La semplice ma faticosa vita del cappellano e del parroco rendevano la presenza di Cristo e la vita della Chiesa molto più tangibili della pletora di documenti dalla lingua di legno, quando non di ferro, come una spada(..)
Il riferimento all’esperienza di Bogenhausen lo ha segnato anche per un altro motivo, appena accennato nell’intervista, ma più ampiamente messo in luce nella biografia di Peter Seewald. Il suo predecessore nella parrocchia del Preziosissimo Sangue era stato don Alfred Delp, impiccato dalla Gestapo nel 1945 nel carcere di Plötzensee. Delp aveva lasciato un diario e alcune frasi, come questa che aveva inciso sulla parete della sua cella, mentre aveva le mani legate: «L’ora della nascita della libertà umana è l’ora dell’incontro con Dio. Il ginocchio piegato e le mani vuote tese sono i gesti originari dell’uomo libero. Dobbiamo avere fiducia nella vita, perché non la viviamo da soli, ma Dio la vive con noi».
Espressioni che si sono incise indelebilmente nell’animo del giovane Ratzinger e che svelano la pregnanza antropologica della sua insistenza da Vescovo, Cardinale e Pontefice sul primato di Dio nella vita del mondo e della Chiesa. Perché solo Dio – scriveva don Delp – è l’ultimo baluardo di difesa contro quella «pressione dispotica della massa […] che prostituisce anche l’ultimo spazio più intimo, divora la coscienza, violenta il giudizio e infine acceca e soffoca lo spirito». Guai allora a quell’epoca «nella quale le voci di coloro che gridano nel deserto ammutoliscono, sovrastate dal rumore diurno per le strade, o proibite, o andate a fondo nell’ebrezza del progresso, oppure frenate o rese più deboli dalla paura e dalla codardia».(..)
Benedetto XVI non ha semplicemente tirato una “bordata” alla Chiesa in Germania; egli sta cercando, per l’ennesima volta, di indicare l’unica via d’uscita da quello che si sta sempre più rapidamente delineando come il più micidiale totalitarismo della storia. Solo Dio, solo il Crocifisso è l’unico vero argine contro il male montante.