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Di don Minutella
IL SEDEVACANTISTA MONSIGNOR VIGANO'
Mi ha non poco edificato il gesto che il sempre più enigmatico monsignor Carlo Maria Viganò ha compiuto nei giorni scorsi, indirizzando una lettera di incoraggiamento al prete africano dell’Opus Dei, Jesusmary Missigbetò, che è stato espulso a causa delle critiche rivolte a Bergoglio.
L’edificazione nasce dal gesto compiuto. In un tempo in cui sembra che ognuno tiri acqua al proprio mulino, un vescovo che scriva una lettera di sostegno ad un prete ingiustamente condannato, è da sottolineare. Resta tuttavia la piena enigmaticità di Viganò che è senza dubbio un riferimento sicuro contro i tentativi di costruzione del Nuovo Ordine Mondiale e che denuncia con coraggio le trame dei poteri forti, eppure glissa clamorosamente, da battezzato e da vescovo, sulla questione decisiva, su cioè chi sia il vero Pontefice della Chiesa Cattolica, dal momento che ce ne sono due vestiti di bianco. È la “quaestio magna” su cui io sto giocando tutte le mie risorse, ed è probabilmente anche il motivo del boicottaggio, sempre più indizio di sospetti celati, nei miei confronti. Nulla di personale. Quando ho dalla mia parte la coscienza retta, la buona intenzione, il sostegno da parte della Santa Vergine e di migliaia di fedeli nel mondo che guardano a Benedetto XVI, il mancato sostegno di Viganò appare realmente un dettaglio. Eppure è segno di qualcosa che non quadra.
Nella lettera, bella e intensa, Viganò non chiama mai in causa papa Francesco, ma soltanto Bergoglio. Così lo chiama. Andate a verificare. E questa è ormai una consuetudine del vescovo che vive nascosto (anche su questo ci sarebbe da riflettere). In ogni caso, visto che Bergoglio non è più chiamato papa Francesco, ci sarebbe da attendersi che Viganò chiami in causa papa Benedetto, finalmente. E invece no! Anch’egli, Ratzinger, risulta inaffidabile, è modernista, hegeliano. E allora? La soluzione è evidente: Viganò è sedevacantista, ma in modo sottile, senza dirlo apertamente. Non riconosce Bergoglio, e su questo siamo dalla stessa parte, ma poi non riconosce neppure Benedetto XVI. Sembra talora che Viganò attenda una sorta di candidatura, anzi io ritengo che sia proprio un’autocandidatura a leader di tutti i cattolici, preti e laici, sparsi nel mondo, delusi da Bergoglio e però anche spinti a negare la legittimità di Benedetto XVI. Il problema è dunque che egli non vorrà porsi chiaramente come successore di Ratzinger, al contrario, pare che voglia ricondurre la Chiesa a prima del Concilio Vaticano II. Un autentico ritorno indietro destabilizzante.
Il sedevacantismo si diffonde sempre di più. Appare, sia nel caso di Bergoglio come del dopo-Benedetto, la soluzione più ovvia e semplice, e invece è la più pericolosa. Viganò non ha voluto rispondere ad una legittima domanda da noi ripetutamente posta: ECCELLENZA, IN COMUNIONE CON CHI LEI CELEBRA LA MESSA?
A noi, ridotti allo stato laicale, non è pervenuta alcuna lettera di sostegno, e magari è persino un bene, ma alla domanda posta, decidere di tacere, ha finito con l’aumentare i nostri ragionevoli dubbi che Viganò sia un sedevacantista pronto a giocare le proprie carte di autocandidatura.
Sarebbe stato opportuno che, anziché offendere ingiustificatamente papa Benedetto XVI, Viganò fosse corso ai suoi piedi, per implorare la benedizione apostolica.
Ed è incredibile notare che ormai quanti guardano a papa Benedetto XVI, debbano accontentarsi di un don Minutella che nel palmares delle condanne, ha l’imbarazzo della scelta, nel silenzio pressoché totale dei media.
In ogni caso, mentre esprimo anch’io solidarietà al prete africano, che tuttavia si ostina a riconoscere Bergoglio come papa, non mi sento di dover lamentare il totale silenzio nei miei confronti, a partire dallo stesso Viganò.
Se egli non riconosce Benedetto XVI come legittimo papa, non c’è alcun spazio di dialogo.
Don Minutella