(...) "Entra oggi in collezione un colorito scritto QUI di Don Ariel Levi di Gualdo, un sacerdote della neo-chiesa confusamente lacerato fra tradizione e modernismo, che parla sempre di donne e bullizza ossessivamente Don Minutella." (...)
(...) i suoi commenti pubblicati su un gruppo social cattomodernista (da dove poi si tirò tardivamente fuori) nel quale si sbeffeggia “Lama-donna” e la messa in latino.
Tuttavia, citiamo solo gli epiteti con cui ci gratifica: “giornalista ebete”, “squilibrato irrazionale” (al sottoscritto), “faccia da becchino depresso”, (rivolto al nostro Direttore Sallusti), “asino” a Don Minutella, mentre il nostro giornale – al quale, secondo lui, si dovrebbe preferire Il Manifesto - è definito "libera carta igienica" e dovrebbe fungere da “fondo per il cesto dell’umido”.
Quando abbiamo inviato un’email a Don Ariel, chiedendogli rispettosamente se con "ebete" si riferisse allo scrivente, dato che non ne aveva fatto esplicitamente nome e cognome, il sacerdote ha eluso con furbizia la domanda citando una storiella con protagonista un’autodichiarata “put**na”.
A posto così. Ora, dato che gli insulti del reverendo ci turbano quanto lo zampettare degli uccellini sul dorso dei rinoceronti, lasciamo stare le forme ed entriamo nel merito. (...)
....................................................................
Ndr: Chiedo scusa, ma mi ci vuole un antidoto.
Vergine Madre, Figlia del tuo Figlio,
umile ed alta più che creatura,
termine fisso d'eterno consiglio.
Tu sei colei che l´umana natura
nobilitasti, sì che il suo fattore,
non disdegnò di farsi tua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l´amore,
per lo cui foco nell'eterna pace,
così è germinato questo fiore.
Qui sei a noi meridiana face,
di caritate e giuso intra i mortali
sei di speranza fontana vivace.
Donna, sei tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disianza vuol volar senz´ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi dimanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietade,
in te magnificenza, in te s´aduna,
quantunque in creatura è di bontade