- di Gabriele Adinolfi -
Sono stato in Grecia per la prima volta nella vita.
Lo so: è imperdonabile avere atteso così tanto per collegarmi con quel passato, con quella matrice e con quel patrice – oso inventare il termine – che esprime l'alba della nostra coscienza. Non di quella grammaticale ed espressiva, come l'intendono i più ma di quella sintattica e ontologica della mia stirpe che viene dall'alto, in ogni senso del termine, e che si articola in un unum sottilmente tale al di là delle manifestazioni: l'unum classico elleno/romano e quello preistorico, ancestrale e sempre attuale: elleno/romano/germanico.
Presenti
Sono andato in Grecia insieme ad Arrigo nell'anniversario dell'assassinio di Giorgos e Manolis per partecipare all'omaggio ai Caduti.
La città, ci avevano detto, avrebbe dovuto essere in stato d'assedio ma non è andata così: di nemici neppure l'ombra. Almeno quindicimila greci di tutte le età e quasi tutti di ceto popolare erano accorsi al rito. Tra questi diverse donne molto vecchie e qualche invalido.
Non meno di cinquemila bandiere greche e di trecento vessilli di Alba Dorata.
Accorsi lì, al richiamo sacro del sangue, solo Casapound e Lealtà Azione. Pare che ci sia stato anche un tedesco dell'Npd e nessun altro, da nessun luogo.
Il sangue, il sacro e lo spirito. Roba poco familiare per il gossip della reazione populista e dell'esibizionismo tribale che si entusiasma di più per le teorie monetarie o le ipotesi geopolitiche che per l'autenticità.
Da brividi
In Grecia invece sono autentici, almeno per ora.
L'omaggio è stato da brividi. Per due ore consecutive hanno rullato i tamburi. Alle 19, l'orario del duplice omicidio, è stato acceso un braciere olimpico e tutti abbiamo acceso candele o torce.
Hanno pronunciato poche parole alcuni, tra questi il padre di un Caduto e il camerata sopravvissuto, ferito ai polmoni. Accanto ai loro nomi si è invocato “Paròn”, ovvero Presente! E poi Athanatoi!, Immortali.
Quindi il corteo si è avviato verso il cimitero; lì ci hanno aperto e abbiamo lasciato le nostre candele accese accanto alla tomba.
L'ultimo saluto “Athanatoi” lanciato dall'ingresso del cimitero è rimbalzato di bocca in bocca per tutto il corteo di quindici o forse ormai ventimila persone e la sua eco marziale che si perdeva lontana ha aggiunto suggestione a suggestione.
Delfi e le Termopili
L'indomani abbiamo voluto raggiungere in macchina i posti più sacri. Delfi dove l'Omphalos piovuto dal cielo è attorniato dai templi e dominato armoniosamente da Apollo, quell'Apollo che come ammonisce l'oracolo “ritornerà e allora sarà per sempre”.
Per raggiungere quell'Apollo lucente che t 'insegna “conosci te stesso” e “diventa ciò che sei” abbiamo attraversato Eleusi, Tebe e fiancheggiato Cheronea, dove i nostri antenati ebbero la meglio sulla falange macedone. Tra Delfi e le Termopili, che sono sulla stessa linea d'aria, si staglia il Parnaso. Alle Termopili non può non stringerti il cuore e toglierti il fiato il monumento a Leonida e ai suoi con immortalata la risposta ai persiani che gli avevano promesso la vita e la libertà in cambio delle armi “venite a prenderle!
Sul luogo ove caddero poi gli ultimi c'è l'iscrizione antica: "O viandante, annuncia agli Spartani che noi qui morimmo in obbedienza alle sue leggi"
Qui, in quest'asse Delfi-Termopili, tutto è scritto, tutto è e non necessita altro.
Una Grecia divisa
Attraversare la Grecia significa anche apprezzarne la geografia, gli sbalzi climatici, le asperità di un terreno spesso ingrato, le ragioni per cui in gran parte non è popolata e così le cause che sono all'origine della sua crisi attuale che, detto per inciso, è meno evidente che in Italia o in Francia, forse per maggior dignità o per maggiore orgoglio.
Le campagne, spopolate, si sono prestate troppo facilmente ad abbandonare le colture per ottenere per esempio in cambio sovvenzioni per i pannelli solari. Non è stato fatto sistema nell'impresa. La forza mercantile navale non regge il confronto con le potenze emergenti. Per lungo tempo il sistema politico ha mantenuto la pace sociale con l'assistenzialismo improduttivo, poi le manovre speculative in Borsa, tutte americane, hanno fatto saltare il sistema. La Grecia si è avviata ad una polarizzazione sociale con la distruzione delle classi medie. Il ceto dominante si è allineato in quest'offensiva contenitrice di classe, le sinistre hanno fatto la scelta di rappresentare le classi povere nello sterile e opportunistico parassitismo parlamentare.
La sola forza che si è mossa facendo “organizzazione di classe” anzi “organizzazione di popolo” è Alba Dorata e si capisce perché fa paura a tutti: rappresenta, animale rarissimo ai nostri giorni, un'alternativa possibile, reale, concreta e per quello la perseguitano.
Il segno
Infine l'ultimo giorno ad Atene, ritorno all'Acropoli e poi salita sul Licabetto, il colle sacro di Atena.
Lì abbiamo incontrato una enorme tartaruga che si nutriva di bacche.
La tartaruga che Piè Veloce Achille non raggiungerà mai, la tartaruga della Testudo, della Tortuga e di Casapound. Un segno soprattutto se la incontri sul colle sacro dove nulla di questo genere può accadere per caso, una riprova che in Grecia è sempre Alba ed è sempre d'oro perché vi regna Apollo