debito nel frattempo sale senza sosta e non saranno i 12 miliardi delle svendite statali (lo 0.5% del debito pubblico) ad arrestarne l’ascesa.
Come andranno poi spesi od impiegati i 12 miliardi di euro? Forse li impiegheranno per ridurre le imposte? Ridurranno il cuneo fiscale? Magari avvieranno qualche decina di cantieri per realizzare manufatti? Andranno agli ammortizzatori sociali? Ci compreranno attrezzature mediche o ristruttureranno le scuole?
No. Metà andrà a ridurre il debito (quindi alle banche italiane ed estere che detengono il debito pubblico) e l’altra metà alla Cassa Depositi e Prestiti con plafond da utilizzare per i prestiti alla PMI. Se la CDP farà come han fatto le banche dopo aver ricevuto 400 mld…allora gli imprenditori possono mettersi l’anima in pace. Amen.
Praticamente all’economia reale arriverà ZERO.
Ora al di là del fatto che è una operazione incomprensibile giacché avrà un effetto quasi nullo sul debito pubblico totale (quindi non avrebbe molto senso), quello su cui ci si dovrebbe soffermare è che si ragiona mettendo sullo stesso piano, questioni che hanno ordini di grandezza differenti (12 miliardi al cospetto di 2100…non è che siamo sullo stesso livello!!).
E’ come se dopo essermi comprato una lussuosa villa, facendo un mutuo di 5 milioni di euro, per dimostrare alla banca che sono un buon pagatore, decidessi di vendermi il televisore da 60 pollici che ho in salotto per pagare la rata mensile. La banca ne resterebbe impressionata? Mi riterrebbe per questo più affidabile? Credo proprio di no.
Il debito in Italia sale perché salgono gli interessi sullo stesso che sono 80 miliardi di euro l’anno; più di sei volte il ricavato dalle cessioni delle aziende statali ipotizzato dal Governo.
Il debito italiano ha una dinamica non sostenibile ed è una questione aritmetica, bisogna che qualcuno avverta il “tecnico” Saccomanni:
REDDITO REALE + INFLAZIONE > TASSO D’INDEBITAMENTO
Ovvero, inserendo le cifre:
-1.9 + 0.9 < 4 da cui -1 < 4 ; significa che la crescita del reddito nominale è negativa mentre il debito cresce del 4% l’anno. Quindi ogni anno il debito italiano sale del 5% ed anche se come Governo fa avanzi primari del 2% del PIL, il debito pubblico continua a salire comunque del 3% l’anno (e vai con l’emissione continua di BTP tanto agognata dai mercati finanziari!!).
E’ l’aritmetica! Allora capito ciò, perché il Governo decide di vendere i beni dello Stato e non invece di ridurre l’interesse sul debito o stimolare la crescita?
Paghiamo 80 miliardi di interessi sul debito che impongono una feroce repressione fiscale, accise di ogni genere, aumenti dell’IVA, riduzione delle detrazioni fiscali, balzelli di ogni sorta ed invece di pensare un modo per stabilizzarlo, ridurlo od eliminarlo, decidono di vendere pezzi dello Stato.
Lo ripeto: purtroppo per noi, questa classe politica non ha la “struttura mentale adeguata” per affrontare questi problemi; speriamo di liberarcene presto. Molto presto.
Fonte: ioamolitalia.it