samedi 2 novembre 2013

Su La Testa!: IL POTERE IPNOTICO DEI NUOVI MEDIA

Su La Testa!: IL POTERE IPNOTICO DEI NUOVI MEDIA:  d





 di Gianni Lannes

L’anno in cui fu introdotto il telegrafo commerciale in America del nord, il 1844, fu anche l’anno in cui Kierkegaard pubblicò Il concetto dell’angoscia.



A partire dal telegrafo, abbiamo esteso il cervello e i nervi dell’uomo in tutto il globo. Di conseguenza, l’era elettronica comporta un malessere totale, come quello che potrebbe provare una persona che abbia il cervello fuori dalla scatola cranica. Siamo diventati particolarmente vulnerabili. È necessario comprendere il potere che hanno le tecnologie di isolare i sensi l’uno dall’altro, e così di ipnotizzare la società. La formula dell’ipnosi è “un senso alla volta”. I nostri sensi privati non sono sistemi chiusi ma vengono incessantemente tradotti l’uno nell’altro in quella esperienza sinestetica che chiamiamo coscienza. I nostri sensi estesi, strumenti o tecnologie, sono invece sistemi chiusi, incapaci di interazione. Ogni nuova tecnologia diminuisce l’interazione e la consapevolezza dei sensi proprio nell’area a cui quella tecnologia si rivolge: si verifica una sorta di identificazione tra osservatore e oggetto.



La nuova tecnologia elettronica, però, non è un sistema chiuso. In quanto estensione del sistema nervoso centrale, essa a che fare proprio con la consapevolezza, con l’interazione e con il dialogo. Nell’era elettronica, la stessa natura istantanea della coesistenza tra i nostri strumenti tecnologici ha dato luogo a una crisi del tutto inedita della storia umana. Ormai le nostre facoltà e i nostri sensi estesi costituiscono un unico campo di esperienza e ciò richiede che essi divengano collettivamente coscienti, come il sistema nervoso centrale stesso. La frammentazione e la specializzazione, tratti caratteristici del meccanismo, sono assenti. Tanto siamo inconsapevoli delle natura delle nuove forme elettroniche, altrettanto ne veniamo manipolati.




Gutenberg ci ha dato analisi ed esplosione. I modi di pensare generati dalla cultura tecnologica sono molto diversi da quelli favoriti dalla cultura della stampa. A partire dal Rinascimento, la maggior parte dei metodi e delle procedure hanno teso fortemente a enfatizzare l’organizzazione e l’applicazione visiva del sapere. I presupposti latenti nella segmentazione tipografica si manifestano nella frammentazione dei mestieri e nella specializzazione delle mansioni sociali. La scrittura favorisce la linearità, ossia una consapevolezza e un modo di operare secondo il principio “una cosa alla volta”. Da essa derivano la catena di montaggio e l’ordine di battaglia, la gerarchia manageriale e la divisione delle strutture accademiche. Frammentando il campo della percezione e dell’informazione in segmenti statici, abbiamo realizzato cose meravigliose.



I media elettronici operano però in modo molto diverso. La televisione, la radio e il giornale hanno  a che fare con la spazio acustico, vale a dire con quella sfera di relazioni simultanee creata dall’atto di ascoltare. Noi udiamo suoni provenienti da tutte le direzioni nello stesso momento; questo crea uno spazio unico, non visualizzabile. La simultaneità dello spazio acustico è l’esatto contrario della linearità, del prendere una cosa alla volta. Infatti, il mosaico di una pagina di giornale è “acustico” nella sua struttura fondamentale.
Questo, tuttavia, vuole dire soltanto che qualunque struttura, le cui componenti coesistano senza connessioni o legami diretti, lineari e creino un campo di relazioni simultanee, è acustica, anche se alcuni suoi aspetti possono essere visualizzati. 




Il potere tribalizzante dei nuovi media elettronici, il modo in cui essi ci riportano alla dimensione unificata delle antiche culturale orali, alla coesione tribale e a schemi di pensiero preindividualisti, non è stato realmente compreso. Il tribalismo è il senso di un profondo legame di famiglia, è la società chiusa come norma della comunità. La scrittura, in quanto tecnologia visiva, ha dissolto la magia tribale ponendo l’accento sulla frammentazione e sulla specializzazione, e ha creato l’individuo. D’altra parte, i media elettronici sono forme di gruppo. I media elettronici dell’uomo di una società alfabetizzata riducono il mondo a una tribù o a un villaggio in cui tutto capita a tutti nello stesso momento: ognuno conosce e dunque partecipa a ogni cosa che accade nel momento in cui essa accade.  



Siamo diventati come l’uomo paleolitico più primitivo, di nuovo vagabondi globali, ma siamo raccoglitori di informazioni piuttosto che di cibo. Nel terzo millennio la fonte di cibo, di ricchezza e della vita stessa è l’informazione. Trasformare tale informazione in prodotti, a questo punto, è un problema che riguarda gli esperti di automazione e non più una questione che comporta la massima divisione del lavoro e delle capacità umane. L’automazione permette di fare a meno della forza lavoro. Questo significa semplicemente che il lavoro è finito, morto e sepolto.


Quando nuove tecnologie si impongono in società da tempo abituate a tecnologie più antiche, nascono ansie di ogni genere. E così l’idolatria della tecnologia comporta un intorpidimento psichico. Su questa base sono stati innestati i progetti di controllo dell'esistenza umana elaborati dalle élites massoniche, ormai compenetrate segretamente in tutte le istituzioni ed i gangli vitali delle nazioni - di cui hanno assunto il controllo totale - in via di smantellamento forzato. Dall'uomo al robot il passo è già stato compiuto in favore della macchina  che sta soppiantando l'essere umano.



La geoingeneria ambientale, la guerra segreta alla natura e all'umanità, non è altro che il capitolo finale di predominio della vita artificiale su quella naturale. E dunque il controllo assoluto sulla vita: la schiavitù universale stabilita dal nuovo ordine mondiale.

il criminale massone David Rockefeller