Pubblicato il 03 dic 2014
http://bit.ly/1vl6aqc Il futuro è del Bitcoin: una moneta elettronica decentralizzata, che i cittadini possono scambiarsi direttamente, in maniera trasparente, sicura, e che nessun Governo potrà mai controllare né eliminare.
Ne parliamo con Marco Amadori, tecnologo e ricercatore. Tutti gli approfondimenti in un PDF distribuito su byoblu.com e liberamente scaricabile: http://bit.ly/1v4xXv3
Ricordati di abilitare i sottotitoli in italiano.
Ne parliamo con Marco Amadori, tecnologo e ricercatore. Tutti gli approfondimenti in un PDF distribuito su byoblu.com e liberamente scaricabile: http://bit.ly/1v4xXv3
Ricordati di abilitare i sottotitoli in italiano.
Scarica il Pdf che Marco Amadori ha realizzato per byoblu.com, leggilo e diffondilo: Il Bitcoin – La Rivolzione Della Moneta
Marco Amadori è un ricercatore della Fondazione Bruno Kessler, un centro di ricerca che tra le altre cose esplora le frontiere innovative della conoscenza. Oggi, insieme a lui, parleremo di Bitcoin. Leggete l’intervista o guardate il video, abilitando i sottotitoli.
Sono tante le rivoluzioni che hanno cambiato per sempre la nostra storia. Facciamo qualche esempio?
Beh, pensiamo ad esempio quando dai carri siamo passati alle automobili. In Inghilterra, nel secolo scorso, agli inizi di questo fenomeno, i proprietari delle prime auto dovevano avere a bordo un ingegnere, un pilota e un uomo con la bandierina che doveva precedere l’auto e segnalare, con la bandierina, a carri e pedoni che doveva passare. Si spostavano a passo d’uomo: erano dei pazzi che rischiavano la vita con macchinari puzzolenti, e tra l’altro senza delle strade adatte. Anche l’elettricità ha avuto lo stesso problema di riconoscimento iniziale: i media dell’epoca, i giornali, spesso raccontavano di case bruciate per colpa degli allacciamenti elettrici. Si trattava della stessa energia del fulmine, pericolosissima! Con le email fu la stessa cosa: pensare di aver bisogno di un computer da 2 milioni di lire, di una connessione ad internet con un modem quasi altrettanto costoso, di dover pagare un provider di connessione che – se lo trovo – mi chiede tariffe allucinanti… E tutto questo per cosa? Per mandare un messaggio ad uno che deve avere la mia stessa configurazione! Non aveva senso! Nessuno poteva pensare razionalmente che la posta elettronica poteva avere un futuro!
E poi, il 31 ottobre del 2008, veniva postato su una mailing list di crittografia un Pdf che avrebbe cambiato permanentemente il paradigma monetario e finanziario nel quale siamo immersi da più di un secolo…
Uno sconosciuto coperto da uno pseudonimo, ancora non si sa chi sia, tale Satoshi Nakamoto, apparentemente giapponese ma scrivendo in un perfetto inglese, ha divulgato una tecnologia fino ad allora inesistente: un sistema per realizzare una moneta elettronica in maniera decentralizzata. Nessuno ci era ancora riuscito. Essendo decentralizzata, non poteva essere controllata da nessuno. Tutti gli esperimenti precedenti, ma anche quelli attuali, soffrono del cosiddetto “Single Point of Failure”, cioè un punto debole. Tutte tranne quelle decentralizzate, che invece hanno un accesso completamentenon fiduciario. Vengono infatti chiamate “trustless” nel senso che non che sei costretto a fidarti di nulla se non di un algoritmo, della crittografia, della matematica e della fisica.
Su cosa si basava questa nuova moneta decentralizzata?
Innanzitutto sulla crittografia per firmare le transazioni, poi su un registro delle transazioni distribuito, mediato dalla tecnologia peer to peer di BitTorrent, ovvero le transazioni vengono memorizzate su un registro e tutti i partecipanti ne possiedono una stessa copia, come se fosse un unico file condiviso fra tutti. In terzo luogo, Nakamoto trasse ispirazione da un software che veniva usato per contrastare lo spam nelle email. Tale software richiedeva a chi volesse mandare una email di fare un piccolo lavoro crittografico con il suo computer. In questo modo, per chi inviava poche email, questo piccolo lavoro crittografico non cambiava nulla, mentre per ne inviava a milioni diventava eccessivo e rendeva l’operazione non più conveniente.
Che cos’è un “miner”?
E’ l’equivalente, per dirla in soldoni, del minatore che estrae l’oro. E’ colui che crea nuovi Bitcoin. Però, oltre ad essere un’operazione per creare nuova moneta, un miner ha anche e soprattutto lo scopo di rendere più sicura la rete. Più minatori ci sono e più la rete è sicura. Questo lavoro di messa in sicurezza, che richiede hardware potente e un certo consumo di elettricità, viene ricompensato dal sistema in nuovi Bitcoin. È questa l’idea geniale: la creazione di un incentivo a comportarsi onestamente per il beneficio della rete stessa.
Poi, il Bitcoin ha cominciato ad essere scambiato con le valute tradizionali.
Il primo scambio è quello famosa della “Bitcoin Pizza”. Nel 2010 un nordamericano, tale “Laszlo”, chiese alla comunità nascente Bitcoin che avrebbe dato 10mila Bitcoin a chi gli avesse fatto recapitare a casa due pizze. Un inglese raccolse la sfida e gliele fece arrivare alla porta. All’inglese costò più o meno l’equivalente di 20 o 30 euro, ma oggi quei 10mila Bitcoin valgono circa 3 milioni di euro.
Come si fa a cambiare i Bitcoin con dollari o euro?
Ci sono dei mercati online chiamati exchange. Ci sono delle aziende online che li comprano. Ci sono dei bancomat (anche in Italia). Ci sono anche social network come LocalBitcoins. Oppure, più semplicemente, si possono comprare beni e servizi.
Qualcuno utilizza il Bitcoin come bene di investimento al posto del mattone.
Non si può sapere come evolverà il fenomeno, però negli ultimi cinque anni, ogni anno il Bitcoin ha visto decuplicare il suo valore. E’ un investimento simile a quello dell’oro, però è molto più accelerato perché non ha ancora raggiunto il “plateau”. Questi fenomeni esponenziali si stabilizzano dopo aver fatto una grossa crescita verticale e il Bitcoin non ci è ancora arrivato.
Il Bitcoin è una valuta trasparente. Perchè?
Quando apri un portafoglio virtuale ti viene assegnato un codice alfanumerico: quello è il tuo conto. Pensa a un Iban. Puoi aprirne quanti ne vuoi, gratuitamente. Su quel conto tu compi delle transazioni che sono memorizzate per sempre nel registro condiviso (si chiamablock chain). Chiunque può sapere che una certa transazione è avvenuta tra un conto e un altro. Quello che non sa è a chi appartengono gli pseudonimi, perché l’associazione tra ogni indirizzo Bitcoin e la persona fisica cui appartiene è volontaria.
Quindi se un partito politico decidesse di accettare delle donazioni in Bitcoin, tutti saprebbero esattamente che uso ne fa.
Sì, per un partito politico che lo facesse adesso, sarebbe un’idea geniale. Significherebbe ad esempio superare in trasparenza i Cinque Stelle. Oppure, se lo facessero i Cinque Stelle stessi, diventerebbero insuperabili! I cittadini, la rete… tutti potrebbero vedere esattamente il flusso del denaro. Il Bitcoin si autotraccia. Sarebbero guai seri per i commercialisti!
Che altri vantaggi ha il Bitcoin?
Per il mercante è un sistema di pagamento senza provvigioni, sicuramente utile per i clienti interessati alla tecnologia, che notoriamente sono dei buoni spenditori. Per il consumatore c’è il vantaggio di fare pagamenti, sia online che fisici, senza essere costretto a lasciare dati personali. Quando facciamo un pagamento col Bancomat o con la carta di credito, i nostri dati personali finiscono nelle mani di una catena di intermediari. E sappiamo quello che accade: siti bucati, furti di milioni di password o di numeri di carte di credito. Questo accade in conseguenza dei famosi “punti di vulnerabilità” delle valute tradizionali. Il Bitcoin invece è un pagamento di tipo “push“: cioè è il consumatore che decide di fare un pagamento, mentre nei sistemi “pull” si ha un’autorizzazione preventiva al prelevamento ripetuto. E per il programmatore, il Bitcoin fornisce un’interfaccia di pagamenti di tipo “permissionless“: non devi cioè chiedere il permesso a nessuno per implementarla. E’ solo un protocollo da aggiungere come tanti altri. Per chi fa applicazioni finanziarie questa è proprio una innovazione al pari di Internet per chi faceva informazione o commercio, perché finalmente può implementare i suoi prodotti senza essere costretto a fare accordi con i fornitori di servizi finanziari. Sono i vantaggi di una tecnologia aperta. Poi ci sono i vantaggi per gli investitori: il Bitcoin è un prodotto ad alto rischio nel breve termine ma ad alto guadagno in quello lungo. E poi si tratta di una moneta programmabile che può essere usata anche da chi non può aprire nessun conto corrente. Il 50% del mondo non ha accesso a strumenti bancari. Inoltre c’è chi ha bisogno della pseudonimità del Bitcoin perché nel posto dove vive il Governo non è magari benevolo, per cui diventa importante poter fare transazioni tra privati in maniera anonima e senza rischiare ripercussioni. Chi infatti associa volontariamente il suo indirizzo Bitcoin al proprio nome e cognome, ad esempio pubblicandolo su un sito o su un documento ufficiale, diviene completamente trasparente. Ma se questa associazione non viene pubblicizzata, la rete diviene completamente pseudonima. In molti casi si tratta di un valore.
La tecnologia abilitante delle block chain può aprire già adesso scenari interessanti.
Si possono sostituire, grazie alla tecnologia sottesa al Bitcoin, alcune funzioni che attualmente sono svolte dai notai, a costi virtualmente nulli. Facciamo un esempio: insieme a una transazione Bitcoin io posso registro un commento, ove inserisco la firma digitale di un documento. Ottengo così per sempre una prova che , in una certa data, ero in possesso di un certo documento, che appunto è una delle funzioni del notaio.
La block chain è un registro che contiene tutta la storia delle transazioni e che viene replicato in una rete peer to peer. Nessuno lo può distruggere, a meno che di non spegnere completamente internet. Dunque posso usarla per gli scopi più disparati. Ad esempio per tracciare la paternità delle opere di ingegno, giusto?
Assolutamente! Tu metti un documento nella block chain e ce l’avrà tutto il mondo. Ma puoi anche costruire una prova non pubblica. Cioè, puoi dimostrare qualcosa in qualsiasi momento ma solo a chi vuoi tu. Oltre al DRM mi vengono in mente applicazioni interessanti anche nei sistemi di voto. Ovunque ti serva un’autorità, ecco che puoi farne a meno!
E poi, essendo una moneta programmabile, è possibile ipotizzare degli oggetti che in futuro gestiscano le transazioni in denaro in maniera autonoma e indipendente, e quindi magari vadano avanti ad autorifornirsi all’infinito. O addirittura scenari veramente curiosi. Ce ne vuoi parlare?
Immaginiamo un futuro dove le automobili che si spostano nel traffico senza guidatore siano una realtà. Cosa succede se un giorno dovessimo avere particolarmente fretta? Potremmo chiedere alle altre macchine, in automatico, di farci passare, ricompensandole con degli Speed Coin, delle monete che essendo programmabili si portano dietro una loro applicazione, un loro protocollo che, in quel caso, serve appunto a regolare il traffico. Attenzione: sarebbero le auto a ricevere il denaro, non i guidatori, perché magari non avranno neppure dei passeggeri. E le auto stesse potranno decidere di usare quel denaro per le riparazioni o per pagarsi il carburante o magari per fare beneficenza. Chi avrà poca fretta, magari, potrebbe addirittura avere un auto che non gli costa nulla. Il Bitcoin è una moneta programmabile, per cui tutto quello che possiamo immaginare con la fantasia, lo si potrà fare in maniera trustless con la moneta.Una grossa opportunità per tutti gli innovatori, italiani e non.
Adesso lanciamo una provocazione. Facciamo un po’ di fantaeconomia. Possiamo uscire dall’euro (o restarci) ed entrare nel Bitcoin?
Beh, innanzitutto per passare al Bitcoin non servirebbe un referendum. Essendo una moneta volontaria, chi vuole lo può far già ora, con alcuni vantaggi. Ad esempio per chi lavora nel turismo, un settore molto buono per i negozianti che vogliono passare al Bitcoin, come per chiunque voglia darsi un’immagine tecnologicamente smaliziata. Accade già in America: per svecchiarsi, molti politici ricevono donazioni in Bitcoin. Ma spingiamoci oltre. Prendiamo gli 80 euro di Renzi. Si tratta circa di 10 miliardi di euro complessivi. Facciamo finta che, colto da un raptus di pazzia o di genialità, il Governo decidesse di investirli tutti in Bitcoin. Recupererebbe immediatamente un valore immenso, perché il Bitcoin salirebbe alle stelle. Chiunque avesse aperto un wallet Bitcoin, potrebbe quindi ricevere l’equivalente del bonus di 80 euro, e in più si realizzarebbe un grande guadagno. Poi, alle aziende che vogliono aprire Italia, si potrebbe dire che possono pagare le tasse in Bitcoin. Chiaramente è fantaeconomia, però se ci pensate bene… potrebbe essere “la svolta”. Assisteremmo al rientro dei cervelli, cioè gli ingegneri, i fisici… Chiunque sapesse programmare e sapesse parlare in italiano diventerebbe richiestissimo. Fiorirebbe la creatività, di tutti i tipi. Anche quella – certo, magari – di qualche connazionale che si cimenterebbe in qualche genere di truffa innovativa. Però sì, faremmo una “bella botta”.
Abbiamo giocato, ma il Bitcoin potrebbe rappresentare il futuro…
No, lo rappresenterà sicuramente! Non c’è nessun dubbio che il contante e le monete di tipo traduzionale avranno via via sempre meno futuro. Anzi, questo futuro è già un presente: chiunque abbia un’attività commerciale e volesse accettare pagamenti in Bitcoin può già farlo, adesso, a costo zero. Un negoziante va su Bitpay, si registra, comunica il suo IBAN e inizia ad accettare pagamenti in Bitcoin. Può continuare a rilasciare lo scontrino in euro ma accettare, come forma di pagamento, l’equivalente in Bitcoin. A fine giornata gli vengono accreditati tanti “euro” esattamente quanti sono quelli che ha guadagnato.
Abbiamo cercato di semplificare al massimo, ma queste e altre informazioni sono contenute in un Pdf che tu, Marco, hai elaborato per Byoblu.com e che si chiama: “Bitcoin: la rivoluzione della decentralizzazione“. Chiunque può scaricarlo liberamente ed è incentivato a diffonderlo.
Ti ringrazio di avermi dato la possibilità e anche l’idea di produrre del materiale divulgativo. E’ una cosa sempre difficile da realizzare efficacemente, ma accetto delle critiche costruttive. L’importante è che il Bitcoin si conosca. E poi, da un punto di vista campanilistico, secondo me l’Italia potrebbe giocare un grande ruolo nell’economia futura basata sul Bitcoin, sia a livello prettamente monetario che in un senso più tecnologico più ampio. Glielo auguro!
Aspetta, dove vai? Adesso, dopo tutto questo inno al Bitcoin, come minimo vai nella sezione “sostienimi” di questo blog e lasci una mancetta in Bitcoin sul mio Wallet pubblico, che tra cinque anni varrà 1 milione di euro!
Ah Ah Ah! Lo farò sicuramente, va bene, ti ringrazio.