PAPA BERGOGLIO E IL NOBEL BUGIARDO
di Gennaro Carotenuto
Il premio Nobel per la Pace Pérez Esquivel ha difeso il nuovo Papa Francesco assolvendolo dalla colpa di aver collaborato con la dittatura. Ma un nuovo video lo smentisce: otto anni fa affermava l’opposto.
Si fa controversa la questione sulla relazione di Bergoglio con la dittatura attraverso un video della TV argentina. Ieri ha fatto rumore la difesa del nuovo Papa Francesco del Premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel: «non credo che Bergoglio sia stato complice della dittatura». Il prestigio del fondatore del Servizio Giustizia e Pace, vittima della dittatura, sembrava tagliare la testa al toro e chiudere le polemiche a favore del nuovo papa.
La televisione argentina 678 ha però trasmesso ieri un documento video risalente al 2005, che è possibile ascoltare dal minuto 7’00″, dove Adolfo Pérez Esquivel, appare sostenere esattamente l’opposto: «Molti vescovi avevano un doppio discorso. Quando io ero in prigione mia moglie parlava con i vescovi che promettevano aiuti e poi facevano esattamente il contrario. L’attitudine di Bergoglio si iscrive in tutta questa politica per la quale tutti quelli che lavorano socialmente con i poveri erano comunisti, sovversivi, terroristi».
Nello stesso servizio, dal minuto 4’00″ in avanti, merita un’occhiata, viene intervistato anche Horacio Verbitsky che esibisce tre documenti che si riferiscono al ruolo di Bergoglio nel sequestro dei due gesuiti Yoro e Jalics e che confermano le accuse al nuovo papa. I documenti mostrati nel video mostrano come Bergoglio avrebbe interceduto in favore di Jalics con i militari ma allo stesso tempo, dichiarandolo “sovversivo”, lo avrebbe denunciato in un’Argentina dove quell’attribuzione poteva costare la vita. Potremmo concludere che questo vuol dire essere gesuiti, ma i modi dei repressori erano meno raffinati.
COMMENTO: Pérez Esquivel sostiene cose conciliabili in entrambe le dichiarazioni. Non appare dimostrabile che Jorge Bergoglio fosse un collaboratore diretto della dittatura come invece erano altri vescovi e esponenti della chiesa argentina che arrivarono a macchiarsi direttamente le mani di sangue. Tuttavia Bergoglio faceva parte di una zona grigia, per la quale nella difficile situazione argentina di quegli anni, agì in contiguità con il regime, non partecipando apertamente ma neanche opponendosi, in qualche modo legittimandolo. Da conservatore Bergoglio temeva il cambiamento anche quando questo veniva dall’interno della Chiesa cattolica e considerava che la spada e la croce fossero la miglior maniera per salvare la cristianità. È la storia stessa del consenso ai regimi fascisti o parafascisti da parte di spezzoni importanti delle classi dirigenti e delle classi medie che li vedevano capaci di garantire la pace sociale ad un prezzo che consideravano accettabile.
Avrà aiutato qualcuno a sfuggire dalle mani dei torturatori Bergoglio? Sicuramente sì, come l’avrà fatto anche Pio Laghi, il nunzio apostolico che per ognuno che salvava porta la responsabilità della morte di cento. Non è quello il punto.
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