Ajoutée le 5 nov. 2014
SONO LORENZO, HO 25 ANNI. #IOVOGLIO FARE IL MEDICO
Sono un neolaureato in medicina.
Non sono ancora un medico, in Italia infatti, per poter esercitare la professione, devi prima superare un Esame di Stato che ti permette di entrare nell’Ordine. Per poter studiare quello che mi piaceva ho dovuto affrontare un test d’ingresso, test che ogni anno impedisce a 5 studenti su 6 di proseguire il loro percorso di studi in un corso di laurea di loro interesse, bloccando di fatto le loro aspirazioni. Test che puntualmente, ogni anno, provoca scandali, strascichi legali, rivalità e invidie.
Per sei anni ho studiato e lavorato, ovviamente gratis, nel mio ospedale, visto che ero costretto, oltre alla normale attività didattica e pratica, a sottostare al primario, agli strutturati, agli specializzandi, per svolgere ruoli spesso ingrati e che nulla avevano a che fare con una reale crescita professionale nell’ambito universitario.
Mi sono laureato, con il massimo dei voti, e ho subito ripreso il lavoro in reparto, nonostante il concorso per proseguire il percorso formativo con la specializzazione sia oramai cambiato nelle sue modalità, perchè comunque, a meno che non te ne voglia andare, è comunque caldamente richiesta la tua presenza in reparto, vista la mole di lavoro da svolgere e la cronica situazione di carenza di personale, e perchè magari, nel caso in cui non dovessi entrare, un dottorato rappresenterebbe una boccata d’aria nella tua situazione attuale. E ho ripreso il lavoro, dovendo anche sostenere il tirocinio per l’esame di stato di abilitazione.
Ho trepidato mentre si svolgeva il primo concorso nazionale per l’accesso alle specializzazioni, sicuro che qualcosa sarebbe andato storto, perchè oramai, dopo i mesi passati davanti Montecitorio a chiedere ulteriori borse, dopo la lunghissima attesa per una bibliografia da studiare che mai è uscita, dopo anni di delusioni e rabbia repressa, non poteva andare tutto bene. E infatti così è stato.
Ma di sicuro questa ennesima beffa non fermerà la mia passione per la materia che ho scelto e per la quale ho fatto tanti sacrifici. Il mio compito resta sempre quello, lavorare al servizio della comunità per una salute come bene comune da difendere, per proteggere quell’immenso patrimonio che è il nostro sistema sanitario pubblico e universalistico. Non saranno arrivisti, baroni o politici incapaci a fermarci.
Sono un neolaureato in medicina.
Non sono ancora un medico, in Italia infatti, per poter esercitare la professione, devi prima superare un Esame di Stato che ti permette di entrare nell’Ordine. Per poter studiare quello che mi piaceva ho dovuto affrontare un test d’ingresso, test che ogni anno impedisce a 5 studenti su 6 di proseguire il loro percorso di studi in un corso di laurea di loro interesse, bloccando di fatto le loro aspirazioni. Test che puntualmente, ogni anno, provoca scandali, strascichi legali, rivalità e invidie.
Per sei anni ho studiato e lavorato, ovviamente gratis, nel mio ospedale, visto che ero costretto, oltre alla normale attività didattica e pratica, a sottostare al primario, agli strutturati, agli specializzandi, per svolgere ruoli spesso ingrati e che nulla avevano a che fare con una reale crescita professionale nell’ambito universitario.
Mi sono laureato, con il massimo dei voti, e ho subito ripreso il lavoro in reparto, nonostante il concorso per proseguire il percorso formativo con la specializzazione sia oramai cambiato nelle sue modalità, perchè comunque, a meno che non te ne voglia andare, è comunque caldamente richiesta la tua presenza in reparto, vista la mole di lavoro da svolgere e la cronica situazione di carenza di personale, e perchè magari, nel caso in cui non dovessi entrare, un dottorato rappresenterebbe una boccata d’aria nella tua situazione attuale. E ho ripreso il lavoro, dovendo anche sostenere il tirocinio per l’esame di stato di abilitazione.
Ho trepidato mentre si svolgeva il primo concorso nazionale per l’accesso alle specializzazioni, sicuro che qualcosa sarebbe andato storto, perchè oramai, dopo i mesi passati davanti Montecitorio a chiedere ulteriori borse, dopo la lunghissima attesa per una bibliografia da studiare che mai è uscita, dopo anni di delusioni e rabbia repressa, non poteva andare tutto bene. E infatti così è stato.
Ma di sicuro questa ennesima beffa non fermerà la mia passione per la materia che ho scelto e per la quale ho fatto tanti sacrifici. Il mio compito resta sempre quello, lavorare al servizio della comunità per una salute come bene comune da difendere, per proteggere quell’immenso patrimonio che è il nostro sistema sanitario pubblico e universalistico. Non saranno arrivisti, baroni o politici incapaci a fermarci.