samedi 18 mars 2023

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Di don Minutella

STANZE E CORRIDOI


Esistono le stanze del potere, quelle con le poltrone e i programmi da attuare, ma esistono anche i corridoi del potere, dove si discute sottovoce e sovente maturano decisioni di un certo peso.
La Chiesa è oggi un insieme di stanze e di corridoi, e questi ultimi sono più interessanti da esaminare, perché vi maturano sia le strategie dei bergogliani, più numerosi e motivati (e che ormai pensano al post-Bergoglio), sia dei conservator-tradizionalisti, che pianificano una contromossa conclavista per stoppare il radicalismo riformista avviato da chi è venuto “dalla fine del mondo”.
I corridoi sono più utili delle stanze. La pianificazione non è ufficiale e pubblica, ma clandestina e nascosta. La prima, infatti, è spesso soltanto patina mediatica, quella che conta è la seconda, un po’ alla maniera della “Mafia di San Gallo”, che pare tutti abbiano dimenticato, pur essendo all’origine del falso Conclave del 2013.
E i corridoi informali sono oggi affollatissimi. Vi si contratta da un po’ il futuro della Chiesa dopo Bergoglio che, però, ritengo avrà ancora qualcosa per cui stupire chiunque. Il fatto che gli ufficiali della Santa Sede definiscano Bergoglio “il cretino gloriosamente regnante” dà il senso di un’atmosfera cupa, ma soprattutto di un sottobosco fatto di malcontento, fastidio, bisogno di una svolta a destra e a sinistra. Intanto l’argentino asfalta la liturgia antica, e apre ai preti sposati, preparando anche, in questi mesi dopo la morte di Benedetto XVI, nuove mosse. Dico come la penso. La morte di Benedetto XVI ha rimotivato Bergoglio che, sebbene sempre claudicante e scomposto, sembra tuttavia aver ritrovato slancio ed entusiasmo per distruggere la Chiesa.
Questo spiega il motivo per cui anche il mainstream tradizionalista si inchina davanti a Bergoglio, pur di tenere in piedi un certo equilibrismo volto alla salvaguardia dei propri interessi. L’argentino, come si diceva, ha definitivamente ostracizzato la messa antica, eppure i lefebvriani e non solo, possono continuare a dirla senza alcun ostacolo. I preti col saturno e i presuli con la cappamagna riconoscono Bergoglio come papa, lo citano nel canone della messa, eppure non smettono di contare le ore del suo ultimo declino. Non c’è aria di vangelo in tutto questo, certamente. E gli analisti laici e non confessionali, come Fusaro, se ne accorgono e lo dicono. L’esempio più goffo è quello di monsignor Schneider, che pubblicizza il proprio libro in difesa della liturgia tradizionale, e però glissa sui palesi errori dottrinali e sulle eresie di Bergoglio, ostinandosi a riconoscerlo come papa. Gli si è chiesta ragione dell’assistenza dello Spirito Santo, garantita alla persona del Romano Pontefice (secondo i documenti), ma né lui né gli altri presuli antibergogliani replicano. Se poi gli citi Pachamama, persino si arrabbia e ti congeda malamente. Forse perché non ha cosa replicare.
Monsignor Viganò fa analisi sempre molto lucide e profonde, peccato che non voglia dire se per lui Bergoglio è papa. Il cardinale Müller scrive un libro di accuse a Bergoglio, ma finisce col chiamarlo papa. De Mattei, Valli, Cascioli, Bux, Zenone, hanno alzato il tenore del j’accuse a Bergoglio, ma non si deve mettere in discussione il fatto che sia papa, così facendo di Benedetto XVI un ricordo lontano e non proprio trasparente.
Nei corridoi, il paio di cardinali non bergogliani e le voci più note del conservatorismo cattolico, mentre denunciano la deriva relativista del cattolicesimo romano, architettano una sofferta fedeltà al “papa Francesco”, per sperare in una cordata, come si diceva, antiriformista al prossimo Conclave.
L’inefficacia è il risultato finale. Perché la Chiesa è di Cristo, non degli uomini, e perché, nonostante tutte le architetture di potere, Dio non smette mai di stupire con nuove sorprese. Soprattutto perché la coscienza fa da pendant alla verità. E oggi, nei corridoi bui e nascosti, non c’è alcuna traccia di esse.
Quando la porta sarà aperta, e dai corridoi si entrerà nella Cappella Sistina per il successore di Bergoglio, il trauma sarà ancora maggiore. Perché la Chiesa Cattolica, quella vera, è ormai altrove, è dove permane un gregge di fedeli che non si piega alla menzogna, che rifiuta i compromessi, che non accetta il tacito della coscienza di fronte allo smantellamento della fede cattolica. I danni sono ormai irreversibili. Al prossimo Conclave ci sarà una battaglia e forse una zuffa come ai tempi dei cardinali medioevali. Solo che lì il papa era comunque valido, qui si è innescato un processo invalidante che solo una sanatio coraggiosa potrà stoppare.
E forse Dio ha voluto così, in vista del Petrus Romanus e del Piccolo Resto, quello che sta salvando realmente la Chiesa. Nel mondo e dinanzi alla storia, non nei corridoi del potere…

Don Minutella