Italia (autunno 2013): scie chimiche! |
di Gianni Lannes
Un bimbo su sei nei Paesi industrializzati ha qualche disturbo dello sviluppo neurologico, come problemi di apprendimento, deficit sensoriali, ritardi nello sviluppo, paralisi cerebrale e autismo. «Epidemia silenziosa»: è la definizione del professor Philippe Grandjean (insegna all’Istituto di salute pubblica dell’università di Odense in Danimarca e lavora a ricerche presso il Dipartimento di salute ambientale alla Harvard school of public health di Boston negli Usa), autore insieme al professor P.J. Larrigan (docente al Mount Sinai school of medicine di New York), di uno studio pubblicato dalla rivista medica The Lancet.
Questo fenomeno è dovuto in buona parte all’esposizione massiccia dei bambini ad agenti chimici tossici; esposizione che può avvenire attraverso l’inquinamento ambientale, l’alimentazione e a volte anche attraverso alcuni farmaci. «Si tratta di un’autentica emergenza» spiega Grandjean. «Una commissione di esperti del National research council americano ha stabilito che il 3 per cento dei disturbi dello sviluppo sono il diretto risultato dell’esposizione a certe sostanze, mentre un altro 25 per cento deriva dall’interazione tra fattori ambientali e suscettibilità genetica individuale; ma poiché questi dati sono basati su scarse informazioni sulla neurotossicità di tante sostanze chimiche, è assai probabile che siano sottostimati».
Gli agenti tossici presi in considerazione nello studio vanno dal piombo ai sali di mercurio, dall’arsenico ai Pcb, dai solventi ai pesticidi e altre sostanze sulle quali si stanno ancora conducendo studi o di cui non sono noti gli effetti. I bambini sono immersi attualmente in un bagno chimico fin da prima della loro nascita, già durante la vita intrauterina.