samedi 10 août 2013

Su La Testa!: ELETTROSMOG: INQUINAMENTO INVISIBILE

ARTICOLO PUBBLICATO IN:
Su La Testa!: ELETTROSMOG: INQUINAMENTO INVISIBILE:








di Gianni Lannes


Altro che estate. I bagni di onde radio sono realtà quotidiana per 365 giorni all’anno. Non sono state ancora architettate soluzioni efficaci per sconfiggere lo smog classico, fatto di fumi industriali, scie chimiche militari, nano particelle e gas irritanti nell’aria, che da decenni silenziosamente ne avanza un altro. Forse più insidioso del primo.
Viviamo, anzi sopravviviamo senza rendercene pienamente conto in un burrascoso oceano di onde elettromagnetiche.

Emittenti radiotelevisive, radar militari e civili, linee ad lata tensione, antenne per la telefonia mobile, telefonini, sono sorgenti d’una infinità di radiazioni non ionizzanti di tutte le frequenze ed intensità che saturano l’ambiente.

Attenzione. Esistono gruppi di pressione che, da una parte, finanziano con larghezza di mezzi scienziati compiacenti e bendisposti a dimostrare tesi precostituite. Dall’altra, ostacolano il lavoro dei ricercatori non sponsorizzati dalle multinazionali  e ne screditano le conclusioni. La posta in gioco è elevatissima. Le società cosiddette moderne sono fondate sullo sfruttamento dell’elettricità. Uno degli indici più usati per valutare lo stato di benessere dell’economia di un Paese è il consumo di energia elettrica. Ebbene, ammetterne i pericoli vuol dire obbligare le imprese a riprogettare apparecchiature e impianti con costi molti alti. Ma c’è pure il timore che le misure restrittive possano ostacolare lo sviluppo tecnologico. 

In ogni caso le evidenze si accumulano. La mole di lavori scientifici che accusa i campi elettromagnetici è ingente. E da essa vengono fuori prove certe di effetti nocivi per la salute. Le ricerche per determinare quanto siano dannose alla salute le onde elettromagnetiche sono giunte a risultati davvero preoccupanti. L’insorgenza di tumori e leucemie è favorita da massicce esposizioni all’inquinamento elettromagnetico.
Vagliando la letteratura scientifica si apprende che vivere vicino alle linee ad alta tensione comporta un aumento del rischio di tumori del sangue (leucemie) e del sistema nervoso.
Potentissimi radar militari che emanano microonde e una foresta di antenne che irradia onde elettromagnetiche. Non è tutto. 1.200 chilometri fuori norma di elettrodotti costruiti illegalmente dall’Enel - attualmente di proprietà Terna, in attea di essere bonificati.

Ciò che rende l’inquinamento elettromagnetico ancor più preoccupante è la sua intangibilità, la sua apparente invisibilità.

Intorno al 1950 si rilevavano al suolo dei paesi occidentali appena 10 pW/cm nello spettro di frequenza da 100 khz  a 300 Ghz. Già negli anni ’70 l’intensità del campo elettromagnetico di origine tecnogenica nella banda di frequenza delle radioonde e delle microonde era, spesso in molti luoghi, milioni di volte superiore a quella del fondo naturale. Attualmente si misurano valori un miliardo di volte più alti.

Nella società delle telecomunicazioni e dell’elettronica abiotica multimediale quello elettromagnetico è l’inquinamento più subdolo, più trascurato e in più rapida espansione. E’ un inquinamento i cui effetti biofisici profondi sono mascherati dall’ottica macroscopica riduzionista di esperienze medico-diagnostiche e fisioterapiche. In tal modo vengono trascurati i processi microbioelettrici ed elettromagnetici interattivi coerenti subcellulari e intercellulari, sottesi alla trasmissione dell’informazione citologica e all’organizzazione primaria della vita in ogni sua espressione, sotto il duplice aspetto fisico e mentale.

Radiofrequenze e microonde, in primo luogo, hanno un effetto termico, ossia innalzano la temperatura corporea. Le parti più vulnerabili sono quelle percorse da pochi vasi sanguigni, e per questo incapaci di disperdere il calore in eccesso, perché il flusso di sangue lì non ha modo di agire come regolatore termico. Gli organi più esposti alla minaccia del calore sono il cervello, il cristallino dell’occhio de le ghiandole sessuali  (testicoli e ovaie). Ma il pericolo più temuto è quello sulla centrale di comando delle cellule: l’effetto cancerogeno.

Nel campo delle alte frequenze, nel 1990 Genevieve Matanoski, dell’università John Hopkins, ha potuto documentare come tra gli addetti alle riparazioni delle linee telefoniche dello Stato di New York ci fosse una maggiore incidenza di leucemie e linfomi rispetto alla popolazione normale.

La corrente elettrica trasportata dalle linee ad alta tensione libera forze dannose per la salute. Oltre un decennio fa Anders Ahlbom dell’istituto Karolinska di Stoccolma ha presentato i risultati di una delle più vaste ricerche epidemiologiche mai realizzate al mondo, condotta in Svezia su oltre 400 mila persone. Fra la gente che abita entro 300 metri da elettrodotti con tensione tra 220 e 400 Kilovolt c’è un aumento di tumori del sangue (leucemie) e del sistema nervoso (cervello e midollo spinale). Nei bambini, il rischio di sviluppare leucemie è 4 volte maggiore, rispetto ai non esposti.
Lo studio di Ahlbom ha peraltro dimostrato che le persone ammalate erano esposte a campi elettrici e magnetici pari a 0.1-0.2 microtesla (effetto cronico).  

La prima ricerca grazie alla quale è stato posto l’accento su questo problema di salute pubblica risale al 1979. E si deve a Nancy Wertheimer e Ed Leeper. I due ricercatori hanno concentrato gli sforzi sull’esame della mortalità per tumori negli esseri umani sotto i 19 anni d’età che abitavano in prossimità di una linea dell’alta tensione, nell’area di Denver, in Colorado. Fra costoro, Wertheimer e Leeper hanno trovato, nel periodo tra il 1950 e il 1973, una percentuale di tumori più elevata, rispetto alla gente non esposta presa come controllo. Più leucemia, linfomi e tumori del sistema nervoso. 





Da allora, almeno una cinquantina di altri significativi studi hanno confermato l’effetto cancerogeno dei campi elettromagnetici generati dalle linee di trasporto dell’elettricità, tra i bambini e le persone adulte esposte nell’ambiente di vita o nei luoghi di lavoro. Inoltre, sopravvivere nelle vicinanze di elettrodotti vuol dire essere bersagliati, con una frequenza superiore alla norma, da ulcere, insonnia, disturbi dell’umore, aritmie e palpitazioni cardiache.

Le potenti stazioni radar militari e civili sono un grave fattore di inquinamento da radiofrequenze. Eppure, in Italia la legge quadro numero 36, promulgata nel 2001, fa una deroga proprio sui radar che hanno così licenza statale di inquinare e uccidere.

Infatti, già nel 1978, il dottor Franco Sarto, allora ricercatore dell’Istituto di Medicina del lavoro dell’università di Padova, su 41 sottufficiali preposti all’uso dei potenti radar contraerei Hawk della Nato, nelle basi tra Mestre e Rovigo, ha documentato rotture dei cromosomi (sono l’anticamera del tumore) con una frequenza superiore alla norma. Dieci dopo, nel medesimo gruppo di radaristi ci sono state sei morti per leucemia e mieloma. Ma le autorità militari hanno impedito al dottor sarto l’accesso alle basi per portare a termine al sua ricerca.

Colpisce particolarmente il silenzio a questo tema vitale e l’assenza di una normativa europea di impronta biologica, che preservi la salute dell’essere vivente e protegga l’ambiente, imponendo limiti di esposizione cautelativi e distanze di rispetto da queste fonti di inquinamento.

La scienza non asservita, le sentenze della Corte Costituzionale fanno riferimento all’opportunità di non essere esposti a campi superiori a 0,5 microtesla (il tesla è l’unità di misura dei campi magnetici), soprattutto per i bambini. Il governo Berlusconi a suo tempo ha scritto 10 e la storia è finita male.



http://www.broadinstitute.org/~ilya/alexander_shlyakhter/powerlines.pdf 

http://www.iss.it/binary/elet/cont/Rapporto.1208343274.pdf 

http://www.sst.dk/upload/forebyggelse/cff/miljoemedicin/mobiltelefoner_svulster/653.pdf 

http://ki.se/ki/jsp/polopoly.jsp?d=5665&l=en