di Gianni Lannes
Nanotecnologie di guerra. Da anni testimonianze mediche documentate ma inascoltate testimoniano che in Palestina, a Gaza, ma anche in Libano, le forze armate israeliane sperimentano sull’ignara popolazione armi moderne che lasciano intatto il corpo all’esterno, ma devitalizzano i tessuti.
Al perfezionamento di tali armamenti contribuisce anche l'Italia, grazie a un accordo di cooperazione militare, in gran parte sottoposto a segreto di Stato. Infatti, nella finanziaria è previsto uno stanziamento annuo di 3 milioni di euro per “progetti di ricerca congiunti italo-israeliani”. Un esempio recente? In una voce dell’ultimo bando mascherato del ministero degli esteri, è riportato: «1. Novel approaches to fight treatment-resistant pathogens; 2. Multifunctional advanced materials; 3. Water and food security (including related hazards)».
In particolare, «nuovi approcci per combattere negli agenti patogeni trattamento-resistenti». Israele non ha aderito alla Convenzione che vieta le armi biologiche, ed ha soltanto firmato ma non ratificato quella che mette al bando le armi chimiche. Così al segretissimo istituto per la ricerca biologica di Ness-Ziona vicino a Tel Aviv, si mettono a punto le armi biologiche vietate dalle normative internazionali, ma addirittura finanziate dall’Unione europea, o meglio dagli ignari cittadini del vecchio continente.
In Medio Oriente, l’unico luogo dove abbondano le armi chimiche e nucleari è proprio Israele che sta sterminando nella cronica disattenzione generale, il popolo Palestinese, inclusi i bambini.